“Uno
scriba si avvicinò e gli disse: «Maestro, ti seguirò dovunque tu vada». Gli
rispose Gesù: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi,
ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». E un altro dei suoi
discepoli gli disse: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio
padre». Ma Gesù gli rispose: «Seguimi, e lascia che i morti seppelliscano i
loro morti»” (Mt 8,21-22).
Radicalità
evangelica. Il primo versetto riguarda il rapporto con le cose, che indica la
libertà che non attacca il cuore a nulla. Se la priorità è il Regno, allora,
non si può appesantire il cammino con l’attaccamento alle cose, qualsiasi esse
siano. È la povertà evangelica, che prima di essere una scelta è una
conseguenza dell’amore di Dio che travolge il discepolo, la discepola.
Il
secondo paragrafo riguarda gli affetti umani. Colui che si sente chiamato dal
Signore per una vita totalmente donata al Vangelo diventa libero anche dagli
affetti umani: non si lega a nessuno. Il discepolo è libero per amare tutti e
tutte. È vero che dal punto di vista umano sembra un’indicazione assurda,
disumana; la realtà del discepolato, però, manifesta questa libertà di affetti
come imprescindibile. È il tema della scelta della castità che, prima di essere
una scelta, è una conseguenza del cammino intrapreso. In ogni modo, anche il
secondo versetti non riguarda in modo specifico i consacrati, ma tutti i
battezzati, in quanto chiamati a realizzare relazioni interpersonali libere,
non basate sul possesso. L’amore che viene da Dio e che si è manifestato in
Gesù Cristo è gratuità disinteresse, perché cerca continuamente il bene dell’altro
e, di conseguenza, non crea dipendenza, o possesso, ma fa spazio all’altro
affinché possa vivere in libertà.
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