Paolo Cugini
Preparate
le parole da dire e tornate al Signore; ditegli: «Togli ogni iniquità, accetta
ciò che è bene: non offerta di tori immolati, ma la lode delle nostre labbra. Assur
non ci salverà (Os 14, 2-3).
C’è
nel cuore della persona religiosa, colei che sin dall’infanzia ha stabilito un
rapporto con il Signore, il desiderio di conversione, di tornare indietro, di
sistemare le cose che, con il tempo si sono modificate in senso negativo. Rivedere
le proprie scelte fa parte del cammino di chi si è abituato ad ascoltare la
propria coscienza e capisce quando è il momento di fermarsi, di fare il punto.
Comprende quando il rapporto con il Mistero è divenuto formale, riempito da
riti che servono solo a placare la coscienza, ma che non hanno un riflesso
sulla vita quotidiana, quando il culto si è ridotto ad un mero movimento delle
labbra e non scalda più il cuore.
È
allora che sorgere il desiderio di un ritorno a casa, di una conversione che
altro non è che tornare sui propri passi, nella consapevolezza che non si
tratterà di un semplice ritorno al punto di partenza, perché nel frattempo la
persona è cambiata, non è più la stessa. Tornare sul cammino del Mistero con la
consapevolezza della novità che le scelte buone o cattive hanno apportato nella
vita personale è di fondamentale importanza, per non correre il rischio di
pensare che sia possibile ritornare al punto di partenza come se niente fosse.
È questo un aspetto della maturità della vita
adulta che percepisce la responsabilità delle proprie scelte e le assume ed è
proprio a questo livello di presa di comprensione che iniziano a sparire i
sensi di colpa e ad affiorare i primi sintomi di una libertà autentica, senza
fingimenti e sotterfugi.
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