III DOMENICA QUARESIMA /A
Paolo Cugini
Siamo
alla terza tappa del tempo di quaresima dell’anno A, un itinerario che dovrebbe
aiutarci a riscoprire il senso del nostro battesimo. C’è un’acqua che cerchiamo
e che non ci disseta mai, perché ne abbiamo sempre bisogno. C’è un senso della
vita che non troviamo e che ci lascia sofferenti interiormente. È possibile che
non esista un’acqua capace di dissetare in modo definitivo la nostra sete di
giustizia, il nostro bisogno di amore, il nostro desiderio di pace? Il Vangelo
di oggi cerca di rispondere a queste importanti domande. Due considerazioni mi
sembrano importanti da fare sulla narrazione di oggi. La prima è sull’incontro
al pozzo di Giacobbe tra Gesù e la Samaritana. L’altra considerazione e su
quello che Gesù dice a riguardo dell’adorazione al Padre.
Gesù,
dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo.
Bellissima indicazione esistenziale su Gesù, il suo modo di annunciare il Regno
di Dio. Lo fa camminando per le strade, lasciandosi incontrare dalle persone. È
un’attività che stanca, ma anche questa stanchezza fa parte dell’annuncio del
Vangelo, che è un’attività umana, inserita nella vita quotidiana della gente.
Gesù qui lo si vede come uno di noi e va pensato così prima di tutto, come uno
di noi, perché in questo modo Gesù ci insegna che il primo passo dell’annuncio
è il mettersi in sintonia con color ai quali ci vogliamo dirigere e che il
contenuto del messaggio che s’intende annunciare, lo esige. Non si tratta,
allora, di un annuncio dalla cattedra, dall’alto al basso, roba da specialisti,
di gente che ne sa più di altri. Il messaggio che Gesù porta è intriso di vita,
di quotidianità, perché offre delle chiavi di lettura al nostro vissuto, ci
indica come vivere meglio. Gesù si fa assetato per agganciare la donna
Samaritana. È l’aggancio il punto di partenza di ogni evangelizzazione
inculturata. Aggancio che dice di una conoscenza dell’altro, un’attenzione che
rivela lo svuotamento del proprio io che si mette in cammino per incontrare la
povertà dell’umanità sofferente e tentare di offrire chiavi di lettura,
contenuti.
Se
tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: "Dammi da
bere!". È il senso di ogni cammino spirituale ed
esistenziale: conoscere. Prima o poi occorre fermarsi ad un pozzo della vita e
interrogarsi sul senso del cammino. È solo in questo modo che abbiamo la possibilità
di trovare il bando della matassa della nostra esistenza e, possibilmente,
incontrare il Signore presente nella storia in mezzo a noi.
In
quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una
donna. Vale la pena soffermarsi su questo versetto perché
dice molto di più delle parole. Esprime, infatti il retaggio di una cultura, di
un modo di pensare, che vede la donna inferiore all’uomo. Si tratta della
mentalità patriarcale che era dominante al tempo di Gesù e che lo è anche oggi.
Lo stupore dei discepoli rivela un elemento della tradizione culturale ormai
consolidato. Gesù seduto al pozzo di Giacobbe con la donna Samaritana sfida la
validità di questa cultura e la smonta dal di dentro rivelando, allo stesso
tempo, che non appartiene all’orizzonte della volontà del Padre. L’inferiorità
non è dunque un elemento della diversità della donna dall’uomo, ma ne è un
derivato culturale negativo che dev’essere evangelizzato. Gesù lo fa con dei
gesti, più che con dei discorsi o delle teorie. Si potrebbe affermare per
concludere la prima parte della riflessione: solamente nel vissuto quotidiano
riusciamo a cogliere la realtà che ci permette d’incontrare il Signore che ci
aiuta a smascherare le falsità prodotte dalla cultura degli uomini.
Ma
viene l'ora - ed è questa - in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in
spirito e verità: così, infatti, il Padre vuole che siano quelli che lo
adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e
verità». Questi versetti costituiscono un passaggio centrale
non solo per il vangelo di Giovanni, ma anche per il cammino quaresimale che
stiamo realizzando. La domanda sottesa, o meglio, che la liturgia di quaresima
lascia sottesa all’inizio della terza settimana, è la seguente: da che cosa
dobbiamo convertirci? Che cosa dovrebbe cambiare nel nostro cammino di fede in
questa quaresima? La risposta la troviamo in questi versetti. Gesù, infatti,
nel dialogo con la Samaritana, rivela che la sua presenza nella storia è per
aiutarci a passare da una religione del tempio ad una fede nello Spirito del
Signore. In altre parole, Gesù ci chiede di trasformare la nostra mentalità
religiosa simbolizzata dalla visibilità del tempio posto su di un monte, per un
rapporto con il Padre più interiorizzato e, per questo, più libero. La logica
del tempio vede nella Legge e nell’apparato sacerdotale una manifestazione del
bisogno dell’uomo di controllare ogni aspetto della vita, compreso Dio e, di
conseguenza, la religione del tempio sarebbe il simbolo di questo modo
esteriore e materiale di vivere il rapporto con Dio. La religione schiavizza
l’uomo e, soprattutto, non gli permette di cogliere l’essenza di Dio, in quanto
filtrata da un reticolo di leggi umane, che ne controllano i movimenti, le
azioni, i comportamenti. Al contrario, la fede nello Spirito del Signore, che
rivela la verità, che è Gesù Cristo, libera l’uomo dalle paure e dall’angoscia,
aiutandolo ad esprimere nella storia la ricchezza della propria originale
dignità. Abbandonare la religione del tempio per accogliere lo Spirito del
Signore è il vero obiettivo di ogni quaresima e, quindi, anche di questa.
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