venerdì 31 ottobre 2025

LO PRESE PER MANO

 



Paolo Cugini

 

 

Lo prese per mano e lo guarì (Lc 14,4).

Nel silenzio del quotidiano, là dove le parole spesso si perdono come gocce in mare, emergono gesti semplici e apparentemente insignificanti che portano in sé un peso profetico. Sono questi gesti, più che i discorsi, a raccontare la profondità dell’anima, a tracciare sentieri di bellezza e di verità tra le pieghe della vita di ogni giorno. Eppure, è proprio la trascuratezza, l’indifferenza che si annida nei meandri delle relazioni, a ferire e a rendere tristi. Ignorare l’altro, passargli accanto come fosse invisibile, diventa la radice di tante sofferenze, una malattia silenziosa che logora il cuore.

Prendere per mano significa accorgersi dell’altro, significa vederlo e renderlo parte del proprio cammino. È uno sguardo che si fa carne, una scelta che si manifesta nel contatto concreto: l’altro non è più un estraneo, ma fratello, compagno di viaggio. In questa semplice azione si racchiude una possibilità di salvezza, una carezza che rompe l’ostilità e la solitudine. È in tali gesti che si rivela la positività delle scelte di Gesù, nei suoi sguardi che scavano fino all’intimo, nelle sue mani che proteggono e sollevano. Gesù, in un giorno ritenuto proibito, compie il gesto che salva: tende la mano verso chi soffre, sfidando l’ostilità e le leggi che vorrebbero imprigionare il cuore umano. Per Lui, l’uomo sofferente vale più di qualsiasi norma religiosa. Qui si manifesta il vero coraggio profetico: saper discernere ciò che conta davvero, ciò che è essenziale, senza lasciarsi imprigionare dalle regole sterili. Solo chi possiede una profonda vita interiore, solo chi ha conquistato la libertà del cuore, può andare oltre la paura e abbracciare la via che conduce alla verità.

La libertà interiore non è fuga, ma è scegliere ogni giorno di guardare in faccia la realtà, di non lasciarsi dominare dalle convenzioni, di percorrere la strada della vita con lo sguardo limpido e il cuore aperto. Gesù camminava per le strade della Galilea proprio con questa profonda libertà, compiendo gesti semplici che erano messaggi di vita, lampi di luce in mezzo al buio. Ogni suo gesto era profezia: annuncio di un modo diverso di amare e di vivere, capace di rompere le catene dell’indifferenza e della paura.

Forse oggi, più che mai, siamo chiamati a riscoprire il valore dei piccoli gesti, a credere che una mano tesa può salvare, che un sorriso può guarire, che uno sguardo può accendere speranza. Il profeta non sempre parla; talvolta tace e agisce, lasciando che siano le opere a gridare al mondo ciò che le parole non riescono a dire. Dopotutto, ci sono gesti che valgono più di tutti i tesori della terra, perché portano con sé la profezia di un amore che salva e trasforma.

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