giovedì 18 settembre 2025

LO SGUARDO DI GESU'

 




Lo sguardo diverso di Gesù: oltre la logica della competizione

Paolo Cugini

 

 Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco (Lc 7,48).

 

Viviamo in un mondo dove ogni relazione sembra essere filtrata dalla lente del confronto e della competizione. Sin da piccoli impariamo a leggere la realtà attraverso il nostro istinto di sopravvivenza, che ci spinge a stabilire gerarchie, a dividere tra chi è migliore e chi è peggiore, a perseguire la meritocrazia come unico metro di giudizio. Guardiamo gli altri a partire da ciò che ci manca, e spesso ci troviamo a disprezzare chi vive meglio di noi, proprio perché la loro serenità o il loro successo diventano uno specchio delle nostre insoddisfazioni. In questa dinamica, anche la religione rischia di essere ridotta a un altro strumento di competizione: la fede come trofeo, la pratica spirituale come medaglia, la ricerca dell’approvazione come fine ultimo.

Eppure, in questo scenario, la figura di Gesù si staglia in modo radicalmente differente. Gesù guarda la realtà in un modo che disorienta e, al tempo stesso, affascina: il suo sguardo sovverte le logiche umane, perché non nasce dal bisogno di affermarsi sugli altri, ma dall’amore incondizionato e dalla misericordia. Lui non entra nella scena della vita guidato dal desiderio di rivalità, non si pone come antagonista. Gesù non valuta le persone secondo criteri meritocratici, ma secondo una giustizia che si fonde con la compassione. Non gli interessa ciò che limita o rende manchevole una persona, ma ciò che può elevarla, ciò che può essere redento e portato a compimento.

Gesù non si ferma agli aspetti esteriori, alle etichette, alle performance; il suo sguardo va dritto al cuore, dove si nasconde la vera storia di ogni essere umano. È questo sguardo che salva, che libera dalla meschinità degli sguardi egoistici, incapaci di accogliere davvero l’altro senza metterlo alla prova. Lo sguardo di Gesù è uno sguardo d’amore che non ferisce, ma guarisce; non giudica, ma comprende; non esclude, ma include. Per questo i poveri, gli afflitti, gli emarginati, gli esclusi sentivano in lui qualcosa di unico e sconvolgente: uno sguardo che non li metteva in competizione con il resto del mondo, ma che li faceva sentire accolti, ascoltati, rispettati.

In Gesù, ciascuno poteva trovare un cuore di padre e madre insieme, una presenza solida e affidabile in cui riposare. La sua accoglienza non era condizionata dal merito, dalla virtù o dal successo, ma dalla semplice realtà dell’essere umano, nella sua dignità intangibile. Ecco perché lui non dà importanza al peccato in quanto errore da condannare, ma al peccatore come persona da sollevare. Tutta la differenza sta qui: non è ciò che facciamo a definirci davanti a Dio, ma il modo in cui siamo guardati e accolti da lui.

Questo sguardo di Gesù è ancora oggi sfida e promessa per ciascuno di noi. Ci invita a uscire dalla logica del giudizio e della rivalità, a scoprire nella misericordia il vero centro della vita cristiana. Solo accogliendo questo sguardo potremo davvero sentirci bene, accolti, compresi, e capaci di accogliere e comprendere a nostra volta.

 

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