Paolo Cugini
Io
non mi vergogno del Vangelo, perché è potenza di Dio per la salvezza di
chiunque crede (Rom 1,16). È uno dei versetti di Paolo
che mi piacciono di più. Qui c’è tutto Paolo, la sua storia, il suo cammino, la
sua teologia. Paolo ha capito la forza impressionante del Vangelo, perché le
sue parole trasmettono la potenza di Dio, come capacità salvifica per coloro
che l’accolgono. Il Vangelo salva da cosa? In primo luogo, dal vuoto
esistenziale, perché riempie l’anima di significati, di parole nove che sono,
allo stesso tempo, delle indicazioni di percorsi nuovi che possono essere realizzati
dal credente. In secondo luogo, il Vangelo assimilato e accolto porta nell’uomo
e nella donna l’essenza di Dio, vale a dire la sua misericordia. Chi accoglie
il Vangelo viene inebriato dalla sua misericordia: è questo l’aspetto centrale
del Vangelo, dell’annuncio di Gesù. E poi il Vangelo trasmette la giustizia di
Dio, che è il balsamo contro ogni forma di disuguaglianza e discriminazione.
Il
Vangelo, dunque, salva l’uomo e la donna dal pericolo di una vita materiale e
istintuale, che blocca la possibilità di una libertà capace di guardare altrove
e non identificarsi con ciò che sente nell’immediato. Questo Paolo lo ha compreso
molto bene, per questo l’espressione: è il Vangelo che salva, nelle sue
lettere diviene come un mantra che risuona nelle comunità delle origini e, per
tutti coloro che assimilano il contenuto è capace di sgretolare le incrostazioni
della religione degli uomini che, invece di salvare, imprigiona le forze vitali
legandole a interessi personali.
È
il Vangelo che salva: ricordiamocelo.
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