mercoledì 1 maggio 2024

COME ANNUNCIARE IL VANGELO?

 




 

Paolo Cugini

 

Is 42, 1-7: esiste un modo, una modalità che è inconfondibile per annunciare il Regno di Dio e questa modalità la trovo non solo in Gesù Cristo, ma anche in tutti colore che prima di Lui lo hanno profetizzato con le parole e la vita. Ciò significa che il Regno di Dio non può essere annunciato in qualsiasi modo e da chiunque. Occorre essere preparati da Dio. Infatti, annuncia il Regno colui nel quale Dio pose lo Spirito. C’è una scelta da pare di Dio ed è una scelta misteriosa e per certi aspetti inquietanti. In altre parole non è l’uomo che decide di essere ministro per annunciare il Regno: è Dio che decide, perché è solo Lui che pone lo Spirito e lo pone su colui “nel quale si compiace la mia anima”. Non possiamo annunciare il Regno di Dio se prima non si coglie questa elezione di Dio, questa scelta che Lui ha fatto su qualcuno. Questo aspetto è fondamentale. Di fatto, se dipendesse dalla nostra volontà, l’annuncio del Regno di Dio dipenderebbe dalle qualità, dalla soggettività umana. E invece no: dipende da una scelta di Dio e di conseguenza da una risposta che ogni giorno deve essere rinnovata in un ascolto che deve diventare sempre più attento e profondo.

E poi c’è il modo dell’annuncio del Regno, che solamente chi è posseduto dallo Spirito di Dio può esprimere, solamente chi si lascia modellare da questo Spirito può vivere. Ed è il modo di Gesù, che andava di paese in paese, di strada in strada annunciando il Regno senza gridare, senza spezzare la canna incrinata o spegnere il lumicino. Che cosa significa questo? Che se c’è umanità la cui fede è in pericolo, chi possiede lo Spirito di Gesù si mette in cammino delicatamente perché quell’umanità non si spezzi, quell’anima non si perda, quella fede non si spenga. C’è un amore per l’altro, un’attenzione per l’altro che diventa fratello e sorella, un amore che non è nient’altro che il frutto dello Spirito Santo che riceviamo. Un amore che diventa delicatezza, attenzione all’umanità del fratello, alla sua storia, al suo cammino, un’attenzione che si trasforma in solidarietà, bontà, misericordia.

E poi colui che riceve lo Spirito di Dio e si lascia plasmare e guidare da questo Spirito non si disanima e non si lascia abbattere da alcun ostacolo. È la perseveranza; è il Segno che davvero nella nostra vita non sono le forze che contano, l’intelligenza, la volontà: è lo Spirito Santo di Dio. La perseveranza è, allora, il Segno più evidente di una fede plasmata dall’abbondanza e questa obbedienza il segno che il dialogo con Dio sta diventando maturo, autentico [dai diari-2002].