domenica 7 agosto 2022

SONO VENUTO A GETTARE IL FUOCO SULLA TERRA!

 



XX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C

Lc 12,49-53

Paolo Cugini

 

Il Vangelo di Luca, che stiamo leggendo in queste domeniche, è senza dubbio quello che più di tutti propone il tema della pace, come contenuto portante il messaggio di Gesù. Il Vangelo si apre con il coro angelico che annuncia la nascita del messia augurando la pace agli uomini di buona volontà e termina con l’annuncio di pace del Cristo resuscitato. Messaggio centrale, dunque, perché la pace che Gesù dona è la sua stessa persona che pone fine alla ricerca di qualcosa che possa dare un senso alla vita: è Lui il senso delle cose perché, come ci ricorda san Paolo, in Lui tutto è stato fatto. Proprio per questo le parole del Vangelo di oggi destano scalpore, perché invece di annunciare la pace annunciano la divisione. Che cosa ha voluto dire Gesù con tali parole, che cosa significa questo discorso? Ascoltiamolo.

Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».

Il messaggio del Vangelo è una proposta fatta per tutti, ma la si accoglie personalmente. Gesù propone il suo messaggio e non forza mai nessuno a seguirlo. La prova di questo è l’incontro con il giovane ricco che, dopo alcune battute positive, che facevano intravedere una risposta positiva, all’ultima richiesta di Gesù di vendere tutto e darlo ai poveri, se ne andò via triste. Probabilmente questa dimensione libera e personale della proposta di Gesù non riusciamo ad inquadrarla bene, visto che la storia è andata in tutt’altra direzione. Dal IV secolo d.C., infatti, le conversioni avvenivano in massa: una nazione diveniva cristiana a partire dalla conversione del re e della regina. Sappiamo, comunque, che molte storie di santi, di persone che hanno aderito personalmente la Vangelo sono esistite anche in questi secoli di cristianesimo forzato e di massa. Un po' di questo stile di cristianesimo di massa è rimasto anche nei nostri giorni. Il sistema dei sacramenti dell’iniziazione cristiana, che vengono somministrati ai bambini durante il periodo scolastico, tutti allo stesso tempo, ha poco a che fare con lo stile libero e personale di Gesù. Quando in una casa una persona accoglie con gioia e libertà il Vangelo e cerca di viverlo nel vissuto quotidiano, provoca immediatamente delle divisioni, delle incomprensioni, delle liti. È quello che abbiamo ascoltato nella prima lettura che narra le incomprensioni, gli insulti e le violenze che il giovane profeta Geremia ha dovuto subire dai suoi concittadini per il semplice fatto che li metteva al corrente del giudizio di Dio sulla loro meschina condotta: In quei giorni, i capi dissero al re: «Si metta a morte Geremia, appunto perché egli scoraggia i guerrieri che sono rimasti in questa città e scoraggia tutto il popolo dicendo loro simili parole, poiché quest’uomo non cerca il benessere del popolo, ma il male” (Ger 38,4s). nonostante tutto, però, Geremia che viene da una profonda esperienza persona della presenza del Signore, non si sente abbandonato. È questo che esprime il salmo di oggi: Ho sperato, ho sperato nel Signore, ed egli su di me si è chinato, ha dato ascolto al mio grido (Sal 39).

Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!

Vengono in mente le lingue di fuoco simbolo dello Spirito Santo disceso sugli apostoli e le appostole nel cenacolo nel giorno di Pentecoste, ad inaugurare la nuova realtà portata da Gesù. È questo il fuoco che porta Gesù, il suo Spirito. Gesù non vede l’ora che i suoi discepoli instaurino un modo nuovo di relazionarsi con Dio, non più mediato da leggi, precetti, obbligazioni che rimangono chiuse nella logica del merito, ma all’interno di una relazione personale e d’amore con il Padre. Affinché questo fuoco scenda dal cielo è necessaria l’immersione di Gesù nella sua morte come segno del suo amore per i suoi. È questo il battesimo di cui Gesù parla oggi nel Vangelo: è la sua morte. Del resto, san Paolo ci ricorda che attraverso il battesimo siamo battezzati nella sua morte, sepolti con Lui al peccato: O non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? (Rom 6,3).

Imparare a fare spazio al Signore nella nostra vita per uscire da un’adesione di massa della fede verso un’esperienza persona e d’amore. Solamente in questo modo, come ci ricorda oggi l’autore della lettera agli Ebrei, possiamo correre con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento (Eb 12, 2).

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