mercoledì 24 gennaio 2024

ACCOGLIERE LA PAROLA

 



 

Paolo Cugini

Altri ancora sono quelli seminati sul terreno buono: sono coloro che ascoltano la Parola, l’accolgono e portano frutto (Mc 4,20). Ascoltare e accogliere la Parola affinché porti frutto. Il centro del discorso è sul verbo accogliere: che cosa significa? Quand’è che una persona accoglie la Parola affinché porti frutto? Sembra indicare una dimensione interiore.

Accogliere è il contrario di rifiutare. Accogliere significa fare spazio e ciò provoca un movimento di liberazione. Infatti, per fare spazio a qualcosa, devo toglierne altra. La Parola, per essere accolta, provoca una scelta: per farle spazio devo rinunciare a qualcosa; per accoglierla devo liberarmi di ciò che ne impedisce l’accoglienza. In questo percorso c’è senza dubbio e prima di tutto un aspetto positivo: riconoscere nella Parola qualcosa di unico che provoca la necessità di fare spazio. È perché riconosco la bontà della Parola che faccio di tutto per farle spazio, accoglierla.

E poi quando entra non si ferma più, assorbe tutto, sintetizza tutto ciò che incontra, lo trasforma.

giovedì 18 gennaio 2024

SI RITIRO' PRESSO IL MARE

 



Paolo Cugini

Gesù e i suoi discepoli si ritirò presso il mare (Mc3,7). Questo continuo ritirarsi di Gesù è molto interessante e molto importante. È un modo per non farsi travolgere dalla folla e dalla popolarità, che avrebbe senza dubbio stravolto il suo messaggio. Gesù non permette al mondo di travisare ciò che dice e fa. Per questo la sua azione pubblica è totalmente avvolta dal silenzio. Ciò significa che Gesù non fa dipendere il successo del suo messaggio dalla popolarità o alla fama: tutt’altro. Il percorso che Gesù compie è totalmente diverso dal solito. Non gli interessa la fama, il successo mondano, perché sa benissimo ciò che vuole. Questo è un dato sul quale non si ragiona abbastanza, ma che è rivelativo di tante cose. Dopo un evento, un miracolo, una predicazione

Gesù non si consegna alla folla per essere applaudito, come farebbe chiunque, ma immediatamente cercava un luogo deserto per immergersi nella preghiera; non si perde mai di vista, non perde mai di vista il suo obiettivo e, per questo, non permette a nessuno di confonderlo.  

Sapeva quello che voleva. Sulla riva del mare cercava se stesso.

venerdì 12 gennaio 2024

COME TUTTI I POPOLI

 



 

Paolo Cugini

Saremo anche noi come tutti i popoli (1 Sam 8,20). Desiderio di un’uguaglianza che massifica, di uscire dalla differenza, perché obbliga ad un pensiero diverso sulle cose e sul mondo. Desiderio di essere uguale agli altri, perché sembra l’unica strada percorribile, soprattutto quando la corda della diversità diventa troppo tesa. È quello che avviene quando si cerca di vivere seriamente il Vangelo, quando si prova a percorrere la strada tracciata dal Maestro. Dopo qualche iniziale entusiasmo ci si rende conto che il percorso tracciato è pieno di insidie, provoca contrasti, isolamento.

Il Vangelo non segna solamente un cammino differente, ma è all’opposto di quello che è il modo comune di vivere. Questo contrato sarebbe anche sopportabile, anche perché man mano si procede nel cammino si assimilano nuove forme di vita che si consolidano nella convivenza con chi segue le stesse orme. Il problema si pone proprio a questo livello, quando si percepisce, con grande stupore, che coloro che stanno davanti nel cammino spesso e volentieri vivono adottando quelle stesse dinamiche che avrebbero dovuto abbandonare.

A questo punto l’isolamento e la sensazione di solitudine diventano angoscianti, perché si accompagna ad un sentimento di persecuzione che arriva da dove meno un se l’aspetterebbe. È a questo punto che, nella maggior parte dei casi, si sente il desiderio di tornare indietro a vivere come gli altri. Solo pochissimi continuano il cammino. Questi, sono coloro che hanno visto qualcosa, che hanno intravisto nelle parole ascoltate dei segni inconfondibili di una verità inconfutabile e invincibile. Sono questi temerari che fanno la storia, quella vera, quella che si costruisce nelle periferie, nel totale silenzio del mondo, che diventa voce nei cuori di coloro che stanno sul cammino del Maestro con autenticità. Sono questi temerari che abitano quella solitudine che libera.

mercoledì 10 gennaio 2024

LA VOCE CHE VIENE DAL MISTERO

 



Allora il Signore chiamò: «Samuele!» ed egli rispose: «Eccomi» (1 Sam 3,3). Mistero di un Dio che chiama, che fa udire la sua voce. Mistero di un Dio che chiama per nome e ciò significa che ci conosce personalmente; significa anche che per ognuno di noi ha un progetto, un compito. Mistero di un Dio che ha bisogno di noi, di ognuno di noi per realizzare la sua opera. Mistero di un Dio che interviene nella storia attraverso di noi, con il nostro aiuto. È questo un segno di debolezza e di forza. Debolezza, perché Dio accetta la sfida della libertà umana, che potrebbe mandare all’aria i suoi piani, come nel caso di Giona. È segno anche di forza, perché rivela la fiducia che Dio ha sulla propria Parola, sul potere della sua voce, su ciò che questa provoca nell’animo umano.

C’è un ultimo aspetto he vale la pena sottolineare. Il fatto che Dio ci chiama significa che ci stima, ci vuole bene, ci ama. È molto bello sapere questo. C’è qualcuno nell’universo che ci vuole bene al punto da affidarci un compito. Quando la sua voce è accolta, la vita diventa una risposta a Lui. Mistero di una vita che cambia da quella voce percepita e assimilata, che riorienta il cammino di un’esistenza. Un altro dato importante che possiamo prendere dalla narrazione è il fatto è che la chiamata di Dio a Samuele avviene nel sonno: “Samuele dormiva nel tempio de Signore”. La percezione della voce del Signore, del Mistero che ci avvolge, avviene nel silenzio, in uno stato in cui non c’è confusione fuori e dentro di noi. È una voce che si percepisce dentro, nell’interiorità. Il modo in cui avviene la chiamata è personale e determina le modalità di relazione con il Mistero. Da quel giorno Samuele diventa una nuova persona, con una missione specifica, con un’esperienza straordinaria del Mistero, che cercherà continuamente, soprattutto nei momenti difficili, creando le modalità in cui è avvenuto il primo incontro.

Dietro tutta questa storia c’è il senso di una scelta, che significa pensiero, essere pensati. Noi siamo in quanto pensati dal Mistero. Se ci pensa significa che ci ama. Rinasciamo a una vita nuova quando percepiamo la voce di colui che ci ama sin dall’eternità. Mistero insondabile!

lunedì 8 gennaio 2024

E ANNA PIANGEVA

 



 

Paolo Cugini

 

Così avveniva ogni anno: mentre saliva alla casa del Signore, quella la mortificava; allora Anna si metteva a piangere e non voleva mangiare (1 Sam 1,7). Anna può essere presa come simbolo di coloro che soffrono per essere nata in una condizione non scelta, che provoca la domanda: perché io, perché proprio a me? Non solo c’è sofferenza per una condizione di vita non voluta, ma anche per l’umiliazione prodotta dai vicini e parenti prossimi. Qui c’è l’altro grande enigma sulla malvagità umana. C’è molto male nel mondo.

 C’è una malvagità che si scatena soprattutto sui più indifesi, sulle persone più fragili della società. Invece di essere consolata per il dramma che porta con sé, Anna viene umiliata proprio sul problema che vive, che in questo modo viene ampliato: perché? C’è tutta un’umanità che si comporta come gli avvoltoi, che si cibano di prede deboli, moribonde. Ne caso di Anna, si può dire che Dio ascolta il grido dei poveri. C’è dentro lo storia un principio di uguaglianza che è come se ascoltasse nella coscienza del mondo e interviene per sanare la ferite. Questo principio di uguaglianza lo ha conficcato Cristo dentro la storia, con la sua vita, la sua compassione per gli afflitti, con il suo amore portato sino alle estreme conseguenze.

Accogliere lo Spirito del Signore, che manifestava compassione nei confronti di situazioni come quelle vissute da Anna, significa permettere allo Spirito di trasformare il cuore, affinché diventi sensibile al dolore dei poveri, alle umiliazioni inflitte dalla malvagità umana. Consolare gli afflitti: è questa una grande missione che il Vangelo stimola e che lo Spirito Santo suggerisce alle anime attente a Lui. Abitare le sofferenze umane, le afflizioni, le umiliazioni per portare consolazione, comprensione: è questa la grande missione che il Vangelo suggerisce. Pregare, in questa prospettiva, significa cercare la sintonia con il cuore di Dio, con il soffio del suo Spirito, con la voce del Verbo, che crea relazioni empatiche con chi soffre, con chi è umiliato. La preghiera fa spazio nell’anima affinché crescano i tratti dell’umanità di Gesù, la sua sensibilità con i poveri, la sua attenzione nei confronti di chi era turbato, la sua compassione nei confronti di chi era umiliato.