Sap 1, 13-15;
2,23-24; 2Cor 8, 7.9.13-15; Mc 5, 21-43
Paolo Cugini
Gesù è una presenza nuova nella storia, una presenza
che sana e cura le ferite dell’umanità. È la forza di Dio che agisce in mezzo a
noi e lo fa attraverso la sua umanità. Per non perdere il filo della storia e
finire dentro ai vicoli cechi delle contrapposizioni spiritualiste o di tipo
sociale, è importante sempre mantenere insieme i due elementi che in Gesù sono
una cosa sola, vale a dire la dimensione verticale e quella orizzontale, la
trascendenza e l’immanenza. Gesù, nella sua umanità, rappresenta una
grandissima novità, uno scarto qualitativo incommensurabile che, però, può
rimanere nascosto, ignorato, perché è possibile accedere a Lui, alla sua forza
divina solamente con la fede. Non basta, allora sapere chi è, conoscere la sua
storia, aver letto i vangeli, occorre credere in Lui, nel suo amore, nella
possibilità che Lui ha di donarci la vita, quella vera, che ci permette di
realizzare la nostra esistenza in pienezza. Le storie che ascoltiamo nel
vangelo di oggi narrano proprio questo percorso di fede che apre le porte del
cielo e permette ad ognuno di entrarci.
Paradossalmente,
la narrazione del vangelo ci dice che il più grande ostacolo ad entrare con
fede all’incontro con il Signore Gesù è la religione, che seppur parla di Dio,
lo fa attraverso un apparato di leggi e dottrine fatte da mani d’uomo. Hanno
una parvenza di positività ma, alla prova dei fatti, costituiscono il più grande
ostacolo per accedere al Signore della storia: Gesù Cristo. Sembra paradossale
ma, come vedremo, si tratta di una realtà che occorre prendere sul serio. Il
rischio, infatti, è quello di pensare di vivere in un contesto – quello religioso,
per l’appunto – che ci avvicina a Dio, mentre in realtà, ce ne allontana.
Protagoniste
del vangelo di oggi sono due donne, tutte e due con segni di morte: una donna
che perde sangue e una bambina morta. Tutte e due sono legate dal numero 12,
che è il numero che indica le tribù d’Israele e, dunque, il popolo. C’è tutto
un popolo che sta morendo a causa delle leggi del Tempio, dall’obbedienza alla
dottrina e al culto fatto dagli uomini, manipolando la legge di Dio per controllare
il potere. Come fare per uscire dai cammini di morte della religione degli
uomini? Quali risposte offre Gesù? In tutti e due i casi presentati nel vangelo
di oggi, la risposta è la stessa: trasgredire.
Trasgredisce
la legge mosaica la donna che perdeva sangue, che non poteva assolutamente
toccare un uomo, perché lo avrebbe reso impuro. Questa donna, che avrebbe avuto
bisogno di Dio, a causa della perdita di sangue che la rendeva impura, non
poteva avere accesso al tempio. Che religione è questa che proibisce ai
bisognosi di entrare nella casa del Signore? Ebbene, la donna, incontrando
Gesù, non ci pensa due volte: trasgredisce la legge e lo tocca rendendolo a sua
volta impuro. Gesù, però, invece di arrabbiarsi, fa una dichiarazione
strabiliante dicendo: «Figlia,
la tua fede ti ha salvata. Va' in pace e sii guarita dal tuo male». Gesù chiama fede l’atto
trasgressivo della donna. Dalla legge che schiaccia l’umanità e le impedisce di
vivere in pienezza non c’è alternativa: occorre trasgredirla.
Lo
stesso accade nella seconda scena, con la narrazione di una bambina di dodici
anni morte. Anche toccare un morto rendeva impura la persona. Gesù, però, non
si ferma dinanzi alla legge degli uomini e, questa volta, è lui a trasgredire
toccando la bambina morta. “Prese la mano della bambina e le disse: «Talità
kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: alzati!». E subito la fanciulla si
alzò e camminava; aveva infatti dodici anni”.
Sia
nel primo caso che nel secondo è la situazione personale che conduce alla trasgressione
della legge per trovare vita. La donna tocca Gesù, nonostante l’imposizione
della legge, perché ormai non sa più cosa fare: in fin dei conti si tratta
della sua propria vita. Nel secondo caso è il capo della sinagoga
(interessante!) che si dirige a Gesù per la vita di sua figlia.
“Essi
furono presi da grande stupore”. C’è un cammino di liberazione che siamo
chiamati a compiere, un cammino verso Gesù, che passa attraverso la liberazione
dagli impedimenti della dottrina e del culto religioso. Questo cammino, apparentemente
impossibile, diviene praticabile quando ascoltiamo gli eventi cruciali della
nostra vita, che ci spingono ad osare, vale a dire, a trasgredire. Quando
questo avviene, inizia il processo di smascheramento della religione falsa:
cade la maschera dell’ipocrisia e noi, liberati dal Signore, possiamo divenire
strumento di salvezza per gli altri.