Paolo Cugini
Accogliere il Regno di Dio come
l’accoglie un bambino significa che si tratta di una realtà che esula dalle
logiche dei grandi. Il Regno di Dio è lo stile di vita di Gesù, fatto di
semplicità, di relazioni autentiche, di ricerca della giustizia, di
uguaglianza, di accoglienza dell’altro, di perdono e di pace. Non è quindi
qualcosa che si possa conquistare con il denaro e non è nemmeno una questione
di potere: è un modo di essere nel mondo. Questo modo lo si accoglie così
com’è, così come Gesù ce l’ha donato. Non ci si pone dinanzi al Regno di Dio
con delle esigenze, con delle problematiche, con delle pretese: lo si accoglie
così com’è. Il problema, allora, è nostro. Chi meditando il Vangelo, percependo
il Signore presente nella storia desidera conoscerlo, inizia un cammino la cui
prima conseguenza è lo spogliamento di sé, delle proprie idee, delle proprie
spiritualità, del proprio modo di essere e di pensare. Gesù è la pienezza del
tempo (MC 1,15) e per poter entrare nella nostra vita deve incontrare spazio. La
vita spirituale ha come primo frutto autentico proprio questo: creare spazio a
Lui.
E’ questo il nostro principale
problema: fare spazio. Abituati a riempirci di cose e di ideali, siamo
costantemente alla ricerca di parole e di esperienze che giustifichino il
nostro stile di vita. Non vogliamo sentire una parola che c’inchiodi, che metta
in discussione quello che noi viviamo e pensiamo e allora cerchiamo
costantemente qualcosa o qualcuno che la pensi esattamente come noi. Troviamo
sempre qualcuno che ci dice quello che noi vogliamo sentire. La vita di fede
inizia quando il Signore ci dona l’incontro con un’esperienza che mostra il
vuoto della nostra esistenza. La vita di fede inizia quando ci accorgiamo che
stiamo perdendo tempo, inseguendo il nulla.
Il bambino, esistenzialmente e
spiritualmente parlando, è vuoto, è uno spazio accogliente perché non c’è nulla
in lui che possa ostacolare l’accoglienza della novità. Per questo il cammino
di fede nasce da questo punto di partenza: il Regno di Dio lo si accoglie come
l’accoglie un bambino. Ciò significa che nel Regno di Dio non c’è spazio per i
palloni gonfiati, per le persone presuntuose e arroganti che sanno sempre tutto
e non sono mai disposte a mettersi in discussione.
La vita di comunità, la chiesa
dovrebbe essere questo spazio di persone che, incontrando il Signore si mettono
in cammino, disposte a lasciarsi svuotare delle proprie idee, delle proprie
spiritualità, dei propri modi di pensare per giungere al punto in cui era
arrivato san Paolo che diceva ai suoi fratelli e sorelle: “noi abbiamo il pensiero di Cristo” (1 Cor 2,16).
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