Era
l’anno quinto della deportazione del re Ioachim, il cinque del mese: la parola
del Signore fu rivolta al sacerdote Ezechiele, figlio di Buzì, nel paese dei Caldei,
lungo il fiume Chebar. Qui fu sopra di lui la mano del Signore. Io guardavo… Così
percepii in visione la gloria del Signore. Quando la vidi, caddi con la faccia
a terra (Ez 1, 1.28).
La
vocazione di Ezechiele avviene in terra straniera, vicino all’attuale Iraq, con
un’esperienza eccezionale di visione. Il testo dice proprio così: io guardavo
--- e vidi. Vengono alla mente le parole di Maria maddalena quando, dopo aver
incontrato il risorto va dai discepoli e dice: ho visto il Signore! Ezechiele
nel vedere il contenuto di una visione sorprendente, percepisce la presenza
della gloria di Dio e, dinanzi a questa esperienza straordinaria, cade con la
faccia a terra. Ezechiele, come sappiamo era di famiglia sacerdotale, ma lui
stesso non vivrà il sacerdozio, ma agirà come profeta.
La
scelta di Ezechiele è stata una riposta ad una realtà che gli è venuta incontro,
che ha visto, percepito come qualcosa di sorprendente, dinanzi alla quale non
ha potuto che cadere con la faccia a terra. Il Signore gli è venuto incontro in
vesti non umane. La descrizione che Ezechiele fa di questa esperienza
rispecchia la sua visione, quello che lui ha visto. Il profeta ci comunica una
particolare esperienza di Dio, diversa, molto di versa da altre visioni. Dio si
manifesta come vuole e non in modo uniforme, nel senso che non si manifesta
allo stesso modo ai profeti, che lo descrivono, quindi, in modi diversi, a
partire da ciò che vedono. Isaia vede un trono, Geremia sente una voce.
Imparare a vedere Dio nella molteplicità delle manifestazioni, per imparare a
non fissarsi i n un’unica idea. Dio è più grande delle nostre idee.
La
percezione della molteplicità di manifestazioni di Dio esige una mente aperta,
in cammino, disponibile al cambiamento.
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