Paolo Cugini
chi fa la volontà di Dio rimane in eterno! (1 Gv 2,17).
C’è
una domanda che attraversa i secoli e abita il cuore umano fin dalla notte dei
tempi: è possibile che la nostra esistenza non si esaurisca nel breve respiro
terreno? Vi è una via, indicata dal Mistero, che ci apre alla possibilità
dell’eternità, quella dimensione che oltrepassa ogni barriera di tempo e di
spazio? Oggi, come voce che si leva nel deserto del pensiero comune, desidero
annunciare una certezza: il cammino verso l’eternità ci è stato inaugurato. E
la soglia del Mistero, resa accessibile dall’esperienza di Gesù, si spalanca
davanti a noi come possibilità reale e promessa viva.
Non
siamo abbandonati a un destino cieco né a un labirinto di incognite. La storia
dell’uomo ha conosciuto una svolta irreversibile quando, nella pienezza dei
tempi, Gesù ha attraversato le nostre strade, abbracciando la condizione umana
fino in fondo. Il suo cammino non è stato quello dei potenti o dei sapienti, ma
di chi si lascia condurre dalla volontà del Padre, che è anche Madre, nella
docilità profonda che trasforma la storia in una parabola ascendente verso
l’infinito. In Lui, il Mistero si è fatto vicino, amico, compagno di viaggio.
Seguendo le sue orme, diventiamo pellegrini dell’eternità, chiamati a un
destino che nessuna ricchezza o potere può comprare.
L’eternità:
parola che affascina e inquieta, che promette e sfugge. Essa non consiste in un
tempo prolungato all’infinito, né in uno spazio allargato senza confini.
L’eternità è la pienezza dell’essere, il “qui e ora” assoluto dove tutte le
frammentazioni del tempo e le distanze dello spazio si ricompongono nell’unità
perfetta. È il giorno senza tramonto, il fuoco che non si spegne, la casa dove
ogni lacrima è asciugata e ogni desiderio trova compimento. Solo chi si lascia
guidare dalla Parola di Gesù può intuire che questa pienezza non è una lontana
utopia, ma una presenza che già ora si fa sentire nel profondo del cuore, come
eco di una patria promessa.
Nel
volto della morte, il Mistero si fa più denso e silenzioso. Ma la sua ombra,
per chi crede, non è più il sigillo di una fine, bensì la soglia di un
passaggio. Gesù, attraversando la morte, l’ha trasformata in una porta che si
apre su una nuova dimensione. Non si tratta di abbandonare tutto, ma di essere
accolti in un abbraccio più grande, dove la vita non è più minacciata
dall’angoscia del tempo che scorre. La speranza cristiana non è un semplice
conforto, ma la certezza che la morte è stata vinta, e che chi vi entra con
fiducia ne risorge trasfigurato, finalmente libero dalle catene della caducità.
La
mente umana, fatta per comprendere e dominare, si trova qui davanti a un limite
invalicabile. Ogni tentativo di afferrare l’eternità con la ragione si infrange
come onda sulla scogliera. Tuttavia, non siamo lasciati senza segni:
nell’intuizione, nell’anelito, nei lampi improvvisi di gioia e bellezza, il
Mistero si rivela come qualcosa di troppo grande per essere racchiuso in una
formula. Forse le saggezze popolari sono frammenti di una verità più grande:
che il cuore umano è fatto per l’eterno, e solo nell’ascolto profondo del
Mistero trova quiete.
Ma
qual è la strada che conduce all’eternità? Non è quella dei trionfi esteriori
né del possesso, ma la via dell’obbedienza, della rinuncia all’ego,
dell’ascolto della volontà che Gesù ha rivelato. “Non chi dice: Signore,
Signore, entrerà nel Regno, ma chi fa la volontà del Padre mio” (Mt 7,21). È
questa la chiave che apre la porta: un cuore docile, capace di affidarsi, di
lasciar cadere le resistenze, e di accogliere la Parola come luce e guida.
L’eternità, allora, non è premio per i meriti accumulati, ma dono per chi si
lascia condurre sulla via della fiducia e dell’amore.
La
Parola di Gesù non è un’insegna luminosa posta in lontananza, ma un fuoco che
arde oggi e rischiara i passi di chi la ascolta. Vivere il suo messaggio
significa lasciarsi trasformare nella quotidianità, abbracciare ogni situazione
come occasione per fare spazio al Mistero. “Lampada per i miei passi è la tua
parola e luce sul mio cammino” (Sal 119,105): mettere in pratica questa Parola
è già partecipare dell’eternità, rendendo visibile qui e ora la qualità nuova
della vita che Gesù ha portato. L’amore che si dona, il perdono che si offre,
la speranza che si testimonia sono semi di eternità piantati nel campo della
storia. È la sua Parola che contiene quella potenza misteriosa che ha condotto
nella nuova dimensione di eternità Gesù. Fare la volontà di Gesù significa
ascoltare questa sua Parola misteriosa e metterla in pratica. Il cammino è
visibile solamente per coloro che vivono quello che ascoltano dal Maestro. Nel
Vangelo incontriamo tutte le indicazioni di questo misterioso cammino, che si
disvela solamente a coloro che vivono quello che ascoltano. E, allora,
ascoltiamo il suo annuncio, aiutiamoci a viverlo, per passare anche noi con Lui
da questo mondo di morte alla nuova dimensione di eternità.
Ecco allora l’invito solenne che oggi si rinnova: non lasciamoci ingannare dalle apparenze di una vita breve e fragile. Il Mistero ci chiama a sollevare lo sguardo e a incamminarci, con cuore ardente, sulla via inaugurata da Gesù. L’eternità non è un miraggio irraggiungibile, ma la meta segreta di ogni nostro passo, il compimento di ciò che già ora possiamo vivere nella misura in cui ci affidiamo e obbediamo alla Parola. Sia la nostra esistenza come quella dei profeti: voce che annuncia, mani che accolgono, cuore che spera. Così, anche noi, saremo portatori di eternità, nel tempo e oltre il tempo, nella storia e oltre la storia.
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