Paolo Cugini
Verranno giorni nei
quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà
distrutta (Lc 21,6).
Che
cosa vediamo, che cosa ci colpisce? È una domanda eterna, un sussurro che si
insinua nelle profondità della nostra coscienza. C’è vedere e vedere. Gli
occhi, portali del corpo umano, si lasciano affascinare dai colori, dalle luci,
dalle apparenze che danzano sulla superficie del mondo. Ma questo è solo il
primo livello, il velo sottile che separa il visibile dall’invisibile. C’è il
vedere dei sensi, quello che si nutre della luce del sole, che illumina ogni
cosa e diletta i sensi esterni. Una luce che non si può ignorare, che ci
avvolge e ci guida nei meandri della quotidianità. È una luce che ci distrae,
ci seduce, ci fa credere che la realtà sia ciò che appare.
Tuttavia,
c’è un altro vedere, un vedere che va in profondità, che coglie una luce
diversa, non esterna ma interna. Questa luce non si sa da dove venga; invade la
coscienza, la trasforma, la fa vedere il senso delle cose, il fondamento di
tutto. In altre parole: la realtà vera. Questa seconda luce non si coglie in
modo immediato, come la luce del sole. È una luce che richiede tempo,
dedizione, pazienza. Mentre la luce del sole colpisce i sensi esterni ed è
impossibile non coglierla, la luce interiore esige un desiderio profondo, uno
slancio che nasce dal cuore e dalla mente assetata di verità. Solo chi si
incammina nel sentiero della ricerca, chi si interroga sul senso delle cose e
non si accontenta delle risposte facili, può cogliere i raggi di questa luce
misteriosa. È una luce che rivela il senso delle cose, del mondo, e dona pace a
chi la trova.
Chi
riesce a cogliere questa luce non sarà più interessato alla luce del sole, nel
senso che non si lascerà abbagliare dalla luce che colpisce i sensi. Sarà
libero dalla schiavitù dell’apparenza, capace di vivere in una dimensione
diversa, più autentica, dove il Mistero diventa compagno di viaggio. Sono
pochissime le persone che riescono a vedere la luce che viene dal Mistero,
perché pochi sono i maestri che possono condurre qualcuno sul sentiero della
luce vera. Questa luce non si insegna, si trasmette solo attraverso l’esempio,
il silenzio, la presenza. È il dono che il Maestro offre al discepolo, ma solo
se questi è pronto a ricevere.
In
questo tempo di luci artificiali e di verità apparenti, la chiamata a vedere in
profondità è più urgente che mai. Chi vuole davvero vivere, chi desidera
abbeverarsi alla sorgente della realtà, deve cercare la luce che illumina la
coscienza. E allora, come viandanti sul sentiero del Mistero, ci chiediamo
ancora: che cosa vediamo, che cosa ci colpisce? La risposta è nelle profondità
di chi osa cercare.
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