martedì 16 giugno 2015

L'OPZIONE PREFERENZIALE PER I POVERI



XXIII DOMENICA/B
(Is 35,4-7a; Sal 145; Gc 2,1-5;Mc 7,31-37)



1. Il tema  generale della liturgia della Parola di questa domenica è chiarissimo: l’amore preferenziale di Dio per i poveri. Ne parlano tutte le letture, compreso il salmo. Non si può quindi fuggire da nessuna parte, bisogna parlare proprio di ciò.
In un contesto di benessere diffuso come il nostro, fa un po’ senso parlare di poveri e povertà. Anzi, forse ci si arrabbia un po’ con Dio e ci si chiede con fastidio perché Lui vuole sempre parlare di “queste cose”. Il fastidio nasce anche dal fatto che poi si sa che queste parole nessuno le vive e allora le si ascolta, nonostante tutto, ma poi ognuno fa ciò che vuole, come in molti casi.
Credo, invece, che la  Parola di Dio sia una  vera benedizione, perché ci costringe, ci forza ad ascoltare ciò che non vorremmo ascoltare e cioè che nonostante il nostro perbenismo di facciata, la strada della conversione è ancora molto lunga, anche perché questa strada non può che passare per il volto dei poveri, quel volto che troppo spesso noi non vogliamo guardare neanche da lontano. E invece i poveri sono sempre li, e ne arrivano sempre di più a turbare i nostri piani, le nostre belle ed educate giornate. Ne arrivano tutti i giorni a palate  sulle nostre coste per ricordarci che, nella realtà, quella realtà che neghiamo con il nostro menefreghismo, i tre quarti della popolazione del mondo è indigente, vive di stenti, in condizioni igieniche precarie.
 “Ma che colpa abbiamo noi se ci sono tanti poveri? Noi tutti i giorni lavoriamo, educhiamo i nostri figli: che cosa dobbiamo fare di più?”.

2. La Parola di Dio che abbiamo ascoltato, non ci pone dinanzi delle analisi sociologiche e nemmeno storiche. Non cerca, infatti, d’indagare i motivi della povertà del mondo, ma ci dice semplicemente da che parte Dio sta.
“Dio non ha forse scelto i poveri nel mondo?” (Gc 2, 5).
Questa è la scelta di Dio e, se qualcuno si sente così saggio da metterla in discussione, si faccia avanti. Per coloro, invece, che dinanzi alla Parola di Dio, si pongono in religioso ascolto (come ci insegna il concilio Vaticano II nel documento Dei Verbum),  non resta che interiorizzare questa Parola, per tradurla in scelte di vita.
E’ questo il cammino che dobbiamo compiere tutti assieme, perché tutti abbiamo bisogno della Parola per vedere il cammino da percorrere.
 Dio è la sorgente della verità e della pace, ci dice la preghiera sulle offerte di oggi, ciò significa che la pace è il dono che il Signore fa a coloro che, con assiduità, si sforzano di vivere la Verità che Lui  ci dona. Verità che spesso è contraddetta dallo stile di vita del mondo e che, quindi, fatichiamo a riconoscere e vivere. Per questo il Signore oggi nel Vangelo si presenta come un taumaturgo che apre le nostre orecchie, divenute sorde dai rumori del mondo, e cura i nostri occhi accecati dalle illusioni che si presentano ai nostri sensi.

3.          “Coraggio non temete; ecco il vostro Dio… Egli viene a          salvarvi. Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi(Is 35, 4).
Dio interviene nella storia per “Salvare”: è su questo che mi sembra importante riflettere. Se Dio infatti, interviene nella storia per salvare l’umanità, è perché  la vede malata, povera, bisognosa di un intervento salvifico. In questa prospettiva il significato della povertà si allarga a dismisura e va ben oltre del semplice anche se autentico, significato materiale. Se Dio interviene nella storia per soccorrere un’umanità povera, cieca, sorda, storpia, ecc., allora tutti noi, tutta l’umanità è racchiusa in queste categorie. A questo punto allora il problema  è il seguente: ma come ci vede  Dio? Perché Lui, che è l’Onnipotente, mi vede in questa maniera, che è il contrario della visione che io ho di me stesso?
Dio ci vede malati, zoppi, ciechi e sordi, in una parola: poveri. E ci vede così perché è Lui che ci ha creati e quindi  conosce bene il progetto originario dell’umanità. E’ chiaro che il possesso di soldi o cose non dice assolutamente nulla della nostra situazione esistenziale o spirituale davanti a Dio; al massimo la peggiora. Dio ci vede poveri, malati, tremendamente ciechi e sordi perché pieni di noi, egoisti, concentrati solo su noi stessi, le nostre cose. Con l’andar del tempo questa situazione egoista, questa condizione umana permeata dall’egoismo ha prodotto i suoi frutti marci: la disuguaglianza, le divisioni, i soprusi.
 E così accanto al benestante incontriamo “il povero dal vestito logoro(Gc 2,2),  accanto ai ricchi, senza problemi, nelle loro case super attrezzate e rinforzate per proteggersi dagli stranieri che sono tutti dei ladri e scansafatiche, incontriamo gli oppressi, affamati, prigionieri, stranieri (Salmo 145). E’ inutile dire che queste cose così storte, così fatte male, Dio non le ha pensate, non le poteva pensare, nemmeno sognare. Perché Dio è buono, è misericordioso, è l’amore e chi ama non può fare queste cose così sbagliate, così storte e  insensate. Ed è per questo che Dio, il Padre sta dalla parte dei poveri. Non è una scelta discriminatoria, ma di amore e di misericordia. Infatti, il povero, la situazione di indigenza è un segno dell’ingiustizia dell’uomo. Se Dio ha creato il mondo affinché tutti potessero  usufruirne, se qualcuno ha di più e altri non hanno nulla è perché è avvenuto qualcosa che distorce il progetto originario. La ricchezza è il segno di una ingiustizia: questo è un dato biblico incontestabile. La vita del cristiano, sia a livello personale, che familiare e sociale, è chiamata continuamente a pensare forme di condivisione, di solidarietà. Se abbiamo è per dare e,  soprattutto non possiamo permetterci il lusso di accumulare. A partire da questi principi economici ispirati dal Vangelo, si muove tutta l’esperienza sociale cristiana. Il problema, a questo livello, non è sul fare o non fare quella cosa o quel mestiere: l’accento del Vangelo  è costantemente posto sulla persona e sulla misericordia del Signore.
 A questo punto posso fare ciò che voglio (è la libertà del cristiano che san Paolo nelle sue lettere stimola continuamente: cfr. 1 Cor 6,1ss.), posso guadagnare un sacco di soldi (chiaramente se si tratta di lavoro onesto), l’importante è che non pensi solamente a me, ma che il pensiero degli altri, del prossimo, muova i miei pensieri economici e sociali.

4.
 “E subito si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua” (Mc 7, 35)

E’ quello che vogliamo che Tu, Signore, faccia con noi, affinché possiamo uscire dalle nostre ipocrisie fatte di parole vuote, di idee geniale e profonde, ma non accompagnate da scelte altrettanto coraggiose. Ti chiediamo, allora, Signore, nell’Eucaristia di questa domenica, di aprire le nostre orecchie ottuse e chiuse dall’egoismo che sa solo giudicare gli altri, che sa solo guardare i difetti degli altri, che riesce solo a fare i conti nelle tasche degli altri e si dimentica di verificare i propri. O Signore,  aiutaci ad avere tra di noi parole di giustizia e di misericordia, affinché sappiamo condividerle per elaborare stili di vita capaci di modificare i sistemi di egoismo che il mondo costruisce e che pesano come macigni sulle nostre coscienze. Aiutaci, Signore, ad uscire con semplicità dagli schemi perversi del consumismo, per promuovere in ogni momento, a partire dalle nostre famiglie, dalla nostra famiglia, Chiesa domestica, un frammento di umanità nuovo, simile a quello che tu hai voluto costruire, in cui apprendiamo a rispettare i poveri del mondo vivendo con sobrietà, smettendo di pensare solo a noi stessi, giustificandoci per il nostro stile di vita spaventosamente consumistico, dicendo che tutti fanno così. Illumina i nostri occhi, Signore,  per mostrarci il cammino per il quale ci sentiamo attratti , ma che spesso facciamo fatica a riconoscere.
Infine, ti chiediamo, Signore, una Chiesa che sappia stare sempre dalla parte giusta, che è la parte che Tu hai scelto, la parte dei poveri, degli oppressi del mondo, per poter indicare al mondo la sua malattia e, così sentire il bisogno di una redenzione. Amen.








Nessun commento:

Posta un commento