Paolo Cugini
“Torna
Israele al Signore tuo Dio” (Os 14,2). Dove aver parlato forte e chiaro
contro le malefatte del popolo d’Israele, colpevole soprattutto dell’idolatria,
di adorare altri dei e subire, in questo modo l’ira di JHWH, Osea manifesta la
volontà di JHWH, che è una volontà di misericordia (cfr. Os 11). Leggere le
pagine del profeta Osea tutto d’un fiato c’è da rimanere impressionati dalla veemenza
delle sue parole, soprattutto contro i capi del popolo, sia religiosi che
politici, colpevoli di aver pensato solo ai loro interessi, dimenticando del
popolo, soprattutto dei più poveri. Ebbene, questa veemenza si placa proprio
nel capitolo finale, per dire che l’ultima parola del profeta di JHWH non è di
minaccia, ma di misericordia nei confronti di un popolo che sembra abbia perso
l’orientamento della propria esistenza.
Nonostante,
tutto, dunque, nonostante il cuore perverso del popolo, il profeta Osea non perde
la speranza di un ritorno sincero del popolo a Dio, ritorno che vuole
significare anche, l’abbandono dell’idolatria, dovuto soprattutto alla
constatazione dell’inefficacia degli altri idoli rispetto a JHWH. C’è da dire,
spezzando una lancia in favore del popolo d’Israele, che non era facile
rimanere fedeli a JHWH, aspettare il suo intervento in un contesto storico
caratterizzato dalle scorribande di altre popoli sul territorio d’Israele per
depredarlo. Soprattutto, però, la disperazione del popolo era causata dalla
sfacciataggine e dall’ignoranza colpevole dei loro capi politici e religiosi,
corrotti, protesi solamente a soddisfare i propri interessi. Per questo le
ultime parole del profeta Ose dicono dell’intervento di Dio che non aspetta i
passi del popolo, ma interviene promettendo prosperità e fertilità.
“Ritorneranno a sedersi alla mia ombra,
faranno rivivere il grano,
saranno famosi come il vino del Libano (Os 14,8).
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