ESERCIZI SPIRITUALI PARROCCHIALI
23-26 SETTEMBRE 2021
Sesta meditazione
Paolo Cugini
Nessuno
cuce una toppa di panno grezzo su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo
nuovo squarcia il vecchio e si forma uno strappo peggiore. E nessuno versa vino
nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri e si perdono vino e
otri, ma vino nuovo in otri nuovi» Mc 2, 21-22.
Che
cosa significa questa espressione di Gesù?
La
novità di Gesù richiede una coscienza svuotata dal passato, uno stile di vita
che faccia spazio alla novità. Gesù, per certi aspetti, mette il dito su una
piaga che affligge la persona umana, vale a die, la tendenza a ripiegarsi su di
sè, a rinchiudersi nel proprio passato, come forma di rifiuto della realtà
presente. In questo modo, s’identifica lo star bene con la riproduzione delle
situazioni vissute nel passato, delle tradizioni antiche, facendo di queste
l’elemento fondante la propria identità. Quando il presente è ripieno di un
materiale che proviene dal passato, non c’è più spazio per il nuovo. Questo
discorso non vale solamente per le nuove generazioni, ma per tutti. Coloro che
desiderano seguire il Signore e la sua proposta di una vita piena e autentica,
devono liberarsi dalle forme religiose del passato, dall’attaccamento a ciò che
determinava la vita anteriormente.
Il
profeta Isaia ha un passaggio che ci può aiutare in questo percorso
Isaia
43:16-21
16 Così
parla il Signore, che aprì una strada nel mare e un sentiero fra le acque
potenti,
17 che fece uscire carri e cavalli, un esercito di prodi guerrieri; tutti
quanti furono atterrati e mai più si rialzarono; furono estinti, spenti come un
lucignolo. 18 Non ricordate più le cose passate,
non considerate più le cose antiche: ecco, io sto per fare una cosa nuova; essa
sta per germogliare; non la riconoscerete?
Il
contesto di questo brano è il ritorno del popolo d’Israele dall’esilio in
Babilonia. La tentazione, secondo il profeta, è che il popolo rimanga così
tanto con la mente fissa dai ricordi del passato che, con il tempo, diventano
gloriosi, cioè superano nell’immaginazione di gran lunga la realtà degli
effettivi eventi storici, da non riuscire a vedere ciò che Dio sta per
compiere. Questo è il problema, che è allo stesso tempo spirituale ed
esistenziale. Non ricordate più le cose passate,
non considerate più le cose antiche, dice Isaia, perché se la mente e il
cuore non fanno altro che rivolgersi indietro non ci sarà la possibilità di
vedere ciò che sta per accadere. Le cose avvengono sotto i nostri occhi, ma noi
non siamo in grado di cogliere, perché preoccupati di riprodurre fedelmente le
nostre cose del passato.
Anche
san Paolo, mentre riflette sulla propria storia, condivide una riflessione
simile a quella che stiamo proponendo.
Filippesi
3
1 Per
il resto, fratelli miei, state lieti nel Signore. A me non pesa e a voi è utile
che vi scriva le stesse cose: 2 guardatevi dai cani, guardatevi dai
cattivi operai, guardatevi da quelli che si fanno
circoncidere! 3 Siamo infatti noi i veri circoncisi, noi che rendiamo
il culto mossi dallo Spirito di Dio e ci gloriamo in Cristo Gesù, senza avere
fiducia nella carne, 4 sebbene io possa vantarmi anche nella carne.
Se alcuno ritiene di poter confidare nella carne, io più di
lui: 5 circonciso l'ottavo giorno, della stirpe d'Israele, della
tribù di Beniamino, ebreo da Ebrei, fariseo quanto alla
legge; 6 quanto a zelo, persecutore della Chiesa; irreprensibile
quanto alla giustizia che deriva dall'osservanza della legge. 7 Ma
quello che poteva essere per me un guadagno, l'ho considerato una perdita a
motivo di Cristo. 8 Anzi, tutto ormai io reputo una perdita di fronte
alla sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho
lasciato perdere tutte queste cose e le considero come spazzatura, al fine di
guadagnare Cristo 9 e di essere trovato in lui, non con una mia
giustizia derivante dalla legge, ma con quella che deriva dalla fede in Cristo,
cioè con la giustizia che deriva da Dio, basata sulla fede.
Paolo
ha compreso che, dinanzi alla novità che la proposta di Cristo stava offrendo,
tutto ciò che aveva fatto nel passato, compreso la legge mosaica e le
tradizioni degli ebrei, non valevano più nulla e, quindi, potevano essere
abbandonate, per fare spazio alla novità. Anzi, tutto ormai io reputo una
perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore,
per il quale ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero come
spazzatura, al fine di guadagnare Cristo. Dal punto di vista
spirituale ciò significa che, l’attaccamento morboso al passato, morboso nel
senso che non si riesce a staccarci, il legame con il passato è divenuto così
forte da produrre una specie d’identificazione esistenziale, è il sintomo di
una scarsa conoscenza del Signore e della sua proposta. L’incontro con il
Signore, infatti, e questo fenomeno è visibile non solo in Paolo, ma in tutti
coloro che hanno percepito la presenza del risorto nella loro vita, è così
profonda da provocare in poco tempo lo svuotamento della coscienza dagli
attaccamenti al passato, per divenire così disponibile a realizzare cose nuove,
quelle cose per il quale Dio ci chiama in Cristo. La verità dell’incontro con
il Signore è lo svuotamento dell’anima dalle forme del passato.
C’è
un ultimo testo che mi sembra importante citare in questo percorso alla ricerca
dell’atteggiamento spirituale dei discepoli e delle discepole del Signore.
Apocalisse 21
Riusciamo a vedere un nuovo
cielo e una nuova terra se abbiamo l’anima libera dalle cose vecchie, del
passato, che sono state belle un giorno, ma che ora devono lasciare spazio alla
novità del presente. Non intasiamo il presente della vita con il passato che
non c’è più. Apriamo la nostra anima alla novità nella quale Cristo vuole
condurci. Ecco, io faccio nuove tutte le cose. È questa la volontà del Signore.
Ascoltiamo,
in conclusione, alcune affermazioni di Papa Francesco.
Il cristiano che si nasconde
dietro il «Si è sempre fatto così...» commette peccato, divenendo idolatra e
ribelle e vivendo una «vita rattoppata, metà e metà», perché chiude il suo cuore
alle «novità dello Spirito Santo». È un invito a liberarsi dalle «abitudini»,
per lasciare spazio alle «sorprese di Dio», quello che Papa Francesco ha
lanciato durante la messa celebrata lunedì mattina, 18 gennaio, nella cappella
della Casa Santa Marta (19 gennaio 2016).
Marco
2, 18-22:
Abbiamo
ascoltato la Parola di Dio nel libro dell’Apocalisse, e dice così: «Ecco, io
faccio nuove tutte le cose» (21,5). La speranza cristiana si basa sulla fede in
Dio che sempre crea novità nella vita dell’uomo, crea novità nella storia, crea
novità nel cosmo. Il nostro Dio è il Dio che crea novità, perché è il Dio delle
sorprese. Non è cristiano camminare con lo sguardo rivolto verso il basso –
come fanno i maiali: sempre vanno così – senza alzare gli occhi all’orizzonte.
Come se tutto il nostro cammino si spegnesse qui, nel palmo di pochi metri di
viaggio; come se nella nostra vita non ci fosse nessuna meta e nessun approdo,
e noi fossimo costretti ad un eterno girovagare, senza alcuna ragione per tante
nostre fatiche. Questo non è cristiano Papa Francesco.
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