mercoledì 10 febbraio 2021

LIBERI DALLE CATENE DELL'ANIMA

 



SESTA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO B

 


Paolo Cugini

 

Il sacerdote esaminerà la piaga sulla pelle del corpo” (Lv 13,3). Fa riflettere il fatto che un ammalato debba presentarsi dal sacerdote e non dal medico. È il sintomo di una società dove ormai la religione ha preso il sopravvento. La conseguenza è la visione di un Dio senza scrupoli e senza cuore, che invece di unire il popolo, lo separa, favorendo una casta – i sacerdoti – a scapito di altre. Soprattutto, però, questa prospettiva religiosa è fautrice di un settore della società destinato a rimanere ai margini, esclusi non solo dalla società, ma soprattutto da Dio. La domanda che sorge immediata è la seguente: abbiamo proprio bisogno di un Dio così?

“Gesù ne ebbe compassione” (Mc 1, 41). La missione di Gesù sembra essere quella di mostrare il vero volto di Dio, molto diverso dal Dio presentato dai sacerdoti e dalla religione venutasi a formare attorno al tempio di Gerusalemme. Gesù, incontrando il lebbroso che gli va incontro, simbolo dell’esclusione e della marginalizzazione prodotta dalla religione del tempio e dei sacerdoti, invece di allontanarlo, è mosso da compassione. Incontriamo Gesù devastati dalla religione senza Vangelo, che ci riempie la testa di dottrine di uomini, dottrine impastate di cultura patriarcale e di mentalità borghese, incapaci di vedere le persone per quelle che sono, vale a dire, dei figli e delle figlie di Dio e, per questo, portati a classificare, schedare tutta l’umanità in buoni e cattivi, degni e non degni. Gesù incontra sulla strada della vita tutti coloro che hanno subito il giudizio della religione, delle persone religiose che, per causa di queste, sono state allontanate dalla comunità, messe ai margini e prova compassione. In Gesù c’è umanità, mentre negli uomini del tempio c’è disumanità, che si manifesta nel controllo della vita della società e nella formulazione di regole rigide, che rendono difficile l’esistenza delle persone più deboli e fragili. C’è una religione senza compassione.

Tese la mano e lo toccò”. La compassione che sgorga dal cuore sente l’esigenza di solidarizzare con chi vive una situazione di emarginazione. Gesù toccando il lebbroso che per la religione del tempio era impuro, diviene lui stesso impuro. È impossibile rimanere parziali dinnanzi alle situazioni di esclusioni del mondo. Gesù mostra il cammino: Come si fa a liberare gli uomini dall’impurità imposta dalla religione? Mettendosi dalla loro parte divenendo impuri, identificandosi con i presunti impuri, per smascherare la menzogna della religione sacrale. Toccando il lebbroso Gesù distrugge la mentalità sacrale, ne dimostra il suo vuoto, la non necessità. È Gesù il sacro che è venuto vicino all’umanità per salvarla dalle catene della religione e da ogni forma di discriminazione. Dio non emargina, non esclude, non lascia le persone lontano da lui perché il suo amore è rivolto a tutti e a tutte.

“Gesù rimaneva fuori, in luoghi deserti, e venivano a Lui da ogni parte”. Gesù si comporta come un lebbroso: non va in città, ma rimane all’esterno, in luoghi deserti come le persone impure. Il cammino d’identificazione con l’umanità marginalizzata è completo solo quando si portano sulla propria pelle i segni dell’esclusione. E proprio da questa situazione la gente va a Lui per liberarsi dai danni che la religione del tempio ha fatto. C’è un cammino di liberazione che Gesù è venuto a mostrare, che allo stesso tempo è un cammino di umanizzazione. In questo cammino, fondamentale è incontrare il Vangelo di Gesù, accogliere il suo Spirito per ricevere il suo amore (Rom 5,5), che ci spoglia dalle incrostazioni dei detriti pagani della religione e, in questo modo, ci permette di vivere non trattenuti dalle catene delle dottrine religiose, ma liberi per amare davvero chi incontriamo nel cammino.

 

 

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