domenica 12 settembre 2021

CHI DICE LA GENTE CHE IO SIA?

 




DOMENICA XXIV B

Paolo Cugini

È bello vedere l’andare di Gesù con i suoi discepoli per le strade della Galilea: rivela tante cose del senso che ha voluto dare alla sua missione. In primo luogo, la precarietà. Era così pieno di amore del Padre, che non aveva bisogno di cercare altre fonti di soddisfazione. E poi tanta libertà che gli permette di girare assieme ai suoi discepoli senza il pensiero di cosa mangiare, cosa vestire e altro. Precarietà e libertà vanno a braccetto.

Chi dice la gente che io sia?”. È una domanda importante, non solo perché nella narrazione di Marco siamo a metà del cammino della vita pubblica di Gesù, ma anche perché la vita dei discepoli e delle discepole dovrebbe essere una risposta alla Parola di Gesù. Cogliere, dunque, l’essenza del suo messaggio è fondamentale per l’esistenza.

Giovanni il Battista; altri dicono Elia e altri uno dei profeti”. La scoperta di Gesù è amara, perché trova un popolo ancora ancorato al passato, alle proprie storie e tradizioni. Elia e i profeti sono stati, senza dubbio, grandi personaggi del passato, che hanno avuto un ruolo importante nella storia del popolo d’Israele, ma non rivelano nulla del presente che Gesù è venuto a portare. Lo stesso Giovanni Battista, considerato il più grande dei profeti per il fatto che ha potuto vedere e conoscere Gesù, rimane comunque, ancorato l’antico Testamento. Anche la risposta di Pietro non si muove dal passato. Dicendo, infatti, “Tu sei il Cristo” non si muove dalle proiezioni del passato sul presente. Cristo, infatti, è il titolo attribuito al futuro messia, l’unto di Dio. Gesù dunque scopre che, nonostante le parole e le opere, nessuno sta cogliendo la novità del suo messaggio. Gesù scopre che non c’è stato sino ad ora nessuno sforzo di comprendere che cosa davvero stia succedendo con la sua venuta, ma tutte le sue parole e le sue azioni vengono riversate negli otri vecchi.

Che cosa significano questi versetti? Ci rivelano qualcosa dio molto profondo nell’uomo e nella donna, vale a dire la difficoltà di aprirsi al nuovo. È come se il presente fosse intasato dal passato, come se la coscienza identificasse come felicità della vita la riproduzione del passato, di alcuni momenti significativi. Riempirei l presente di passato, edulcorandolo, è un meccanismo che nasce dall’istinto di sopravvivenza, che conduce ad aggrapparsi a ciò che dà sicurezza.

Il primo passo, dunque, per un cammino di conversione, che permetta di cogliere la novità della proposta di Gesù consiste nel liberarsi dalle scorie del passato, che intasano in modo ingombrante il nostro presente. C’è una sordità psicologica ed esistenziale, che non permette di cogliere la novità del presente e che si sviluppa proprio quando la persona si attacca progressivamente in modo morboso al passato, alle tradizioni del luogo in cui vive, che rimangono pur sempre tradizioni umane.

E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto, ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere.

L’incapacità di liberarsi dal passato non permette di cogliere il senso profondo della vita che Gesù è venuto a manifestare. Seguire Gesù, abbracciare la novità della sua Parola, significa entrare nel cammino dell’amore, della ricerca della giustizia, che si manifesta come misericordia. Significa, anche, abbandonare il cammino dell’aggressività, per mettersi al servizio del progetto di costruzione costante della pace. Seguire Gesù, significa anche, abbandonare il tavolo di coloro che cercano la felicità nella ricchezza a qualsiasi prezzo, e decidono di mettersi al servizio dei poveri, degli esclusi, di quelli che per la società non contano. Questo cammino ha delle conseguenze durissime, vale a dire la sofferenza, il rifiuto e la morte. Nel futuro la resurrezione. Si capisce, allora, come agisce l’istinto di sopravvivenza che non vuole ascoltare la novità presente nella storia: fa di tutto per stare lontano di problemi, da ciò che mette in pericolo l’esistenza, cercando costantemente la tranquillità. Questo stile di vita è la morte dell’anima, perché impedisce il coraggio di entrare nel cammino dell’amore che si dona gratuitamente, della vita che si perde per gli altri, della libertà dalle tradizioni che soffocano il presente.

Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini»

Satana è tutta quella realtà, quelle situazioni, che ostacolano la Parola di Gesù, togliendola dal cuore delle persone. Il pensiero di Pietro è sintomatico del rifiuto del cammino proposto di Gesù, che richiede anche la capacità di rifiutare le conseguenze. Chi si lascia trascinare dall’istinto di sopravvivenza e cerca il cammino della tranquillità e della sicurezza, non sarà mai in grado non solo di capire il messaggio di Gesù, ma soprattutto di seguirlo. 

Nessun commento:

Posta un commento