XX
DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C
Lc
12,49-53
Paolo
Cugini
Il
Vangelo di Luca, che stiamo leggendo in queste domeniche, è senza dubbio quello
che più di tutti propone il tema della pace, come contenuto portante il
messaggio di Gesù. Il Vangelo si apre con il coro angelico che annuncia la
nascita del messia augurando la pace agli uomini di buona volontà e termina con
l’annuncio di pace del Cristo resuscitato. Messaggio centrale, dunque, perché la
pace che Gesù dona è la sua stessa persona che pone fine alla ricerca di
qualcosa che possa dare un senso alla vita: è Lui il senso delle cose perché,
come ci ricorda san Paolo, in Lui tutto è stato fatto. Proprio per questo le
parole del Vangelo di oggi destano scalpore, perché invece di annunciare la
pace annunciano la divisione. Che cosa ha voluto dire Gesù con tali parole, che
cosa significa questo discorso? Ascoltiamolo.
Pensate
che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D’ora
innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro
due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre,
madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro
suocera».
Il
messaggio del Vangelo è una proposta fatta per tutti, ma la si accoglie
personalmente. Gesù propone il suo messaggio e non forza mai nessuno a
seguirlo. La prova di questo è l’incontro con il giovane ricco che, dopo alcune
battute positive, che facevano intravedere una risposta positiva, all’ultima richiesta
di Gesù di vendere tutto e darlo ai poveri, se ne andò via triste.
Probabilmente questa dimensione libera e personale della proposta di Gesù non
riusciamo ad inquadrarla bene, visto che la storia è andata in tutt’altra direzione.
Dal IV secolo d.C., infatti, le conversioni avvenivano in massa: una nazione
diveniva cristiana a partire dalla conversione del re e della regina. Sappiamo,
comunque, che molte storie di santi, di persone che hanno aderito personalmente
la Vangelo sono esistite anche in questi secoli di cristianesimo forzato e di
massa. Un po' di questo stile di cristianesimo di massa è rimasto anche nei
nostri giorni. Il sistema dei sacramenti dell’iniziazione cristiana, che
vengono somministrati ai bambini durante il periodo scolastico, tutti allo
stesso tempo, ha poco a che fare con lo stile libero e personale di Gesù.
Quando in una casa una persona accoglie con gioia e libertà il Vangelo e cerca
di viverlo nel vissuto quotidiano, provoca immediatamente delle divisioni,
delle incomprensioni, delle liti. È quello che abbiamo ascoltato nella prima
lettura che narra le incomprensioni, gli insulti e le violenze che il giovane
profeta Geremia ha dovuto subire dai suoi concittadini per il semplice fatto
che li metteva al corrente del giudizio di Dio sulla loro meschina condotta: In
quei giorni, i capi dissero al re: «Si metta a morte Geremia, appunto perché
egli scoraggia i guerrieri che sono rimasti in questa città e scoraggia tutto
il popolo dicendo loro simili parole, poiché quest’uomo non cerca il benessere
del popolo, ma il male” (Ger 38,4s). nonostante tutto, però, Geremia che
viene da una profonda esperienza persona della presenza del Signore, non si sente
abbandonato. È questo che esprime il salmo di oggi: Ho sperato, ho sperato
nel Signore, ed egli su di me si è chinato, ha dato ascolto al mio grido (Sal
39).
Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei
che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono
angosciato finché non sia compiuto!
Vengono
in mente le lingue di fuoco simbolo dello Spirito Santo disceso sugli apostoli
e le appostole nel cenacolo nel giorno di Pentecoste, ad inaugurare la nuova realtà
portata da Gesù. È questo il fuoco che porta Gesù, il suo Spirito. Gesù non
vede l’ora che i suoi discepoli instaurino un modo nuovo di relazionarsi con
Dio, non più mediato da leggi, precetti, obbligazioni che rimangono chiuse
nella logica del merito, ma all’interno di una relazione personale e d’amore
con il Padre. Affinché questo fuoco scenda dal cielo è necessaria l’immersione
di Gesù nella sua morte come segno del suo amore per i suoi. È questo il
battesimo di cui Gesù parla oggi nel Vangelo: è la sua morte. Del resto, san Paolo
ci ricorda che attraverso il battesimo siamo battezzati nella sua morte,
sepolti con Lui al peccato: O non sapete che quanti siamo stati battezzati
in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? (Rom 6,3).
Imparare a fare spazio al Signore nella nostra vita per uscire da un’adesione di massa della fede verso un’esperienza persona e d’amore. Solamente in questo modo, come ci ricorda oggi l’autore della lettera agli Ebrei, possiamo correre con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento (Eb 12, 2).
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