lunedì 17 giugno 2019

GEREMIA-Meditazioni






Meditazioni dal diario spirituale del 2003
Paolo Cugini
Prima di formarti nel grembo materno io ti conoscevo(Ger. 1,5).

Mistero impressionante della vocazione. È qualcosa che mi sono trovato dentro di me. Mentre crescevo percepivo qualcosa di differente dai miei amici. I miei pensieri erano diversi, i miei sogni, i miei desideri. Eri Tu, Signore, che mi attiravi per una vita totalmente consacrata a Te.

Non aver paura di loro perché io starò con Te per proteggerti(Ger. 1,8).
La paura del ministero. Tu, mi chiami per annunciare la Tua Parola ed essere segno del Tuo amore. Tu mi offri la Tua protezione, la Tua amicizia. Primo elemento del ministero è coltivare l’amicizia con Te. Vita sempre più contemplativa. Tu starai con me per proteggermi: è questa la mia forza, e lo devo diventare sempre di più. È la Tua protezione che devo cercare costantemente, in ogni azione, parola, pensiero. È questa promessa che deve fondere il mio ministero.

Per estirpare, distruggere, devastare, abbattere, costruire e piantare(Ger. 1,10).
Non si pianta se prima non si sradica. Non si costruisce se prima non si demolisce. C’è un lavoro di distruzione che deve essere fatto. Ciò che è marcio deve essere tolto. Non si costruisce su degli edifici vecchi e cadenti. Non si pianta nulla in mezzo all’erbacce. C’è allora una Parola che mi doni, che è Parola che distrugge, abbatte, devasta, senza mezzi termini. Distrugge i compromessi, tutto ciò che non permette alla grazia di fruttificare. Coraggio, allora, per non aver paura delle conseguenze della Tua Parola devastante, anche perché non è una pura e semplice distruzione. Estirpi, infatti per piantare. Demolisci per costruire. C’è una parte, un momento di sofferenza, che verrà soppiantato dall’allegria del raccolto.

Perché Geremia ha paura? Perché se da una parte sente tutta la forza e la bellezza della Tua parola, dall’altra, nonostante la giovinezza, conosce l’ampiezza della mediocrità umana. C’è una meschinità che si trasforma in cinismo, che non accetta il dialogo, che non ascolta nessuno. Questa mediocrità non può essere che distrutta. Questo cinismo meschino non può essere che abbattuto, senza troppi tentennamenti. È chiaro che come uomo Geremia avverte che, mentre annuncia questa Tua Parola di distruzione, lui stesso è immerso nella mediocrità e nella meschinità umana.   

Ger. 15,10-21: Stare alla Tua presenza. Riempire il tempo della Tua presenza a tal punto che i miei pensieri divengano i Tuoi pensieri. Cercarti in ogni istante: Gli occhi fissi su di Te. È  questo sguardo che mi purifica, mi libera da qualsiasi resistenza, progetto umano, paura, tentazione. Paura di non essere accettato, ben voluto, cercato: sentimenti umani che devono uscire dalla mia vita. Allearmi solo con Te, per rispondere in modo totale alla Tua chiamata. Crescere nella Tua chiamata. Vincere la tentazione delle grandi cose, grandi eventi: vincere la tentazione del sensazionalismo. Cercarti con amore nella sofferenza, nelle incomprensioni, nelle persecuzioni. Non cercare alleanze, ma solo la Tua comprensione. Nascondermi in Te: Questo deve essere il mio unico programma pastorale, la mia preoccupazione.
“Se ti convertirai, convertirai il Tuo cuore per sostenerti alla mia presenza” (Ger. 15,19).
Mantenere il cuore aperto alla Tua Parola per un cammino costante di conversione, per vedere che cosa ancora manca per una comunione più intima con Te, per una partecipazione più vera alla Tua morte. Fuggire, allora, qualsiasi forma di comodismo, di rilassatezza, tranquillità. Fuggire tutto ciò in una adesione più vera e autentica alla Tua Parola. Cammino costante di conversione per seguirti dove Tu mi vuoi e non dove io voglio. Cercarti sempre in ogni momento, per non dare nulla di scontato. Cercarti nel nascondimento, nella morte (ai giudizi, alle parole, negli atteggiamenti esterni) perché nella mia morte qualcuno possa essere attratto da Te. Rifiutare i compromessi, le logiche che tentano di rendere comprensibile ciò che non è: la Tua croce, la Tua morte, la Tua spogliazione. Donami pazienza per camminare per questa strada stretta. Donami il coraggio per non desistere. Donami un amore immenso per la verità per non tacere davanti all’arroganza dei potenti. Amore alla verità per “Separare il prezioso dal vile” (Ger. 15,9).

Separare: È ciò che mi devi donare, la forza di separare nella mia vita prima di tutto. È dentro al mio cuore che deve avvenire ciò, questa separazione dalla menzogna, che tutto ciò che è vile e meschino. Per non far dipendere da un luogo o da una situazione l’autenticità della mia adesione alla Tua Parola. Tu Signore rendevi diversi i luoghi con la Tua presenza senta: le persone che Ti incontravano percepivano un uomo svuotato dall’orgoglio, e dai tutti quei sentimenti umani che non sono altro che un rifiuto di Dio. È dinanzi ad una tale spogliazione – segno di un amore immenso e sublime per il Padre – la gente si avvicinava. Con gli occhi fissi sul Padre hai fatto del Tuo corpo uno spazio per l’incontro con Dio e non un luogo di passione. Donami questa totalità di attenzione a Te: donami la pazienza di porre la mia mente costantemente rivolta a Te. Donami, Signore di cercarti sempre, togliendo dalla mia vita tutto ciò che impedisce questa ricerca (Mt. 13,44-46).

“Farò di te un muro di bronzo: combatteranno contro di te, ma non prevarranno, perché io sto con te per salvarti e difenderti, dice il Signore. Io ti libererò dalle mani dei perversi e ti salverò dai prepotenti” (Ger. 15,20-21).
Grazie, Signore, per questa promessa! Donami la sapienza per affrontare i ragionamenti falsi dei prepotenti. Donami un cuore pieno di amore e verità per annunciarti con amore. Aiutami a dire la Tua verità con amore senza offendere nessuno. Aiutami, Signore, a vivere il Tuo amore, rinunciando a tutto, vivendo nella spogliazione più totale. Illumina le menti dei miei superiori affinché possano capire ciò. Donami una libertà di Spirito e una libertà materiale per annunciare d’ovunque e sempre la verità del Tuo Vangelo così com’è, senza modificazioni. Fammi sentire, Signore nei momenti di tensione, la tua presenza. Solo così potrò avere la forza per continuare la lotta.

Eucarestia: Sei Tu che Ti doni. Sei nascosto nel segno del pane. Posso mangiare del Tuo corpo, ma se non ho fede, non colgo nulla. Se non ti cerco, se non ti sto cercando con tutto me stesso non ti trovo. Posso anche andare in processione per fare la comunione, ma se in me non c’è fame di Te, se in me non c’è il desiderio di te, se in me non c’è sete di Te, se in me non c’è la voglia del tesoro che sei Tu, tutto ciò è vano, non succede nulla. È questo il grande dramma: posso anche mangiare del Tuo corpo, ma senza fede non succede nulla. E la fede che cos’è? È la consapevolezza che non sono nulla, che non ho i mezzi per realizzare la mia vita. E allora mi metto alla ricerca di ciò che può riempire di significato la mia esistenza. Solo con questa ricerca appassionata, che diventa fame e sete della Verità, posso mettermi in processione per fare la comunione. Perché quando mangio del Tuo corpo faccio di tutto che nessuno mi porti via questo tesoro.

 Ger. 18,1-6: Metodo de YHWH: Dio chiama Geremia per udire la sua Parola, ma prima dimostra una scena, che lo aiuterà a capire la Parola. Un esempio tratto dalla realtà quotidiana aiuta a capire, a cogliere, in profondità la Parola di Dio. Questo metodo dovrei utilizzarlo anch’io, soprattutto nelle comunità più povere. Il gesto, l’esempio, il vedere apre la strada alla comprensione della Parola. È chiaro che per cogliere l’esempio che possa aiutare ad aprire la mente alla Parola è necessaria una riflessione attenta e, anche, una conoscenza della realtà alla quale si intende dirigere la Parola. Questo brano di Geremia, in questa prospettiva è un esempio di inculturazione della Parola. Da una parte, infatti, c’è l’esigenza che la Parola sia compresa e, dall’altro, la Parola non viene compresa se non c’è un aggancio, un punto di riferimento. Questo aggancio deve appartenere alla storia e alla cultura del popolo che riceve la Parola. Per questo ci deve essere una conoscenza della realtà. La Parola se non è incarnata, non rimane, non scende in profondità. A questo punto posso intravedere due rischi: Rimanere nella Parola come se fosse un libro da studiare e basta; rimanere nella realtà guardandomi in essa. Solamente un rapporto autentico con Te, Signore, un rapporto quotidiano mi aiuta a vincere questi due pericoli.

Ger. 18,1-6:  “Come l’argilla nella mano del vasaio, così sarete nella mia mano, o casa d’Israele”.
Sei Tu Signore che mi plasmi. Sei Tu che mi hai formato e continuamente mi formi. Posso resistere, posso seguire i miei piani, posso distruggermi, ma Tu mi ricostruisci di nuovo.

“E si rovinò il vaso che stavo facendo, come succede con l’argilla nelle mani del vasaio. Egli fece nuovamente un altro vaso, come sembrò buono agli occhi del vasaio” (Ger. 18,4).
Niente va perduto nelle Tue mani. Costantemente nelle Tue mani. Costantemente, instancabilmente ricostruisci ciò che si è disfatto. C’è un vaso che deve essere fatto. E non importa se l’argilla si disfa: Tu sei sempre all’opera. Sai che l’argilla è fragile e quindi si può disfare. Ma è con l’argilla che si fa il vaso ed è il vaso che deve essere fatto. Nelle Tue mani: è questa la consolazione, di essere sempre, in un modo o nell’altro nelle Tue mani. Quando obbedisco alla Tua Parola o quando mi perdo sono nelle Tue mani.


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