lunedì 14 settembre 2015

CAMMINO

DOMENICA III DI QUARESIMA/C
(Es 3,1-8.13-15;Sal 103; 1 Cor 10,1-6.10.12; Lc 13,1-9)






Paolo Cugini

1. La quaresima si presenta come un cammino spirituale che deve essere percorso in tutte le sue tappe, se si desidera giungere all'obbiettivo che è la celebrazione della Pasqua del Signore.

La pasqua verso la quale siamo incamminati, che è celebrazione del passaggio di Gesù da questo mondo al Padre (Gv 13,1), passaggio avvenuto nell'obbedienza al Padre e nella morte in croce, rivela anche il senso del nostro cammino che con la Chiesa stiamo compiendo. Se desideriamo passare con Gesù e come Lui da questo mondo al Padre, dobbiamo rispettare le indicazioni che la liturgia della Parola ci offre. Nella prima settimana la liturgia ci ha aiutati a guardare in faccia la realtà della nostra fragilità, per non chiuderci nel nostro egoismo, ma aprirci all'insegnamento di Gesù. Domenica scorsa il Vangelo ci ha mostrato che la fiducia in Gesù è ben riposta,visto e considerato che non é appena un uomo, ma in Lui è Dio stesso che si manifesta. Il mistero della Trasfigurazione del Signore, oltre a rivelarci la grandezza della sua identità, ci ha mostrato anche il senso della nostra dignità di figli di Dio, che possiamo riscoprire solamente affidandoci a Lui. Ed è per questo che la liturgia della Parola di oggi, nel bel mezzo del cammino, in cui non possiamo più tornare indietro e, allo stesso tempo, facciamo ancora fatica a vedere la meta finale, ci grida a squarcia gola: Svegliati! Se desideriamo ardentemente portare la nostra umanità da questo mondo  al Padre, non basta sapere chi è Gesù, ma dobbiamo gridargli tutto il nostro bisogno, dobbiamo scuoterci di dosso la pigrizia delle nostre abitudini e correre incontro a Gesù manifestandogli il nostro desiderio di cambiare  vita.
 E qui sta il problema centrale: ci sentiamo già salvi? Al di là delle prese di coscienza a buon mercato della nostra debolezza umana, che sembra non stare mai in piedi e quindi ha bisogno di sdraiarsi continuamente sulle comode poltrone dei nostri vizi e capricci, vogliamo davvero cambiare vita? Desideriamo davvero alzarci in piedi? Desideriamo davvero una vita più dignitosa? Desideriamo davvero rompere una volta per sempre le nostre maschere ipocrite per essere più autentici? Da dove cominciare?

2. “Se non vi convertirete, morirete tutti allo stesso modo” (Lc 13,3).
Il primo passo nel cammino di acquisizione della nostra dignità di figli e figlie di Dio è credere alla Parola di Dio. É quello che abbiamo sentito domenica scorsa nel Vangelo: “Questi è il mio Figlio: ascoltate ciò che dice” (Lc 9, 35). Ascoltare la Parola di Dio con un cuore pieno di fede, significa credere che è l’unica Parola capace di modificare il nostro cuore, di penetrare la nostra anima in un modo da curare in profondità, alla radice i nostri errori. É di Gesù l’unica Parola che può convertire il nostro cammino errato. Per questo lo devo ascoltare. Al contrario, la nostra religione senza Parola ci lascia in superficie, nella confusione delle parole e delle tradizioni mondane ( che cosa sono diventate le nostre sagre!?). É questa assenza della Parola nella nostra vita religiosa, che ci conduce a sentirci bene nel mondo, a giustificare tutto, lasciandoci svuotare l’anima, perché è solo la Parola di Gesù che riempie di significato la vita. Quando è che capiamo questo dato elementare? Se non abbiamo avuto umiltà e la pazienza di dedicare tempo alla Parola sin dalla nostra infanzia e giovinezza, vivendo in positivo questa esperienza di fede, senza dubbio lo sentiremo quando il vuoto della vita ci stringerà lo stomaco. “Morirete tutti allo stesso modo”, significa proprio questo. Gesù sa benissimo che le persone superficiali, al di  delle apparenze, avvertono dentro di loro la presenza minacciosa e devastante della morte. Una morte percepita non come passaggio, ma come distruzione e fine di una vita vuota e inutile.  Cambiare vita, convertirci, significa prendere a serio la Parola Dio, ascoltarla, meditarla, lasciarla penetrare nella nostra anima, lasciando che ci faccia stare male, lasciando che ci dica la verità su noi stessi, che non è sempre qualcosa di simpatico da ascoltare. La Parola di Dio non è una battuta, non è una barzelletta da ascoltare comodamente in poltrona. La Parola di Dio è Croce, è la sofferenza del Giusto innocente, è la storia vera dell’Agnello immolato per noi. Bere questo calice amarissimo può salvarci la vita dalla morte eterna. Vale allora la pena stare male, lasciare che la Parola penetri (Gv 8, 40ss) dentro di noi per mostrarci i nostri errori e per offrirci la possibilità di saltarci fuori. Fede in Dio è credere che solo la sua Parola ha il potere (Rom 1,16) di leggerci dentro in un modo tale da offrirci allo stesso tempo il cammino di uscita dalla morte. E allora perché non esci subito dal divano e ti metti in ginocchio a meditare la Parola?

3. Signore, lascia il fico ancora quest’anno. Scaverò intorno e metterò del concime. Può darsi che in futuro darà frutto” (Lc 13, 8-9).
Grazie Signore per questo versetto! Lo ringraziamo perché ci rivela tutta la sua misericordia. Dio Padre, infatti, non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva! Per questo ci offre ancora un tempo, ci dà ancora un periodo per tornare indietro, per scrollarci di dosso la nostra vita sbagliata, la nostra religione senza Parola, le nostre parole vuote di senso, le nostre scelte prive di amore, la nostra casa costruita malamente sulla sabbia della nostra stupidità e presunzione. Ci dà ancora un tempo favorevole significa fermare il treno delle illusioni e scendere per terra. “Oggi la salvezza è entrata in questa casa”(Lc 18). Dio Padre ha mandato il suo Figlio che è venuto ad abitare in mezzo a noi per parlarci, per abbracciarci e darci il suo bacio santo, ma noi non ci siamo, non siamo mai in casa, siamo sempre fuori (in tutti i sensi!). Tempo di quaresima è il tempo propizio per fermarci, smettere di proiettare la nostra vita in un futuro improbabile, per mettere i piedi per terra, nella realtà. Fermando i nostri sogni, le nostre illusioni, per vivere nel presente della vita, forse avremo la possibilità di lasciarci avvolgere dalla misericordia del Padre e smettere di fuggire da noi stessi.

4. Siamo nel bel mezzo del tempo della quaresima, così come Mosè era nel mezzo della sua vita quando Dio si manifestò a lui nel roveto ardente ( Es 3, 1ss: prima lettura di oggi). Come Mosè anche noi desideriamo avvicinarci per vedere che cos’é questo mistero. Siamo attorno alla tavola eucaristica perché attratti dall’amore del Padre, che in Cristo ci invita ad entrare nella sua comunione. Lasciamoci convertire dal Signore! Accettiamo il suo invito ed entriamo in comunione con Lui: adesso. Smettiamo di spostare in avanti il momento del nostro cambiamento, come se fosse possibile fissare una data a questo, perché é oggi il tempo della nostra salvezza. E, allora, siccome Dio ha fissato un nuovo “oggi” per la nostra salvezza (Cfr. Eb 4, 1ss) non induriamo i nostri cuori, non resistiamo all'amore di Dio che ci vuole, ci desidera visitare adesso, e non domani. Egli è lì che sta battendo alla porta della nostra anima (Cfr Ap 3): apriamogli in fretta affinché entri e sieda a tavola con noi per toglierci, così, dalla nostra solitudine.