lunedì 4 aprile 2022

MEDITAZIONI SULLA PASQUA





RITIRO SPIRITUALE 4 PARROCCHIE

GALEAZZA DOMENICA 3 APRILE

SECONDA MEDITAZIONE

 

1. Pasqua vuole dire una speranza robusta e ricca di gioia

Pasqua vuole dire “una speranza robusta e ricca di gioia”; lo diceva san Pietro scrivendo una Lettera ai cristiani dell’Asia Minore: erano in una situazione di difficoltà di persecuzione e correvano il rischio di perdere la fiducia e la speranza (cfr. 1 Pt 1, 1). Pietro scrive:

che con « la risurrezione di Gesù Cristo dai morti (…) Dio ci ha fatto rinascere (…) per una speranza viva, [4]per una eredità che non si corrompe, non si macchia e non marcisce (…)» (1 Pt 1, 3.4).

Ma che cosa significa questa promessa? Più o meno questo. Quando un bambino nasce in Italia, ci dicono, nasce con una speranza media di 74 anni se è maschio e di 80/81 anni se è femmina; aggiungiamo la speranza di qualità di vita che dipende naturalmente dal sistema politico democratico, dipende dalla struttura scolastica, dal sistema previdenziale… tutti questi elementi insieme costituiscono la speranza di vita di ogni bambino che nasce. Naturalmente però si tratta di una speranza che ha i suoi limiti. Innanzitutto perché inevitabilmente la vita dell’uomo va verso la morte. Secondo, perché anche in quegli anni che abbiamo da passare sulla Terra ci portiamo dentro tutta una serie di limitazioni: la nostra intelligenza è limitata, è limitata la nostra psicologia (il nostro equilibrio psicologico), limitate sono le capacità di entrare in relazione con gli altri… e così via; il “limite”, e quindi la sofferenza e la insoddisfazione accompagnano inevitabilmente la nostra vita.

2. La risurrezione di Gesù significa avere una speranza di vita nuova, di una speranza che si può definire eterna.

Ebbene, se ha ragione San Pietro, la risurrezione di Gesù significa avere una speranza di vita nuova, di una speranza che si può definire eterna. “Eterna”, vuole dire: certamente una vita che non termina, che non ha la morte come spauracchio finale che avvilisce e rende triste un pochino tutto il cammino. Ma c’è qualche cosa che va oltre la morte nella nostra speranza, ma non vuole dire solo questo: vuole dire anche che ci viene donata una qualità di vita diversa che è la qualità della vita stessa di Dio, vita divina vissuta da uomini. E se uno mi chiede: che cosa mai possa significare una vita divina vissuta da uomini? Dico: Gesù Cristo! Gesù Cristo è veramente uomo, ma il tipo di vita che ha vissuto sulla Terra aveva l’impronta dell’amore di Dio – dell’amore del Padre –: la disponibilità verso tutti, il prendere posizione a favore della vita dell’uomo, la capacità di perdonare. Quindi, quando Gesù ha incontrato il male non è diventato cattivo, ma ha saputo assumere il male sopra di sé portandolo con sofferenza ma con perdono (cfr. Fil 2, 6-8). Tutto questo è vita divina, non una vita magica: ma una vita concreta inserita nella trama di tutti i giorni, una vita che è motivata e animata dall’amore per l’uomo, dalla presa di posizione senza riserve a favore della vita dell’uomo, di ogni uomo.

3. Dio ha risuscitato Gesù di Nazaret, e quindi ha dato ragione a Lui e alla sua vita.

Naturalmente uno può ricordarmi che una vita così, una vita come quella di Gesù, non ha avuto un grande successo mondano perché è terminata anche lei con la morte, anzi è terminata con una morte dolorosa e vergognosa, è terminata con una condanna da parte di un tribunale (cfr. Eb 12, 2). Quindi quella di Gesù è una esistenza che si porta dentro tantissime realtà di sofferenza e di miseria. E però il senso della Pasqua è questo: se dal punto di vista mondano la vita di Gesù è terminata in una morte di miseria e di umiliazione, Dio però ha risuscitato Gesù di Nazaret, e quindi ha dato ragione a Lui e alla sua vita. Quello che la morte ha potuto operare nella vita di Gesù non è stato definitivo. La potenza della vita di Dio, dell’amore di Dio, ha trionfato sulla ingiustizia o sulla cattiveria degli uomini; è questa la speranza che ci viene data.

4. La Pasqua significa che la mia speranza di vita si apre alla comunione con Dio, e quindi alla partecipazione della vita e della gioia di Dio stesso.

Io posso prendere la mia via come un patrimonio mio e spenderla a mio favore; se faccio così ho quella speranza di vita che ricordavo all’inizio: in media 74 anni, con gli alti e i bassi della vita quotidiana, poi ci saranno momenti gradevoli di gioia, e ci saranno momenti di depressione e di avvilimento, punto e basta. Ma se imposto la mia vita nella logica della vita di Gesù, quindi: se prendo come criterio di vita quello di accogliere la persona umana sempre, di avere tempo per gli altri, di farmi carico anche delle necessità degli altri, di sapere spendere quel po’ di patrimonio che ho dal punto di vista affettivo e emotivo e di ricchezza a favore anche degli altri;  se riesco a prendere su di me qualche cosa del peso di male che c’è nel mondo e a non diventare cattivo ma a introdurre invece qualche briciolo di bontà;  allora la mia speranza di vita cambia, non si limita ai 74 anni sulla Terra, ma è una speranza di vita che si apre alla comunione con Dio, e quindi alla partecipazione della vita e della gioia di Dio stesso; la Pasqua significa questo.  Per questo la Pasqua in fondo è un invito a cambiare il modo di pensare e di valutare. Se sto all’interno semplicemente dell’esperienza del mondo, considero positivo tutto quello che è soddisfacente, e negativo tutto quello che mi porta un po’ di tristezza e di fatica e di sofferenza. Ma se mi apro alla speranza della vita di Dio, allora molte cose che comportano anche sofferenza diventano preziose, diventano seme gettato nella terra che però ha in sé la speranza del futuro, la speranza della fioritura.

5. Credo che il senso della Pasqua sia esattamente nel fatto che c’è la possibilità che la nostra vita produca vita eterna, ma non solo come dicevo per l’aldilà, ma nel modo di vivere qui.

Credo che il senso della Pasqua sia esattamente lì: c’è la possibilità che la nostra vita produca vita eterna, ma non solo come dicevo per l’aldilà, ma nel modo di vivere qui. Dice san Paolo:

Se la nostra vita è piena:

«[22](…) amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé» (Gal 5, 22).

Se la nostra vita è fatta di queste cose, rimane una vita perfettamente umana, ma diventa anche una vita realmente divina, e in quanto tale una vita che ha davanti a sé la promessa della immortalità, della comunione con Dio. È anche l’augurio che vi faccio: che la Pasqua sia davvero per ciascuno di voi motivo di speranza grande, che sia anche motivo di consolazione dentro le fatiche che la vita quotidiana comporta. Naturalmente il saluto è per tutti; direi in particolare per i bambini, per gli anziani, per gli ammalati, per le persone che vivono dei momenti di stanchezza e di fatica nella loro vita perché sappiano trovare anche in questi momenti quel germe di speranza che ci permette di vivere e di produrre nel mondo qualche cosa di positivo e di buono.

Nessun commento:

Posta un commento