sabato 18 maggio 2024

XXVII DOMENICA TEMPO COMUNE B

 




Mc 10, 2-16

 

Paolo Cugini

 

Ci son argomenti nella Bibbia che si sono prestati e tutt’ora si prestano ad essere utilizzati e manipolati dai loschi giochi dalla cultura dominante. Questo vale quando la posta in gioco vede relazioni di potere e, si sa che il potere fa gola. La relazione uomo-donna ha sempre fatto fatica e anche oggi lo fa, ad imporsi sul piano della relazione di uguaglianza. La cultura patriarcale, presente in modo massiccio sin dalle prime pagine della Bibbia, ha modellato le tradizioni religiose e ha sempre fornito argomenti al mondo maschile per suffragare la propria pretesa di superiorità nei confronti del mondo femminile. Questi giochi di forza disuguali, che tanto male hanno fatto e continuano a fare a livello sociale, li troviamo presenti anche nel Nuovo Testamento. È interessante allora, a questo riguardo, capire che cosa Gesù ha detto a proposito del matrimonio, quell’istituzione che più di ogni altra è stata modellata dalla cultura patriarcale e che ha fornito fior di argomenti per mantenere la donna soggiogata al marito. Fiumi di inchiostro sono sgorgati da testi di padri della chiesa e da documenti ufficiali della Chiesa per giustificare la sottomissione della donna rispetto all’uomo, e il suo ruolo di custode della casa ed educatrice dei figli.

Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall'inizio della creazione (Mc 10, 5-6). Dinanzi alla provocazione dei farisei sul tema della liceità o meno di un uomo ripudiare la propria moglie, Gesù offre una stupenda lezione di ermeneutica biblica. In primo luogo, prende le distanze dalla legislazione mosaica, mostrandone i limiti e reiterando le affermazioni fatte dallo stesso Gesù qualche pagina anteriore, vale a dire il capitolo 7 sempre del Vangelo di Marco. Sempre, infatti, in un contesto polemico con i farisei, Gesù mostrava come spesso i capi religiosi avevano sostituito la Parola di Dio con le loro tradizioni umane (cfr. Mc 7, 8s), affermando in questo modo che non tutto quello che è scritto nella Bibbia e che è stato detto da Mosè può essere identificato con Parola di Dio. Gesù compie la stessa operazione interpretativa anche nel caso del testo di oggi a riguardo del matrimonio affermando che l’atto di ripudio emanato da Mosè e che si incontra nel libro del Deuteronomio non fu elaborato dalla volontà divina, ma dall’esigenza indicata da Mosè per rispondere alla durezza del cuore degli uomini. Ci sono cose che sono state scritte nella Bibbia a riguardo del matrimonio che sono state dettate dalle esigenze maschiliste della cultura patriarcale e per giustificare logiche di potere.

Proprio per questo motivo Gesù risponde alle obiezioni dei farisei utilizzando due versetti di Genesi di due tradizioni diverse. “Dio creò l’uomo a sua immagine a immagine di Dio li creò: maschio e femmina li creò” (Gen 1,27). C’è in primo luogo un’affermazione che pone il dibattitto della relazione dell’uomo e la donna sul piano dell’uguaglianza. Interessante è la scelta di Gesù di non citare il versetto successivo, vale a dire il 28 e invece citare il versetto 24 del capitolo successivo. È una scelta rivelativa perché mostra che il cuore del matrimonio non è la fecondità (è il versetto 1,28 che Gesù non cita), ma l’unione dei due affinché divengano una sola carne (Gen 2,24). Il principio di uguaglianza dell’uomo e della donna è un invito a percorre il cammino della comunione, manifestando che il senso dell’amore che sfocia nel matrimonio è un progetto la vita che ha come obiettivo l’unità. Non è un caso che alcuni biblisti, teologi e teologhe (Forcades, Migliorini, Piana, Fumagalli) prendono come punto di riferimento il fine unitivo del matrimonio per aprire cammini di significato positivo nel dibattitto sulle unioni omosessuali.

Quando al centro delle nostre preoccupazioni di fede ci sono le persone prima dei precetti tutto diviene più semplice e il cammino più leggero.


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