domenica 22 ottobre 2023

OMELIA DOMENICA 29 OTTOBRE 2023

 



XXX DOMENICA TEMPO COMUNE

LETTURE: Es 22,20-26; Sal 17; 1 Ts 1,5c-10; Mt 22,34-40

 

Paolo Cugini

 

La polemica estenuante di Gesù con i capi religiosi del popolo ha avuto per questi ultimi un effetto fortemente negativo. Nella pericope precedente al Vangelo proposto oggi, dopo l’ennesimo attacco portato da uno dei gruppi religiosi di Israele, i sadducei, sul tema delicato della resurrezione, la risposta di Gesù era stata così profonda ed eclatante che le folle, dice l’evangelista Matteo, “rimasero estasiate con il suo insegnamento” (Mt 22,33). Più la polemica avanza sui vari temi della religione e sempre di più si rafforza agli occhi del popolo l’immagine di Gesù come nuovo profeta, il vero e proprio Maestro di Israele. Probabilmente è questo il motivo che conduce i farisei nel brano di oggi, a coinvolgere un dottore della legge per cercare di mettere in difficoltà Gesù. Vediamo, allora, come procede la scena, per cogliere in profondità l’insegnamento che oggi Gesù ha da dirci.

un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?». Anche il dottore della legge è posto sullo stesso piano dei farisei e degli erodiani, protagonisti del brano di Vangelo ascoltato domenica scorsa, vale a dire coloro che cercano Gesù non per ascoltare la sua Parola, ma per metterlo alla prova, esattamente come aveva fatto satana all’inizio dell’attività pubblica di Gesù (Mt 4,1-11). È questa una modalità letteraria che l’evangelista utilizza, per mettere in guardia il lettore, per essere attento ad analizzare bene le parole dell’interlocutore, per capire dov’è l’inganno e così cogliere la profondità della risposta di Gesù. Infatti, la domanda del dottore della legge è una trappola ambigua, perché voleva mettere in bocca a Gesù l’unica risposta che i farisei si aspettavano, vale a dire, che il più grande comandamento è l’osservanza del sabato. Dio stesso e i suoi angeli, secondo la tradizione ebraica, rispettava questo comandamento, considerato il perno su cui reggeva tutta la Torà, la Legge ebraica. Proprio su questo comandamento, era stato ripreso diverse volte Gesù, che si era mostrato non proprio scrupoloso nell’obbedienza al precetto, realizzando miracoli nel giorno di sabato. La domanda è quindi, sibillina, fatta esattamente per mostrare davanti a tutto il popolo l’inadeguatezza di Gesù come Maestro e, in questo modo, denigrarlo, screditarlo.

Gli rispose: «"Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente". Questo è il grande e primo comandamento. Ancora una volta Gesù manifesta tutta la sua intelligenza con questa risposta sorprendente e inattesa. Gesù, non solo non cita il grande comandamento che il dottore della Legge si aspettava di sentire, per poi attaccare e sbugiardarlo, ma non cita nemmeno gli altri. La risposta rivela quello che il Maestro aveva colto come fondamentale nell’insegnamento della Tradizione ebraica, vale a dire che prima di tutto e fondamento di tutto è l’amore a Dio. Anche in questo caso Gesù utilizza un classico brano della religione ebraica – lo Shemà Israel - e lo interpreta. Il testo citato da Gesù dice letteralmente: Amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le tue forze (Dt 6,5). Al posto di forze Gesù dice: con tutta la tua mente (alcune traduzioni hanno: con tutto il tuo spirito). Ciò significa che per Gesù, nell’amore autentico non ci può essere forza, non ci può essere violenza. Il brano è in linea con quello citato nel Vangelo di Luca, all’inizio dell’attività pubblica di Gesù quando, in giorno di sabato entra nella sinagoga, legge il brano di Isaia 61,1-2, ma non lo legge tutto. Si ferma, infatti, ad un certo punto per non leggere il versetto che dice: un giorno di vendetta del nostro Dio (Is 61, 2). Gesù entra nel mondo e completa la Legge, la realizza, ne spiega il senso e la direzione. Il centro della Legge è l’amore a Dio, che passa per la totalità della persona umana ed esige cuore, anima e mente, ma non la forza.

Il secondo poi è simile a quello: "Amerai il tuo prossimo come te stesso". Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti. Anche questa seconda risposta non segue le aspettative del dottore della Legge. Gesù cita un altro brano famoso della Torà ebraica, vale a dire Levitico 19,18. In questo modo, Gesù mostra la sua profonda conoscenza della Sacra Scrittura, al punto da mostrarne il vero significato, elevando a fondamento di tutto il comandamento dell’amore. Non è possibile amare Dio con tutto il cuore, l’anima e la mente senza amare il prossimo, che è l’immagine di Dio sulla terra. È questa la grande verità che Gesù indica a tutto il popolo d’Israele, smascherando, in questo modo, il grande inganno operato dai capi religiosi, che non hanno fatto altro che sostituire la Parola di Dio con le loro tradizioni umane. Come sappiamo, nelle prime comunità cristiane, l’indicazione di Gesù venne presa in grande considerazione. Giovanni ricorda alla sua comunità che: “se qualcuno dicesse: amo Dio, ma odia suo fratello, è un bugiardo” (1 Gv 4, 20). Anche Giacomo è sulla stessa linea quando afferma: “La fede senza le opere è morta” (Gc 2,17). L’amore a Dio esige l’amore ai fratelli e alle sorelle: è questo il centro della Legge.

Ti amo, Signore, mia forza, Signore, mia roccia, mia fortezza, mio liberatore (Sal 17). Facciamo nostre le parole del salmo che abbiamo ascoltato: è il Signore l’unico che ci può liberarci dalla falsa religione, per entrare in una relazione nuova con il Padre, con un amore autentico che ci conduce ad amare i fratelli e le sorelle che incontriamo nel nostro cammino.

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