Gb 38, 1. 8-11; 2 Cor
5,14-17; Mc 4,35-41
Paolo Cugini
Gli eventi narrati nei vangeli che riguardano la
vita di Gesù hanno un valore metaforico e simbolico che va oltre il puro dato
immediato e storico. Senza dubbio, per conoscere Gesù è importante la ricerca
storica che ci offre un materiale il più possibile oggettivo sulla sua vita. In
ogni modo, non dobbiamo mai dimenticarci che la chiave d’entrata per
comprendere il Vangelo è innanzitutto la fede nel Signore della Vita, in Colui
che è all’origine di tutte le cose perché, come ci ricorda san Palo: “tutto è
stato fatto per mezzo di Lui e in vista di Lui” (Col 1,16). È con questa sensibilità
evangelica che ascoltiamo il brano di oggi per cogliere quelle indicazioni
spirituali ed esistenziali utili per il nostro vivere quotidiano.
“Gesù
disse ai suoi discepoli: passiamo all’altra riva” (Mc 4,35). Imparare da
Gesù a non rimanere chiusi nelle nostre sicurezze, ma sperimentare la grandezza
della nostra umanità rischiando la novità, cercando altrove. Andare all’altra
riva significa per Gesù, andare nella terra dei pagani e, quindi, un terreno
pieno d’insidie ma, allo stesso tempo, di nuove sfide. Seguire Gesù significa
avere il coraggio di immergersi nelle novità della vita, di abbandonare le
sicurezze, per lasciare che sia la presenza del signore a guidarci.
“Lo
presero con sé così com’era” (Mc 4, 36). Questo versetto così semplice e,
in apparenza, innocuo, è portatore di un’importante rivelazione. Ci dice,
infatti, che passare all’altra riva, per uscire dalle nostre sicurezze e
lasciarci guidare dal Signore, dobbiamo imparare a prenderlo così com’è. Ci
accompagna la tentazione di lasciare da parte quei versetti del Vangelo che ci
sembrano lontani dalla nostra sensibilità o che ci mettono in crisi e, di
conseguenza, li escludiamo. Troviamo, così, lungo il cammino cristiani
spiritualisti e altri protesi solo sul sociale, perché ognuno ha preso di Gesù
quello che gli andava meglio, trascurando il tutto. Il Vangelo di oggi ci allerta
su questa tentazione di manipolare il Vangelo a nostro piacimento. Chi si mette
in cammino su piassi del Signore deve essere disponibile al cambiamento, a
lasciarsi trasformare dalla sua Parola.
“Ci
fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto
che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva” (Mc
4,38). Perché Gesù dormiva sulla barca in mezzo alla tempesta? Che cosa
significa questo evento per la nostra vita? Se vogliamo capire a che cosa serve
la vita spirituale, la preghiera, dobbiamo porre attenzione proprio a questo
versetto. Chi vive cercando ogni giorno di lasciarsi modellare dalla Parola del
Signore, meditandola, interiorizzandola e poi provando a viverla non sarà
turbato dalle tempeste della vita. Questo è il problema centrale dell’esistenza
umana: non lasciarsi travolgere dagli eventi della vita, ma rimanere sereni. La
tranquillità in mezzo alle tempeste del mondo è frutto della percezione
spirituale che tutto è nelle mani di Dio; questa serenità è il dono che
otteniamo nella vita spirituale, coltivando il rapporto personale con il
Signore.
“E
furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui,
che anche il vento e il mare gli obbediscono?” (Mc
4, 41). Chi è sereno interiormente riesce a trasmettere serenità alle persone
che incontra e modificare le modalità aggressive delle relazioni quotidiane,
che spesso provocano disappunto e turbamento nelle persone. Lavorare sulla
propria interiorità, assimilando ogni giorno la Parola del Signore, sforzandosi
di viverla, ha un effetto sulla realtà in cui viviamo. La Chiesa dovrebbe
aiutare i fedeli nei diversi livelli di vita, ad imparare a pregare, a
valorizzare la vita spirituale, a scoprire la bellezza e profondità del
Vangelo. I cristiani dovrebbero essere, innanzitutto, maestri di vita
spirituale, per divenire maestri di umanità.
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