Paolo Cugini
La penultima domenica del tempo
ordinario ci presenta una pagina del Vangelo inquietante. La leggiamo a partire
dal contesto liturgico che c’invita a verificare il cammino di fede intrapreso
durante l’anno. Il Vangelo ci ricorda che c’è un giorno finale, c’è una ressa
dei conti, c’è un punto d’arrivo: non camminiamo a caso o verso il nulla. I
gesti, le scelte che abbiamo realizzato durante l’anno avrebbero dovuto avere
il sapore del Vangelo, il sapore della pace, della giustizia e della
misericordia. In questo cammino il Vangelo di oggi ci dice che dovremmo
accorgerci della vicinanza del Signore. Ci sono dei segni della sua presenza
nella storia che il Signore pone e siamo invitati a riconoscere.
Li riconosciamo se durante il cammino
siamo attenti, se siamo preoccupati di fare tutto – ricordiamo il Vangelo di
domenica scorsa – conforme alla sua volontà. La mancanza di attenzione è
sintomo di un cammino distratto, spensierato, proteso a risolvere i nostri
affari. C’è una sana tensione che caratterizza la vita del cristiano e della
comunità cristiana, una sana inquietudine che spinge a cercare continuamente il
volto del Signore nelle persone che incontriamo, nelle scelte che realizziamo,
nelle cose che facciamo.
E’ questa sana tensione che ci spinge a
cercare il volto del Signore e a desiderare d’incontrarlo nel cammino. Quando
questo è vero la pagina di oggi diviene un grande balsamo per la nostra vita di
fede: “allora vedranno il Figlio
dell’uomo venire sulle nubi del cielo con grande potenza e gloria”. E’
proprio questo che la Chiesa desidera, che il Signore venga in mezzo a noi ed è
proprio questo grido che uscirà dalla Chiesa durante il tempo di Avvento ormai
alle porte: Maranathà, vieni Signore Gesù.
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