Paolo
Cugini
Questa
è cosa bella e gradita al cospetto di Dio, nostro salvatore, il quale vuole che
tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità (1
Tim 2,4). Incarnare questa volontà di Dio, trasformarla in progetto personale e
comunitario. Sognare comunità cristiane che si organizzano per divenire spazio
umano per tutti e tutte, senza esclusione di nessuno, senza mettere dei paletti
o delle norme per farne parte. “Che tutti gli uomini siano salvi” significa che
il desiderio di Dio che si è manifestato nella vita pubblica di Gesù è che
nessuno sia escluso. Fa tanta paura questa volontà di Dio perché esprime la sua
bontà, la sua gratuità che si scontra con la logica della religione del merito,
che produce comunità fatta esclusivamente per coloro che si sentono i migliori,
coloro che hanno le carte in regola per meritarsi la salvezza.
Ascoltare
queste parole dell’autore della prima lettera a Timoteo, che riprende le parole
di Gesù e, soprattutto, il su stile accogliente e includente, aiuta ad
orientare lo spirito nella direzione di quella nuova umanità sognata da Dio e
manifestata da suo Figlio: Gesù il Cristo.
Egli
merita che tu gli conceda quello che chiede… Gesù lo ammirò e, volgendosi alla
folla che lo seguiva, disse: «Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una
fede così grande!» (Lc 7,1s). C’è un duplice sguardo nella
storia narrata dall’evangelista Luca, un duplice e contrastante modo di vedere
le cose, di ponderarle. C’è, in primo luogo, il modo di vedere religioso che guarda
il merito, seguendo la logica di colui che guarda il rapporto con Dio non a
partire da Dio, ma dalle proprie capacità, da quello che può e riesce a fare
per conquistarsi la salvezza. Dall’altra parte c’è lo sguardo di Gesù, che non
guarda i meriti, lo sforzo esterno, ma diretto al cuore, alla coscienza della
persona e ne coglie l’intenzione, la fede. Sguardi diversi che producono
cammini diversi. Il primo, quello del merito, provoca il cammino dell’autosufficienza
che sfocia nell’arroganza di colui che pensa di meritarsi qualcosa da Dio.
L’altro cammino, quello generato dall’accoglienza
umile del dono di Dio, provoca il cammino della donazione gratuita di sé, ben
visibile nella vita di Gesù. È su questo cammino che siamo invitati ogni giorno
ad entrare, per uscire dalla logica dell’autosufficienza, della fare le cose
per sé, per entrare nella logica del dono che ci conduce a vivere per il
Signore e per i fratelli e le sorelle.
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