PRIMA
DOMENICA DI QUARESIMA-B 2021
Paolo Cugini
Nella prima domenica di quaresima dell’anno B il Vangelo ci
viene incontro con l’invito alla conversione.
“Il tempo è compiuto e il
Regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo” (Mc 1,15).
Conversione significa fare spazio e, per fare spazio nella
nostra vita dobbiamo togliere qualcosa per fare in modo che entri una realtà
più importante e significativa: il Vangelo di Gesù, che è la gioia di Dio per
noi. Il Vangelo, infatti, rappresenta una nuova possibilità di vita, un modo nuovo
di stare al mondo, possibilità di creare relazione autentiche segnate dall’attenzione
gratuita all’altro, dalla collaborazione per un mondo più giusto e senza
discriminazioni.
In questa prospettiva, ci viene in aiuto la prima lettura in
cui viene proclamata la Nuova Alleanza che Dio stipula con Noè dopo il diluvio:
“Dio
disse: "Questo è il segno dell'alleanza, che io pongo tra me e voi e ogni
essere vivente che è con voi, per tutte le generazioni future. Pongo il mio
arco sulle nubi, perché sia il segno dell'alleanza tra me e la terra”
(Genesi 9,12-13).
Per ristabilire l’alleanza distrutta
dall’uomo e dalla donna, Dio sceglie un simbolo che indica una direzione, un
modo di stare al mondo, un segno della sua presenza nella storia. Ebbene,
questo segno non è nella linea del pensiero unico che la filosofia greca alcuni
secoli dopo inizierà ad elaborare, ma è nell’ottica della pluralità. In un
certo modo, attraverso quel simbolo, è come se Dio avesse voluto dire
all’umanità che, per incontrarlo doveva percorrere il cammino della
molteplicità, il sentiero della diversità. Un mondo plurale rispecchia il sogno
di Dio, il suo pensiero, ciò che lui ha voluto esprimere con il segno
dell’alleanza: l’arcobaleno. Molteplicità di colori, perché non può essere
identificata con un colore la stessa realtà che Dio ha creato, che è a tanti
colori. Arcobaleno dice naturalità nell’abitare la pluralità, nel pensare la
diversità, nell’accogliere la molteplicità; significa compresenza di elementi
diversi senza la necessità che tutto sia ridotto ad uno. Arcobaleno vuole dire
libertà di espressione, libertà di coscienza, libertà di esprimere un modo di
essere diverso dall’altro senza paura di essere giudicato. Se la nuova alleanza
è l’arcobaleno allora il cammino che l’umanità è invitata a compiere consiste
nell’apprendere a convivere con le diversità perché la diversità è la cifra
della realtà.
Lo stile “arcobaleno” del rispetto delle differenze lo
troviamo ben visibile in Gesù, che non si ferma mai all’apparenza, ma guarda al
cuore delle persone, percependone l’immagine di Dio, più che aspetti esteriori
e superficiali. E così nell’adultera, mentre gli uomini vedono una donna degna
di morte, Gesù ne coglie tutta la sua dignità di donna con una storia particolare.
In Pietro che, nonostante gli entusiasmi lo tradirà per ben tre volte nel
delicato momento della sua passione e morte, Gesù vede qualcuno a cui affidare addirittura
la leadership dei suoi discepoli. Nel lebbroso Gesù vede un uomo sofferente
bisognoso di essere ascoltato e accolto.
Lo Spirito Santo che riceviamo continuamente quando lo
invochiamo è lo Spirito del Signore Gesù, che riproduce nella nostra umanità l’attenzione
ad ogni singola persona, ci dovrebbe aiutare a non fermarci all’apparenza, a
non volere che tutti la pensano come noi, a rispettare i cammini diversi, le
storie diverse, le identità culturali, religiose diverse. La comunità del
Signore Gesù non è fatta di persone che la pensano tutti allo stesso modo, ma
di persone con sensibilità e identità diverse che camminano nella stessa
direzione. La comunità è bella non perché è fatta di persone uguali, ma perché,
guidati dal Vangelo del Signore e rafforzati dal suo Spirito, impariamo a
camminare insieme valorizzando ogni persona, accogliendo chiunque desideri
entrare nel Cammino aperto da Gesù.
Per camminare in questo modo abbiamo bisogno sull’esempio
dello stile di Gesù, di prenderci del tempo e, nel silenzio lasciare penetrare
il Vangelo di Gesù dentro di noi, per lasciarci guardare da Lui, per imparare
ad accettarci così come siamo, per smettere di confrontarci con gli altri, ma
avere come unico parametro di riferimento il volto del Signore, la sua
esistenza, il suo stile di vita. È accettando di lasciarci riconciliare con il
Signore che dona pace alla nostra anima, che riusciamo ad entrare in relazione
con gli altri proponendo cammini di riconciliazione. È perché ci sentiamo amati
dal Signore e non giudicati che entriamo nel mondo amando le persone che incontriamo,
rispettandole per quello che sono, senza pretendere di cambiarle.
Infine, il bianco è dato dai colori dell’arcobaleno. La luce
che illumina il mondo non è la mistura dei colori, ma è composto dall’identità
di ogni colore che rimane se stesso. La comunità del Signore Gesù illumina il
mondo quando non produce lo sforzo di pensare allo stesso modo e fare le stesse
cose, ma quando ognuno con la propria identità specifica camminiamo insieme
nella stessa direzione.
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