Paolo
Cugini
Guai a voi, scribi e
farisei ipocriti, che assomigliate a sepolcri imbiancati: all’esterno appaiono
belli, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni marciume. Così anche
voi: all’esterno apparite giusti davanti alla gente, ma dentro siete pieni di ipocrisia
e di iniquità (Mt 23, 27-28).
Versetti pesantissimi come, del resto, tutto
il capitolo 23 di Matteo. Gesù colpisce duramente il modo di fare dei farisei
ma, più in generale, colpisce in modo durissimo l’atteggiamento religioso. Qual
è il cuore della religione? È la ricerca dell’apparenza per salvare la propria
mediocrità, per non dovere cambiare e continuare la propria vita. Gesù entra
nel cuore della questione.
C’è
una religione che allontana da Dio, perché invece di produrre un cammino di
conversione interiore, si muove alla ricerca di garantire se stessi, di
proteggersi da Dio e dalla sua Parola. La verità dell’uomo religioso,
smascherata da Gesù in questa durissima invettiva, è che non vuole cambiare,
vuole rimanere così e, in questo modo, usa letteralmente la religione per darsi
un tono, per apparire quello che non è. I gesti che compie la persona religiosa
sono pura esteriorità, sono parole che escono dalla bocca, ma che non provengono
dal cuore.
Era
questa, del resto, l’accusa che i profeti facevano al popolo d’Israele e,
soprattutto ai capi religiosi, che avevano portato alla distruzione il popolo
proprio perché invece d’insegnare la Parola di Dio insegnavano le loro
tradizioni. C’è tutto un percorso religioso che serve per imbiancare l’esterno
e mantenere inalterato l’interno: è il cammino dell’ipocrisia e dell’inautenticità.
Gesù, invece, è venuto per liberarci dalla falsa religione per divenire persone
autentiche.
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