giovedì 5 novembre 2015

TUTTO QUANTO AVEVA PER VIVERE



Paolo Cugini
Il Vangelo di oggi presenta un cammino che ogni cristiano dovrebbe compiere, vale a dire il cammino che va da una vita centrata su se stessi, ad una vita per gli altri. Questo cammino è espresso molto bene in alcuni versetti di Paolo che abbiamo ascoltato questa settimana: “Nessuno di noi vive per se stesso e nessuno muore per se stesso, perché se noi viviamo, viviamo per il Signore” (Rom 14,7-8).

 Gli scribi sono presi di mira da Gesù per il loro modo di vivere centrati su loro stessi, “per farsi vedere”. C’è tutta una religione che alimenta l’orgoglio personale, che piega Dio al proprio servizio. Gesù condanna apertamente questo tipo di religiosità perché rende l’uomo e la donna arroganti e orgogliosi, attenti ai loro bisogni e indifferenti nei confronti degli altri. E’ la religione dell’apparenza, dell’immagine La vera religione, quella che nasce dall’incontro personale con il Signore produce un movimento di uscita da sé, non calcola perché sgorga dal cuore, dall’amore. E’ la religione della povera vedova che dona tutto quello che ha. Bellissimo il confronto che Gesù propone tra i ricchi che danno tanto e la povera vedova che dà una monetina.

 Per entrare nel Regno di Dio non sono necessari, titoli onorifici né soldi, né possedimenti: basta la fede. E’ infatti la fede nel Signore, che accogliamo gratuitamente da Lui, che ci permette di svuotarci, di fare spazio al suo amore, per vivere di Lui e liberarci, così, dalla schiavitù del nostro orgoglio. E allora, più che sforzarci per diventare amici delle persone ricche e importanti per trarne profitto, il Vangelo di oggi c’insegna ad avvicinarci alle persone povere per accogliere il Vangelo che portano con sé.




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