ESERCIZI SPIRITUALI
PARROCCHIALI
23-26
SETTEMBRE 2021
PRIMA MEDITAZIONE
Paolo Cugini
Congedata la
folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava
lassù, da solo (Mt 14,23).
Versetto che rivela molto
di Gesù, dell’origine della sua forza, della sua capacità di vedere dentro al
cuore delle persone, della sua chiarezza di vedute. Gesù è l’uomo che viene dal
silenzio, che si separa dalla folla per salire sul monte a pregare in disparte.
Gesù quando prega si separa dalla folla, cerca un luogo isolato. Gesù è l’uomo
che cura la sua anima, gli dedica tempo. In che modo Gesù prega, che cosa fa
quando prega? Non c’è scritto. Viene solo detto che quando prega si ritira in
disparte, in questo caso salendo verso il monte, che è il luogo per antonomasia
dell’incontro con Dio.
Dopo l’immersione
nell’umanità affamata, che ha richiesto uno sforzo fisico e mentale
significativo, Gesù cerca sollievo, cerca di recuperare le forze. È
interessante e significativo il modo in cui le recupera.
La barca intanto distava
già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era
contrario. Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare
(Mt 14,24).
Sono versetti
strettamente collegati fra di loro. Colui che cura la propria anima, che cerca
la solitudine per immergersi nella preghiera, è lo stesso che è capace di
dominare gli eventi della storia. Per il fatto che cerca il silenzio per
entrare in se stesso e porsi personalmente davanti al Padre, è capace di
dominare gli eventi esterni, vale a dire, non si lascia dominare da ciò che è
fuori di sé. Gesù è l’uomo che domina la realtà circostante per il fatto che ha
il dominio si di sé. Il brano di oggi è, dunque, una bellissima indicazione per
la vita quotidiana, un insegnamento di grande profondità spirituale. Non mi
salva la partecipazione ad una religione. Mi salva il cammino che ha percorso
il Signore, che esige dedicazione, impegno quotidiano per uscire da una vita
autocentrata, in balia delle passioni e degli istinti, verso una vita in cui è
lo Spirito del Signore che guida i miei passi. Cammino
di fede nel Signore, di fiducia in Lui e nella sua parola, significa cammino di
umanizzazione, in cui non c’è un punto di arrivo, ma che si realizza
camminando. Dedicare tempo a questo costante lavoro di pulizia interiore, di
rilettura del proprio vissuto alla luce della parola di Dio. Imparare ad
isolarsi, a prendersi momenti quotidiani di solitudine, per imparare a non
permettere alle passioni, agli istinti di devastare l’anima. Questo significa
prendersi cura, ed è questo uno dei più grandi insegnamenti di Gesù, che non si
trovano scritti in modo esplicito nei vangeli, ma che si comprende leggendo tra
le righe e ponendo domande al testo. Tutta la vita sacramentale può essere
ordinata e indirizzata a questo lento lavoro di trasformazione della propria
umanità, affinché diventi simile a quella di Gesù.
Ormai mi sono reso conto
che lo spessore e la profondità della vita di fede non si ottiene con
particolari esperienze, come settimane di ritiro o esperienze eremitiche, ma
nella vita di ogni giorno. Certamente queste esperienze particolari possono
servire, ma non sono quelle che danno il senso della dimensione spirituale
della persona. Questa dimensione la si costruisce giorno per giorno, nelle
pieghe della vita quotidiana, nelle scelte che si fanno, facendo sempre precedere
le azioni da previe riflessioni, È questa dimensione riflessiva della vita che
le dà sapore e continuità, pur nella consapevolezza che la vita non ha un
andamento lineare. Questo andamento unitario nella discontinuità è percepito
dalla coscienza. La spiritualità permette di mantenere unita la vita personale.
Questa sensazione di unità la si può definire anche identità. Ciò significa che
la vita spirituale ha un compito fondamentale nella costruzione dell’identità
di una persona. Più tempo passiamo a riflettere, ad entrare in noi stessi,
maggiore è la possibilità che impariamo a stare bene con noi.
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