sabato 17 dicembre 2016

GIUSEPPE, LO SPOSO DI MARIA



Paolo Cugini

-      nato dal seme di Davide secondo la carne, costituito Figlio di Dio con potenza, secondo lo Spirito di santità, in virtù della risurrezione dei morti, Gesù Cristo nostro Signore (Rom 1, 2)

-      la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele (Is 7)


-      sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo (Mt 1)

-      “il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù”.

-      Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa "Dio con noi" (Mt 1)

Giuseppe: padre di tutte le vocazioni. Ha rinunciato a sé stesso, ad essere padre come lo sono tutti per fare spazio al piano di Dio. Si vive una sola vota e si ama una sola donna con la quale si vuole generare una vita. Ha continuato ad amare Maria, rinunciando ad esercitare la paternità secondo la carne per viverla in un altro modo. Come si fa a dire che Giuseppe ha amato Maria? Perché la sua attenzione era su di lei e non su di sé. L’amava a tal punto da sacrificare il suo desiderio di paternità per salvare la vita a Maria.

Ci sono arrivati dopo a pensare che Gesù non fosse il figlio carnale di Giuseppe. Ci sono arrivati dopo la resurrezione di suo Figlio a pensare, a capire che non esiste uomo sulla terra che possa generare un figlio così; non esiste seme mortale che possa generare un Dio. Ci sono arrivati dopo perché sin che Gesù era in vita pensavano fosse semplicemente che fosse il figlio di Giuseppe e di Maria. Infatti, Giuseppe e Maria avevano mantenuto per loro il segreto del concepimento misterioso del figlio, anche perché nessuno avrebbe potuto comprenderli. Ascoltando attentamente Paolo si capisce che nemmeno lui aveva ancora compreso il senso della nascita di Gesù. Infatti dice Paolo nella lettera ai Romani: “nato dal seme di Davide secondo la carne”. In realtà, Gesù non è nato dal seme di Davie, ma dal grembo di Maria, perché è stato concepito per opera dello Spirito Santo. Per questo Matteo, la cui redazione è realizzata circa vent’anni dopo dal testo della lettera ai Romani, quando descrive la genealogia di Gesù, dopo aver fatto la lista di coloro che erano stati i precursori di Gesù citando solamente uomini, quando Giunge a Gesù dice: “Giacobbe generò Giuseppe lo sposo di Maria dalla quale è nato Gesù” Mt 1,16). C’è quindi una lenta percezione del mistero della nascita di Gesù, Verbo del Padre, percezione che avviene dopo la sua risurrezione. Osservando poi i testi del Nuovo Testamento assieme agli scritti dei primi Padri della Chiesa, ci si accorge che la ricerca sulla nascita di Gesù arretra sempre più man mano passano gli anni. Non a caso Giovanni nel suo Vangelo non sente l’esigenza di descrivere gli eventi della nascita del Figlio di Dio, ma parla della sua preesistenza: “il Verbo era presso Di, il Verbo era Dio” (Gv 1,1).

In questa prospettiva Giuseppe rischia di essere una figura di secondo piano, un rincalzo messo lì per far numero, per far in modo che l’apparenza della famiglia sia salvaguardata. In realtà non è così. Se infatti, è vero che Gesù è nato dal seme dello Spirito Santo, è altrettanto vero che Giuseppe ha amato Maria ed ha assunto responsabilmente la paternità di Gesù. Ce lo dice il testo del Vangelo di Matteo 1. Occorre, allora, fare un passo ulteriore per scoprire il valore e la profondità della figura di Giuseppe nel piano della salvezza.

Giuseppe non ha potuto condividere con nessuno il mistero della sua vita, della sua originalissima e unica vocazione. Questo è uno degli aspetti importanti della storia di Giuseppe che ci può insegnare qualcosa. La prima è che nella vita dobbiamo maturare spiritualmente ed esistenzialmente al punto da saper portare il peso da soli delle nostre scelte. Non possiamo pensare di rimanere tutta la vita sotto il faro dei riflettori. Ci sono dei momenti nei quali siamo chiamati a realizzare delle scelte che si rivelano irreversibili e che non potremo mai cancellare. Anche perché il tempo passa e nulla può tornare indietro. Sono queste scelte che hanno una portata significativa non solo per noi, ma anche per le persone che ci sono accanto che richiedono non solo una mente fredda, ma soprattutto un cuore caldo. È l’amore che ci porta a mettere in conto nelle nostre scelte non solo il nostro interesse, ma soprattutto quello degli altri. Rinnegare sé stessi per gli altri: è questo che ha fatto Giuseppe quella notte. Ha pensato a Maria, più che a sé stesso. Sapeva che accettando quell’idea non avrebbe mai più potuto realizzare il suo sogno, quello di essere padre di figli. Un sacrificio enorme, spaventoso. Ebbene Giuseppe ha saputo rinunciare a ciò che per un ebreo è la cosa più importante, vale a dire la possibilità di essere padre. Non si fanno scelte così se dietro non c’è la logica dell’amore, che ti porta a guardare al di là di sé stessi.
Che Giuseppe amava Maria in un modo impressionante, che il suo amore era immenso per lei lo dimostra il fatto che non l’ha ripudiata, non l’ha consegnata alla lapidazione, andando contro una tradizione secolare. Non è facile andare contro le tradizioni: ci riesce solo chi è molto libero e chi ama molto, come Gesù che le ha capovolte tutte.

Che cosa c’insegna la storia di Giuseppe?
C’è un tempo, un giorno e un’ora che tocca a noi, che tocca a me, che Dio mi presenta il conto, il suo conto, la sua richiesta, quello che Lui ha pensato per noi. Spesso questo conto non corrisponde alle nostre aspettative.
Giuseppe c’insegna che ci sono cose nella vita che te le devi tenere dentro e non le puoi comunicare a nessuno. Il cammino spirituale deve aiutarci a portare il peso delle nostre scelte, soprattutto nei periodi che ci sembrano assurde, incomprensibili; soprattutto nei periodi in cui vorremmo non averle fatte quelle scelte, in cui vorremmo tornare indietro. Il cammino spirituale alla luce degli eventi della storia di Giuseppe è fondamentale per rimanere attaccati alla memoria dalle motivazioni, al ricordo di ciò che ci ha condotto a fare delle scelte definitive. Più le scelte sono radicali e senza ritorno, maggiore è la necessità di un’intensa vita spirituale, soprattutto per non farsi travolgere dalla forza poderosa della vita materiale, dalle logiche contrarie. E allora Giuseppe c’insegna che senza quella vita spirituale che si coltiva nel silenzio, si cade nella frustrazione.

Tutta l’umanità è passata per quella notte. Tutta l’umanità ha trattenuto il fiato per sapere che cosa facesse, che cosa decidesse Giuseppe. E la cosa sbalorditiva è che tutto è avvenuto in un sogno. Paradosso di Dio e delle sue Verità. È come se Dio si prendesse gioco di noi, delle nostre ansie e paure. È come se Dio volesse giocare con noi che veneriamo le verità, che adoriamo le belle parole dai grandi significati. Ebbene Dio ha nascosto tutto questo in un sogno, il sogno di Giuseppe. E poi ha avvolto questo sogno nel silenzio più totale di Giuseppe che, dopo questi eventi strabilianti, è uscito letteralmente di scena.

Maria e Giuseppe: le persone più silenziose della Bibbia. Giuseppe ancora di più di Maria. Non parla mai. Dopo gli eventi della nascita di Gesù sparisce totalmente dalla scena. Che cosa c’insegna questo stile di vita? C’insegna che la vita è una sola e uno solo è il progetto di vita che Dio ci chiama a realizzare. Occorre essere pronti a coglierlo e a rispondere. Giuseppe c’insegna che nella vita non importa l’apparire, ma l’essere; non importa quello che fai, ma quello che sei. Giuseppe, soprattutto, c’insegna che proprio questo modo essenziale e autentico di stare al mondo, non s’improvvisa, ma ci si prepara con cura.