sabato 27 giugno 2015

ED EGLI STAVA LUNGO IL MARE




DOMENICA XIII/B

Paolo Cugini

E’ molto interessante capire e scoprire gli spazi che Gesù sceglieva per evangelizzare, per presentare la sua proposta. Siamo così abituati ad identificare l’evangelizzazione con gli spazi chiusi dei perimetri parrocchiali, con le chiese, gli oratori, i saloni parrocchiali, che probabilmente anche se ascoltiamo ci sfuggono dei particolari del Vangelo che sono fondamentali. Un esempio è il vangelo di oggi, che già di per sé è ricchissimo di eventi e situazioni, ma che part da un’indicazione estremamente significativa sul modo d’intendere l’evangelizzazione. Gesù infatti, dice il testo che stava lungo il mare, vale a dire che evangelizzava sulla spiaggia. E’ Lui il tempio, il luogo sacro e la gente va a Lui. Sarebbe interessante spingere una riflessione su questo punto e recuperare un po’ di libertà pastorale, troppo spesso relegata negli angusti spazi parrocchiali. Se Gesù è il modello dell’evangelizzazione, allora il suo modo di fare ci spinge a cambiare impostazioni, ad avere il coraggio di guardare il mondo in un modo diverso, in una prospettiva diversa. Pensare la pastorale a partire dalla strada, dalle spiagge del mondo permette senza dubbio un progettualità diversa da quella che esce dalle sale anguste dei nostri oratori e dalle nostre stanze parrocchiali. Gesù c’invita ad aprire i nostri cammini di evangelizzazione.

Vieni a imporle le mani… E da dietro toccò il suo mantello”. Toccare Gesù per essere salvi: è questo che il Vangelo di Marco ci dice con le due storie di oggi intrecciate tra loro. Perché è così importante il toccare per essere guariti, per essere salvi? Toccare significa fare riferimento a qualcosa di reale, di oggettivo. Fino a quando Dio permane nella dimensione trascendente e spirituale può essere confuso con la fantasia, con una proiezione della coscienza. La salvezza passa attraverso quello spazio di umanità che Gesù ha delimitato incarnandosi e che nell’oggi della nostra salvezza incontriamo nel Vangelo. E’ di fatti nel Vangelo che incontriamo le modalità dell’incontro con Lui, i modelli delle sue manifestazioni nella storia. Oltre a ciò è nella chiesa, corpo di Cristo che incontriamo l’umanità del Signore risorto. Per questo diviene molto importante come viviamo il Vangelo, perché ne va della visibilità di Dio nel mondo, della possibilità degli uomini e delle donne d’ incontrare il Signore e di accogliere la sua vita toccando la sua umanità.

Tu vedi la folla che ti stringe attorno e dici: chi ti ha toccato?”. E’ questo un punto molto importante e delicato. Infatti, non basta toccare il Signore, la sua umanità per come oggi si manifesta nella chiesa, nei sacramenti, nei poveri, e in altre forme: dipende da come lo tocchiamo e perché. Quanta gente tutte le domeniche va a messa, ascolta la Parola di Dio, tocca il corpo di Cristo e n on cambia di una virgola la propria vita, il proprio modo di pensare! A che cosa serve una religione che non ti cambia il cuore, la mente, la vita? Il Signore cambia la vita delle persone che lo cercano e lo toccano con cuore sincero, che hanno voglia di vederlo, che desiderano essere creature nuove. C’è tantissima gente attorno a Gesù nel Vangelo di oggi, ma solo una donna ammalata viene guarita: perché? Perché questa donna ha cercato Gesù perché voleva guarire, ha toccato il mantello di Gesù pensando che solo questo piccolo gesto avrebbe potuto guarirla. Era così grande la fiducia nel potere taumaturgico di Gesù, che le bastava toccare questo semplice lembo di mantello, per di più da dietro, senza vedere Gesù in faccia. Questa è la fede che provoca i cambiamenti: il desiderio di guarire, il desiderio di conoscere il Signore. E’ così grande la fede di questa donna che gli basta pochissimo! Non è una ritualità meccanica che ci salva, un’appartenenza alla chiesa delle cose da fare, delle attività da organizzare: è ben altro. E’ il desiderio di conoscere il Signore che ci salva da una vita piena di cose, ma vuota di senso, una vita piena di attività religiose, ma senza fede.


La bambina non è morta, ma dorme”. Essere cristiani significa imparare a vedere le cose come le vede Gesù. Dove noi umanamente vediamo morte, Gesù vede vita. Gesù è la fonte della vita. Pensare come Lui, vedere quello che Lui vede nella realtà: è questo il senso di un cammino spirituale. Seguire il Signore significa uscire dalle nostre ottusità, dalle nostre cecità che provengono da un’incapacità di cambiare, dal voler riprodurre sempre gli stessi schemi, allo stesso modo. Finché rimaniamo dentro le nostre visioni, dentro i nostri schemi non saremo capaci di vedere in modo diverso, di riprodurre nella storia, nelle nostre relazioni lo stile di Gesù, il suo pensiero, le sue attitudini. Gesù entra nella storia e spezza le catena, fa saltare la pietra che lo teneva chiuso nel sepolcro. Gesù è vivo ed è in mezzo a noi per aiutarci a liberare da tutto ciò che c’imprigiona, che ci tiene chiusi nei nostri sepolcri, da tutto ciò che non ci permette di essere liberi e di vedere in modo nuovo. Lasciamoci liberare dal Signore: è questo l’invito del Vangelo di oggi. 

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