Mc
10, 2-16
Paolo Cugini
Ci
son argomenti nella Bibbia che si sono prestati e tutt’ora si prestano ad
essere utilizzati e manipolati dai loschi giochi dalla cultura dominante.
Questo vale quando la posta in gioco vede relazioni di potere e, si sa che il
potere fa gola. La relazione uomo-donna ha sempre fatto fatica e anche oggi lo
fa, ad imporsi sul piano della relazione di uguaglianza. La cultura
patriarcale, presente in modo massiccio sin dalle prime pagine della Bibbia, ha
modellato le tradizioni religiose e ha sempre fornito argomenti al mondo maschile
per suffragare la propria pretesa di superiorità nei confronti del mondo
femminile. Questi giochi di forza disuguali, che tanto male hanno fatto e
continuano a fare a livello sociale, li troviamo presenti anche nel Nuovo
Testamento. È interessante allora, a questo riguardo, capire che cosa Gesù ha
detto a proposito del matrimonio, quell’istituzione che più di ogni altra è
stata modellata dalla cultura patriarcale e che ha fornito fior di argomenti
per mantenere la donna soggiogata al marito. Fiumi di inchiostro sono sgorgati
da testi di padri della chiesa e da documenti ufficiali della Chiesa per
giustificare la sottomissione della donna rispetto all’uomo, e il suo ruolo di
custode della casa ed educatrice dei figli.
Per
la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall'inizio
della creazione (Mc 10, 5-6). Dinanzi alla provocazione
dei farisei sul tema della liceità o meno di un uomo ripudiare la propria
moglie, Gesù offre una stupenda lezione di ermeneutica biblica. In primo luogo,
prende le distanze dalla legislazione mosaica, mostrandone i limiti e
reiterando le affermazioni fatte dallo stesso Gesù qualche pagina anteriore,
vale a dire il capitolo 7 sempre del Vangelo di Marco. Sempre, infatti, in un
contesto polemico con i farisei, Gesù mostrava come spesso i capi religiosi
avevano sostituito la Parola di Dio con le loro tradizioni umane (cfr. Mc 7,
8s), affermando in questo modo che non tutto quello che è scritto nella Bibbia
e che è stato detto da Mosè può essere identificato con Parola di Dio. Gesù
compie la stessa operazione interpretativa anche nel caso del testo di oggi a
riguardo del matrimonio affermando che l’atto di ripudio emanato da Mosè e che
si incontra nel libro del Deuteronomio non fu elaborato dalla volontà divina,
ma dall’esigenza indicata da Mosè per rispondere alla durezza del cuore degli
uomini. Ci sono cose che sono state scritte nella Bibbia a riguardo del
matrimonio che sono state dettate dalle esigenze maschiliste della cultura
patriarcale e per giustificare logiche di potere.
Proprio
per questo motivo Gesù risponde alle obiezioni dei farisei utilizzando due
versetti di Genesi di due tradizioni diverse. “Dio creò l’uomo a sua
immagine a immagine di Dio li creò: maschio e femmina li creò” (Gen 1,27).
C’è in primo luogo un’affermazione che pone il dibattitto della relazione
dell’uomo e la donna sul piano dell’uguaglianza. Interessante è la scelta di
Gesù di non citare il versetto successivo, vale a dire il 28 e invece citare il
versetto 24 del capitolo successivo. È una scelta rivelativa perché mostra che
il cuore del matrimonio non è la fecondità (è il versetto 1,28 che Gesù non
cita), ma l’unione dei due affinché divengano una sola carne (Gen 2,24).
Il principio di uguaglianza dell’uomo e della donna è un invito a percorre il
cammino della comunione, manifestando che il senso dell’amore che sfocia nel
matrimonio è un progetto la vita che ha come obiettivo l’unità. Non è un caso
che alcuni biblisti, teologi e teologhe (Forcades, Migliorini, Piana,
Fumagalli) prendono come punto di riferimento il fine unitivo del matrimonio
per aprire cammini di significato positivo nel dibattitto sulle unioni
omosessuali.
Quando
al centro delle nostre preoccupazioni di fede ci sono le persone prima dei
precetti tutto diviene più semplice e il cammino più leggero.
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