giovedì 25 febbraio 2016

RIFLESSIONI SUL SALMO 103




Riflessioni di Paolo Cugini

Il tema fondamentale del salmo è la benedizione. Benedire significa riconoscere Dio come sorgente della vita, della gioia, della salvezza, del benessere che possono accompagnare la vita dell’uomo.
Il salmo inizia con un’esperienza personale: Benedici il Signore anima mia. La conclusione è: benedite.

Non dimenticare tanti suoi benefici. Il modo concreto di benedire il Signore è il ricordo, il non dimenticare, il raccontare quello che Dio ha fato per noi. Questo è uno dei comandamenti fondamentali dell’esperienza d’Israele. Non dimenticare (Dt 9,7); guardati dal dimenticare (Dt 6,12). Vuole dire: ricorda quello che hai conosciuto e sperimentato e scrivilo, imprimilo e incidilo dentro al tuo cuore.

Quali sono questi benefici che il Signore ha fatto?
vv. 3-5: perdona, guarisce, salva, corona, sazia.
6-7: concretezza del perdono.
Agisce con giustizia: si dice delle grandi opere che Dio ha compiuto nella storia d’Israele sono opera di giustizia perché esprimono la fedeltà di Dio. Agendo in questo modo Dio ha mostrato a Mosè le sue vie e ai figli d’Israele le sue opere (v.7).

Lento all’ira: è l’espressione di un Dio che interviene nella storia con il suo giudizio e la sua condanna. Se non ci fosse l’ira di Dio anche la sua bontà non avrebbe valore. Se non Dio non fosse giudice la nostra povera storia diventerebbe senza equilibrio e senza giustizia. L’ira di Dio è la reazione di Dio alla corruzione, cioè a tutto quello che minaccia la ita. L’ira di Dio è un’espressione biblica forte per mostrare la presa di posizione di Dio dinanzi a ciò che minaccia la vita. Se ciò non avvenisse ci troveremmo dinanzi ad un Dio apatico, che non s’interessa di noi, che pensa solo agli affari suoi, un Dio impersonale, com’era quello aristotelico. Ci sono delle forze che minacciano la vita e non si può rimanere indifferenti di fronte a quelle realtà, altrimenti è la vita stessa che viene messa in pericolo. L’ira di Dio è questo: c’è una giustizia che alla fine trionfa e s’impone sopra il corso degli avvenimenti umani.

L’ira di Dio dura un istante, mentre il suo amore dura per sempre. L’ira di Dio risponde al peccato dell’uomo e quindi ha la brevità del nostro peccato. L’amore di Dio è l’espressione della sua identità.
Cfr. San Paolo Ef 4,26-27: nell’ira non peccate. Quando siamo dinanzi ad una situazione di male anche a noi è lecito reagire; stiamo attenti però a fare in modo che l’ira, reazione sana, non diventi peccato.

V. 9: il Signora contesta, ma non per sempre; per questo non ci tratta secondo i nostri peccati, non ci ripaga secondo le nostre colpe. La bontà del Signore prevale.

Il salmista usa tre immagini per farci capire questo concetto:
1.      Come il cielo è alto sulla terra, così è grande la sua misericordia su quanti lo temono. Dio supera la più grande verticale possibile che possiamo immaginare.
2.      Distanza orizzontale: come dista l’Oriente dall’Occidente. Allontana da noi le nostre colpe. Isaia dice che il Signore le nostre colpe se le getta alle spalle (Is 38,17). Miche dice che Dio getta le nostre colpe nel profondo del mare (Mic 7,19).
3.      Come un padre ha pietà dei suoi figli: viene in mente la parabola del Figliol prodigo. L’amore paterno va al di là di una riflessione razionale. L’amore paterno è creativo, crea un affetto e un legame dove umanamente sembrerebbero non più presenti. Nella liturgia della messa troviamo questa espressione: o Dio che manifesti la tua onnipotenza soprattutto con la misericordia e il perdono… Non cerchiamo l’onnipotenza di Dio nella creazione del cosmo, ma quando Dio cambia il male in bene: qui si manifesta l’onnipotenza di Dio.

Le grandi opere di Dio sono legate alla fragilità e alla condizione dell’uomo.
Perché Dio agisce in questo modo?
Dio è pronto a perdonare l’uomo perché è infinitamente buono e misericordioso.
Perché egli sa di che siamo plasmati, ricorda che noi siamo polvere. Dio usa misericordia verso di noi perché ci conosce, sa qual è la nostra condizione.
Due immagini:

1.      La nostra vita dura poco: come si fa ad essere duri con una creatura così debole come l’uomo e al donna? Come si fa ad essere duri con dei condannati a morte? Come si fa a sparare su di un morto? Siamo polvere: ce lo ricorda già il primo libro della Bibbia (Gen 2,7). Il materiale di uci siamo fatti è un po’ di fango sul quale Dio ha soffiato il suo spirito di vita. Proprio perché siamo fatti così, il nostro materiale è incline al male. La percezione della fragilità dell’uomo è un motivo che dà forza alla misericordia di Dio.
2.      Il Signore ha stabilito in cielo un trono. La sovranità del Signore sopra il mondo e la storia.



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