giovedì 29 settembre 2022

INTRODUZIONE AL VANGELO DI GIOVANNI

 




 

Secondo Dt 18, 15.18-19 Dio avrebbe promesso al suo popolo un profeta simile a Mosè. Questa promessa si è realizzata in Gesù di Nazareth. Questa convinzione percorre tutto il Vangelo di Giovanni e ne regge i temi principali.

Gesù nutre il popolo di Dio come aveva fatto Mosè nel deserto. Gv mette sulle labbra di Gesù delle parole che nell’AT riguardano Mosè (12,48-50; 8,28-29; Siccome nella prospettiva della nuova Alleanza Gesù prende il posto di Mosè, i giudei dovranno scegliere tra l’antico e il nuovo Mosè. Come Mosè che riferiva al Popolo ciò che Dio gli diceva, così è Gesù: non fa che trasmettere al popolo le parole che Dio gli ha affidato per loro (3,34; 17,8).

Il messaggio centrale di Gesù è questo: che ci amiamo gli uni gli altri come Gesù stesso ci ha amati (13,34-35). È il comandamento che riassume le dieci parole di Mosè perché Dio è amore (1 Gv 4,7-16). Il cristianesimo è essenzialmente una religione d’amore.

Come Dio aveva dato l’ordine al popolo a riguardo di Mosè: ascoltatelo (Dt 18,15), così è anche per Gesù, perché chi ascolta la Parola di Gesù ha la vita eterna (5,24).

Al tema Gesù nuovo Mosè è strettamente legato quello di Gesù re messianico.

Per esprimere le sue idee cristologiche, l’evangelista spesso usa la simbologia dei numeri. 7: simbolo di totalità, ma anche davidico, mentre 6 richiama l’idea dell’imperfezione. Esempio: il figlio del funzionario regio di Cafarnao viene guarito all’ora settima (4,52-53). Invece, la debolezza del Cristo-uomo si manifesta all’ora sesta (19,14).

Il quarto Vangelo afferma a più riprese la divinità di Cristo, ma gli dà raramente il titolo di Dio (1,1; 20,28).

La teologia dei segni qualifica l’intero libro.

Chi è l’autore? Per tradizione la chiesa dice che è Giovanni. È lui l’iniziatore del processo redazionale. Giovanni era pescatore in Galilea (21,2.7).

Quando fu composto? La più antica testimonianza risale al 125 d.C. Probabilmente è stato scritto a Efeso o ad Antiochia, al più tardi negli ultimi anni del I sec d.C.

All’evangelista interessa mettere in luce il senso di una storia che è ad un tempo divina e umana.

I miracoli raccontati sono segni che rivelano la gloria di Cristo e simboleggiano i doni che egli porta al mondo (purificazione nuova, pane, vino, luce, vita). Indipendentemente dai miracoli, l’autore ha il dono di cogliere il significato spirituale dei fatti e di scoprirvi misteri divini (cfr. 2, 19-21; 9,7; 11,51; 13,30, ecc.). Egli vede i fatti materiali e storici nella loro dimensione spirituale: Gesù è la luce che viene al mondo; il suo combattimento è quello della luce contro le tenebre; la sua morte è il giudizio del mondo; tutta la sua vita è il compimento delle grandi figure messianiche dell’AT; egli è l’agnello di Dio (1,29, il tempio nuovo (2,21), il serpente salvatore innalzato nel deserto (3,14), il pane di vita che sostituisce la manna (6,35), il buon pastore (10,11) la vite vera (15,1) ecc.

In Giovanni non bisogna opporre simbolismo e storia. Il simbolismo è quello dei fatti stessi , scaturisce dalla storia, vi si radica, ne esprime il senso e ha valore, per il testimone privilegiato del verbo fatto carne. 

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