DOMENICA XXIV B
Paolo Cugini
È bello vedere l’andare di Gesù con i suoi discepoli
per le strade della Galilea: rivela tante cose del senso che ha voluto dare
alla sua missione. In primo luogo, la precarietà. Era così pieno di amore del
Padre, che non aveva bisogno di cercare altre fonti di soddisfazione. E poi
tanta libertà che gli permette di girare assieme ai suoi discepoli senza il
pensiero di cosa mangiare, cosa vestire e altro. Precarietà e libertà vanno a
braccetto.
“Chi dice la gente che io sia?”. È una domanda
importante, non solo perché nella narrazione di Marco siamo a metà del cammino
della vita pubblica di Gesù, ma anche perché la vita dei discepoli e delle
discepole dovrebbe essere una risposta alla Parola di Gesù. Cogliere, dunque, l’essenza
del suo messaggio è fondamentale per l’esistenza.
“Giovanni il Battista; altri dicono Elia e altri
uno dei profeti”. La scoperta di Gesù è amara, perché trova un popolo ancora
ancorato al passato, alle proprie storie e tradizioni. Elia e i profeti sono
stati, senza dubbio, grandi personaggi del passato, che hanno avuto un ruolo
importante nella storia del popolo d’Israele, ma non rivelano nulla del
presente che Gesù è venuto a portare. Lo stesso Giovanni Battista, considerato
il più grande dei profeti per il fatto che ha potuto vedere e conoscere Gesù,
rimane comunque, ancorato l’antico Testamento. Anche la risposta di Pietro non
si muove dal passato. Dicendo, infatti, “Tu sei il Cristo” non si muove
dalle proiezioni del passato sul presente. Cristo, infatti, è il titolo
attribuito al futuro messia, l’unto di Dio. Gesù dunque scopre che, nonostante
le parole e le opere, nessuno sta cogliendo la novità del suo messaggio. Gesù
scopre che non c’è stato sino ad ora nessuno sforzo di comprendere che cosa
davvero stia succedendo con la sua venuta, ma tutte le sue parole e le sue
azioni vengono riversate negli otri vecchi.
Che cosa significano questi versetti? Ci rivelano
qualcosa dio molto profondo nell’uomo e nella donna, vale a dire la difficoltà
di aprirsi al nuovo. È come se il presente fosse intasato dal passato, come se
la coscienza identificasse come felicità della vita la riproduzione del passato,
di alcuni momenti significativi. Riempirei l presente di passato,
edulcorandolo, è un meccanismo che nasce dall’istinto di sopravvivenza, che
conduce ad aggrapparsi a ciò che dà sicurezza.
Il primo passo, dunque, per un cammino di conversione,
che permetta di cogliere la novità della proposta di Gesù consiste nel
liberarsi dalle scorie del passato, che intasano in modo ingombrante il nostro
presente. C’è una sordità psicologica ed esistenziale, che non permette di cogliere
la novità del presente e che si sviluppa proprio quando la persona si attacca
progressivamente in modo morboso al passato, alle tradizioni del luogo in cui
vive, che rimangono pur sempre tradizioni umane.
E cominciò a insegnare
loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto, ed essere rifiutato dagli
anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre
giorni, risorgere.
L’incapacità di liberarsi dal passato non permette
di cogliere il senso profondo della vita che Gesù è venuto a manifestare. Seguire
Gesù, abbracciare la novità della sua Parola, significa entrare nel cammino
dell’amore, della ricerca della giustizia, che si manifesta come misericordia.
Significa, anche, abbandonare il cammino dell’aggressività, per mettersi al
servizio del progetto di costruzione costante della pace. Seguire Gesù,
significa anche, abbandonare il tavolo di coloro che cercano la felicità nella
ricchezza a qualsiasi prezzo, e decidono di mettersi al servizio dei poveri,
degli esclusi, di quelli che per la società non contano. Questo cammino ha
delle conseguenze durissime, vale a dire la sofferenza, il rifiuto e la morte. Nel
futuro la resurrezione. Si capisce, allora, come agisce l’istinto di
sopravvivenza che non vuole ascoltare la novità presente nella storia: fa di
tutto per stare lontano di problemi, da ciò che mette in pericolo l’esistenza,
cercando costantemente la tranquillità. Questo stile di vita è la morte dell’anima,
perché impedisce il coraggio di entrare nel cammino dell’amore che si dona gratuitamente,
della vita che si perde per gli altri, della libertà dalle tradizioni che
soffocano il presente.
Faceva questo discorso
apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli,
voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro
a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini»
Satana è tutta quella realtà, quelle situazioni, che
ostacolano la Parola di Gesù, togliendola dal cuore delle persone. Il pensiero
di Pietro è sintomatico del rifiuto del cammino proposto di Gesù, che richiede
anche la capacità di rifiutare le conseguenze. Chi si lascia trascinare dall’istinto
di sopravvivenza e cerca il cammino della tranquillità e della sicurezza, non
sarà mai in grado non solo di capire il messaggio di Gesù, ma soprattutto di
seguirlo.
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