Paolo Cugini
Siate
santi, perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo (Lv
19,2). All’inizio di quaresima c’è questa indicazione religiosa, l’incito alla
santità che, prima di essere un’esigenza che si esaurisce nella dimensione cultuale,
è una richiesta che si esprime soprattutto sul piano sociale. Viene chiesto,
infatti di non rubare, di trattare bene i sordi, i poveri, i ciechi, di essere
giusto. Chi ama il Signore e desidera camminare nei suoi sentieri è chiamato ad
un’attenzione particolare con le persone più deboli. La verità del rapporto con
il Signore si vede nella qualità che poniamo nelle relazioni con gli altri.
Anche
il Vangelo di oggi è su questa linea. Dice, infatti:
ho
avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere,
ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete
visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi (Mt
25). Colpisce l’identificazione che Gesù propone di se stesso con le persone
che vivono situazioni di necessità: stranieri, malati, carcerati. Il cammino
proposto dal Vangelo porta l’umanità ad interessarsi di quei fratelli e quelle
sorelle messe ai margini della società, a prendersene cura. Ascoltare il
Vangelo, permettere alla Parola del Signore di penetrare la nostra coscienza,
significa iniziare a vere il mondo in un modo diverso, non più con l’ansia di
prestazione, tipica di coloro che pongo al centro del mondo se stessi, ma con il
desiderio di amare il prossimo e, in modo particolare, i più deboli.
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