Paolo Cugini
Es
32,7-14. È il brano del vitello d’oro. È una narrazione con un pesante
antropomorfismo. Viene descritto un Dio davvero troppo umano, che si arrabbia e
poi si pente. AL di là di questo, qual è il senso di questo brano? È la
descrizione della fragilità spirituale dell’uomo e della donna. Non solo, ma
viene descritto anche il mistero della tendenza ad attaccare il proprio cuore a
qualcosa. Dio e il vitello son simboli di quella realtà spirituale che rivela
la tendenza umana ad attaccare il cuore, la coscienza a qualcosa. L’uomo, la
donna, non ce la fanno ad essere soli, a risolvere i problemi della vita senza
ricorrere ad un’entità esterna. C’è una carenza spirituale che ha bisogno di
essere colmata, placata. La religione ha questa funzione: placare la sete
spirituale dell’umanità. Quello che Gesù propone non è una religione, ma un
cammino di uscita dalle carenze per una vita piena e realizzata nell’amore.
E
anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non
avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, e la sua
parola non rimane in voi; infatti, non credete a colui che egli ha mandato (Gv
5, 37). Ascoltare la tua voce per rimanere in Te. Assiduità nell’ascolto del
Vangelo per affinare l’orecchio all’ascolto, alla comprensione della Tua Parola
per riconoscerti e seguirti. L’ascolto che proporziona la fede: è questo tipo
di ascolto che devo trovare ogni giorno. Non, quindi, un ascolto fine a se
stesso per mettere a posto la coscienza, ma un ascolto frutto e segno di una
ricerca profonda di senso.
Trovando
un filo diretto tra le due letture potremmo dire che, per evitare di creare
idoli è necessario imparare ad ascoltare la voce del Signore.
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