XXI
DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C
Lc
13,22-30
Paolo
Cugini
Nei
vangeli che ascoltiamo alla domenica è difficile trovare Gesù in luoghi e spazi
statici: è sempre in movimento. Gesù passava insegnando per città e
villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme. Anche nel Vangelo di
oggi Gesù passa per insegnare e il suo insegnamento è strettamente legato al
suo movimento. Insegna quello che vede sulla strada, quello che incontra nella
realtà e lo interpreta alla luce del suo rapporto con il Padre. È un cammino
che ha una direzione perché Gesù sa dove vuole andare. Questo è il primo
insegnamento di oggi: imparare a camminare dietro a Gesù, a vedere la realtà
sulla strada e non da uno schermo, realtà che, se ascoltata, manifesta dei
tratti del Mistero.
«Signore, sono
pochi quelli che si salvano?». Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta
stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci
riusciranno.
Il
tema del brano di oggi è la salvezza. La domanda che viene posta a Gesù rivela
un’idea diffusa tra gli ebrei, i quali credevano che solo il loro popolo era
stato destinato alla salvezza. Gesù nella sua risposta, ribalta tutta l’impostazione
classica, perché afferma che non è l’appartenenza ad un popolo che decide sulla
salvezza. Per comprendere le parole di Gesù occorre cogliere il tipo di discorso.
Siamo, infatti, dinanzi ad un brano escatologico, che parla della fine dei
tempi. Nella parabola che Gesù narra, il padrone di casa si alza per chiudere.
la porta La porta è stretta perché è già chiusa. Il problema, a questo punto, è
capire come si fa ad essere dentro prima che la porta si chiuda e chi è che
rimane fuori.
Quando il padrone
di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a
bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so
di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua
presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi,
non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di
ingiustizia!”.
Chi
è che rimane fuori dalla porta che è stretta perché è già chiusa? La sensibilità
religiosa comune potrebbe individuare le classiche categorie identificate come
peccatori, vale a dire, i ladri, gli spacciatori, le prostitute, ecc. Gesù,
invece, ancora una volta ci sorprende e ci stupisce. Fuori dalla porta, infatti
ci sono persone che hanno partecipato alla messa e hanno ascoltato la sua
Parola. A coloro che avanzano nei confronti di Dio Padre dei diritti acquisiti
dalla vita religiosa, dalla partecipazione ai culti liturgici, il Padre nella
parabola risponde in modo sorprendente: non so di dove siete. Allontanatevi da
me, voi tutti operatori di ingiustizia! Perché una risposta del genere? Perché persone
religiose che durante La vita hanno frequentato le messe ed ascoltano la Parola
di Dio rimangono fuori dalla porta? La domanda è inquietante ed esige una
risposta. Se la vita liturgica, il nostro rapporto con Dio che coltiviamo nel
culto non si trasforma in una relazione autentica con i fratelli e le sorelle
vuole dire che c’è qualcosa che non va. Lo dicevano anche i profeti, parole che
poi Gesù riprende in diverse occasioni: voglio misericordia non sacrifici!
Partecipare ai culti, alle liturgie ci deve aiutare a trasformare la parola di
Gesù in amore, attenzione agli altri, soprattutto i più poveri.
Non è
piuttosto questo il digiuno che voglio:
sciogliere le catene inique,
togliere i legami del giogo,
rimandare liberi gli oppressi
e spezzare ogni giogo?
Non consiste forse nel dividere il pane con l’affamato,
nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto,
nel vestire uno che vedi nudo,
senza trascurare i tuoi parenti?
Allora la tua luce sorgerà come l’aurora,
la tua ferita si rimarginerà presto.
Davanti a te camminerà la tua giustizia,
la gloria del Signore ti seguirà (Is
58,6-8).
Nelle sue parabole Gesù
riprende ed approfondisce quello che i profeti già dicevano.
Verranno da oriente e da occidente,
da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed
ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».
La
conclusione della parabola è un invito a non fermarsi sulle apparenze, ma a
guardare con gli occhi della fede le situazioni storiche. Coloro che ad uno
sguardo umano diremmo che rimangono fuori dal Regno di Dio, come i ladri, le
prostitute, in realtà saranno i primi ad entrare, perché la loro condizione gli
permette di chiedere perdono e di aprirsi alla misericordia del Padre. Al
contrario, coloro che riteniamo primi perché persone religiose, in realtà
saranno ultimi nel Regno di Dio perché così arroganti e pieni di sé al punto da
non fare spazio alla Parola di Dio, perché si ritengono già salvi.
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