DOMENICA XIII/B
Paolo Cugini
E’ molto interessante capire e
scoprire gli spazi che Gesù sceglieva per evangelizzare, per presentare la sua
proposta. Siamo così abituati ad identificare l’evangelizzazione con gli spazi
chiusi dei perimetri parrocchiali, con le chiese, gli oratori, i saloni
parrocchiali, che probabilmente anche se ascoltiamo ci sfuggono dei particolari
del Vangelo che sono fondamentali. Un esempio è il vangelo di oggi, che già di
per sé è ricchissimo di eventi e situazioni, ma che part da un’indicazione
estremamente significativa sul modo d’intendere l’evangelizzazione. Gesù
infatti, dice il testo che stava lungo il mare, vale a dire che evangelizzava
sulla spiaggia. E’ Lui il tempio, il luogo sacro e la gente va a Lui. Sarebbe
interessante spingere una riflessione su questo punto e recuperare un po’ di
libertà pastorale, troppo spesso relegata negli angusti spazi parrocchiali. Se
Gesù è il modello dell’evangelizzazione, allora il suo modo di fare ci spinge a
cambiare impostazioni, ad avere il coraggio di guardare il mondo in un modo
diverso, in una prospettiva diversa. Pensare la pastorale a partire dalla
strada, dalle spiagge del mondo permette senza dubbio un progettualità diversa
da quella che esce dalle sale anguste dei nostri oratori e dalle nostre stanze
parrocchiali. Gesù c’invita ad aprire i nostri cammini di evangelizzazione.
“Vieni
a imporle le mani… E da dietro toccò il suo mantello”. Toccare Gesù per
essere salvi: è questo che il Vangelo di Marco ci dice con le due storie di
oggi intrecciate tra loro. Perché è così importante il toccare per essere
guariti, per essere salvi? Toccare significa fare riferimento a qualcosa di
reale, di oggettivo. Fino a quando Dio permane nella dimensione trascendente e
spirituale può essere confuso con la fantasia, con una proiezione della
coscienza. La salvezza passa attraverso quello spazio di umanità che Gesù ha
delimitato incarnandosi e che nell’oggi della nostra salvezza incontriamo nel
Vangelo. E’ di fatti nel Vangelo che incontriamo le modalità dell’incontro con
Lui, i modelli delle sue manifestazioni nella storia. Oltre a ciò è nella
chiesa, corpo di Cristo che incontriamo l’umanità del Signore risorto. Per
questo diviene molto importante come viviamo il Vangelo, perché ne va della
visibilità di Dio nel mondo, della possibilità degli uomini e delle donne d’
incontrare il Signore e di accogliere la sua vita toccando la sua umanità.
“Tu
vedi la folla che ti stringe attorno e dici: chi ti ha toccato?”. E’ questo
un punto molto importante e delicato. Infatti, non basta toccare il Signore, la
sua umanità per come oggi si manifesta nella chiesa, nei sacramenti, nei
poveri, e in altre forme: dipende da come lo tocchiamo e perché. Quanta gente
tutte le domeniche va a messa, ascolta la Parola di Dio, tocca il corpo di
Cristo e n on cambia di una virgola la propria vita, il proprio modo di
pensare! A che cosa serve una religione che non ti cambia il cuore, la mente,
la vita? Il Signore cambia la vita delle persone che lo cercano e lo toccano
con cuore sincero, che hanno voglia di vederlo, che desiderano essere creature
nuove. C’è tantissima gente attorno a Gesù nel Vangelo di oggi, ma solo una
donna ammalata viene guarita: perché? Perché questa donna ha cercato Gesù
perché voleva guarire, ha toccato il mantello di Gesù pensando che solo questo
piccolo gesto avrebbe potuto guarirla. Era così grande la fiducia nel potere
taumaturgico di Gesù, che le bastava toccare questo semplice lembo di mantello,
per di più da dietro, senza vedere Gesù in faccia. Questa è la fede che provoca
i cambiamenti: il desiderio di guarire, il desiderio di conoscere il Signore.
E’ così grande la fede di questa donna che gli basta pochissimo! Non è una
ritualità meccanica che ci salva, un’appartenenza alla chiesa delle cose da
fare, delle attività da organizzare: è ben altro. E’ il desiderio di conoscere
il Signore che ci salva da una vita piena di cose, ma vuota di senso, una vita
piena di attività religiose, ma senza fede.
“La
bambina non è morta, ma dorme”. Essere cristiani significa imparare a
vedere le cose come le vede Gesù. Dove noi umanamente vediamo morte, Gesù vede
vita. Gesù è la fonte della vita. Pensare come Lui, vedere quello che Lui vede
nella realtà: è questo il senso di un cammino spirituale. Seguire il Signore
significa uscire dalle nostre ottusità, dalle nostre cecità che provengono da
un’incapacità di cambiare, dal voler riprodurre sempre gli stessi schemi, allo
stesso modo. Finché rimaniamo dentro le nostre visioni, dentro i nostri schemi
non saremo capaci di vedere in modo diverso, di riprodurre nella storia, nelle
nostre relazioni lo stile di Gesù, il suo pensiero, le sue attitudini. Gesù
entra nella storia e spezza le catena, fa saltare la pietra che lo teneva
chiuso nel sepolcro. Gesù è vivo ed è in mezzo a noi per aiutarci a liberare da
tutto ciò che c’imprigiona, che ci tiene chiusi nei nostri sepolcri, da tutto
ciò che non ci permette di essere liberi e di vedere in modo nuovo. Lasciamoci
liberare dal Signore: è questo l’invito del Vangelo di oggi.
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