Che cosa esprime il testo d’Isaia 2?
Il sogno dell’Umanità, di ogni uomo e donna di ogni tempo, vale a dire un mondo
di armonia e di pace, dove tutto sarà trasformato in amore. È questo che il
profeta Isaia tenta di esprimere con la sua visione. È il desiderio di un modo
di uguaglianza, dove non esistono differenze di grado. È il mondo nel quale le
persone sanno cosa devono fare, perché c’è un cammino comune, un senso nella
vita. È il mondo che desideriamo. È bello iniziare in questo modo l’anno
liturgico, perché il testo d’Isaia ci ricorda che il cammino della storia è
nelle mani di Dio. La vita, in questa prospettiva, va vissuta con fede, ponendo
fiducia nella proposta di Dio. Solo in questo modo, infatti, riusciamo a
spezzare la nebbia di un mondo chiuso in se stesso che ci propone il mondo. Ci
sono due realtà diverse che si scontrano. Quella del mondo che si costruisce
sull’egoismo e che ha come teatro la realtà sensibile. È quello che i nostri
sensi toccano e vedono. C’è però, un altro livello di realtà, che è quella che cogliamo
con l’anima, con i sensi spirituali. È a questo livello di realtà che si pone
la Parola di Dio e si poggia sui senesi spirituali, sulla vita interiore. E la
Parola di Dio immette dentro di noi i sogni di Dio, la sua realtà. Perché è
così e cioè quello che noi chiamiamo sogni o utopie oppure ideali, cose lontane
da raggiungere, sono la realtà di Dio, che l’uomo ha distorto. E allora mentre
noi camminiamo nel tempo realizzando i nostri progetti mondani, ci alimentiamo
della realtà di Dio, per inserirla all’interno della storia, per fare in modo
che le logiche di Dio dominino su quelle del mondo. Questo dominio di realtà
non avviene con la forza, ma con l’assimilazione quotidiana e con l’impegno
personale e comunitario.
Il testo d’Isaia dice anche che
saranno i popoli ad affluire al monte del Signore. Il regno di Dio, il sogno
che esce dal suo cuore, non si realizza con la forza e la costrizione, ma con
l’amore che attrae. È questa, forse, una dei significati più profondi della
visione, perché è in contrasto con le modalità del tempo, anzi di tutti i
tempi. Che cos’è che attira i popoli verso la cima del monte del Signore? La
motivazione che viene data è la seguente: “Perché
ci indichi le sue vie e possiamo camminare sui suoi sentieri”. È un popolo
che cerca un cammino, una direzione, un senso da dare all’esistenza. Un popolo
che percepisce nella Parola di Dio un contenuto che può offrire le risposte che
cercano. Da dove viene questa Parola? Da Gerusalemme, o meglio, dal monte Sion
sul quale è situato il tempio di Gerusalemme. La tradizione dei Padri ha
individuato in questo luogo la persona di Gesù. Infatti, Gesù Cristo è morto
fuori dalle mura di Gerusalemme e la sua Parola è ancora oggi fonte
d’ispirazione per molte persone di molti popoli.
“Forgeranno
le loro spade in vomeri e le loro lance in falci, non si eserciteranno più
nell’arte della guerra”. È una Parola che contiene una promessa di pace: è
l’aspirazione di tutti i popoli. Una promessa di pace come conseguenza del desiderio
di vita. La promessa, infatti, della profezia, è che gli strumenti di guerra
siano trasformati in strumenti per produrre cibo e quindi vita. Questa dev’essere
la preoccupazione di ogni persona: fare di tutto affinché la vita sia protetta
e favorita.
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