mercoledì 24 settembre 2025

E LI MANDO'

 



 

Paolo Cugini

 

Gesù convocò i Dodici e diede loro forza e potere su tutti i demòni e di guarire le malattie. E li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi (Lc 9,1).

Essere padre o madre non significa soltanto generare una vita, ma assumere la straordinaria responsabilità di trasmettere un senso della vita. In un mondo spesso segnato da incertezze e condizionamenti culturali, la paternità e la maternità si rivelano come autentici percorsi di dono: donare forza positiva, fiducia, gioia di vivere e desiderio di condivisione. Questi doni non sono semplici parole, ma radici profonde che nutrono la crescita personale e relazionale, rappresentando ciò di cui il mondo ha più bisogno oggi.

Ogni gesto d’amore, ogni parola di incoraggiamento, ogni abbraccio sincero è una scintilla che accende la fiducia e la gioia nei figli. La forza positiva che i genitori trasmettono non nasce dal desiderio di controllo, ma dalla capacità di educare con il cuore: insegnando la bellezza della vita e la speranza anche nei momenti difficili. Così, la condivisione diventa uno stile di vita. Essere genitori, educatori, cristiani chiama a una sfida interiore: confrontarsi con le proprie fragilità e combattere il male che ciascuno porta dentro di sé. La crescita personale è un cammino fatto di coraggio, consapevolezza e umiltà. Solo attraverso la lotta contro il proprio egoismo, la paura e le ferite passate, si può diventare testimoni autentici di forza positiva. Questo processo di guarigione non è mai del tutto concluso, ma ogni piccola vittoria sul male interiore si riflette in un esempio vivo per i figli, capace di generare fiducia in chi ci circonda.

Le conquiste interiori, le piccole e grandi vittorie contro le proprie ombre, diventano patrimonio condiviso. I figli osservano, imparano, e si nutrono della resilienza e della gioia che vedono incarnate nei loro genitori. Nella quotidianità, ogni scelta di bene, ogni parola gentile, ogni gesto di perdono, rafforza la comunità domestica e crea un clima di fiducia che si irradia anche verso l’esterno. È come se il bene personale si moltiplicasse. La felicità è reale solo quando è condivisa e la testimonianza della propria crescita diventa seme di cambiamento anche per i compagni di viaggio.

Medico, cura te stesso dice il Vangelo, ricordando che non si può aiutare veramente gli altri se prima non si è affrontato il proprio dolore. Prendersi cura delle proprie ferite, accettare le fragilità e cercare la guarigione è un atto di responsabilità. I figli hanno bisogno di adulti che sappiano essere sinceri, che non nascondano le proprie debolezze, ma che le elaborino con coraggio. Solo così si diventa capaci di sostenere gli altri, di offrire ascolto autentico e di trasmettere quella forza che nasce dalla vulnerabilità accolta e trasformata. Il Vangelo propone una liberazione radicale dai condizionamenti culturali e dalle paure che spesso bloccano la trasmissione dei contenuti importanti della vita. Gesù annuncia una logica nuova: il dono di sé come via privilegiata per la realizzazione personale e comunitaria. Nel Regno di Dio, la grandezza si misura non con il potere, ma con la capacità di servire e di amare senza riserve. Questa logica del dono rompe gli schemi della tradizione, invitando i genitori e gli educatori a scegliere la libertà, la giustizia e la fraternità come pilastri dell’educazione. Vivendo il pensiero di Cristo, si inaugura una nuova cultura che supera i limiti delle tradizioni umane. Il Regno di Dio non è una realtà futura, ma si costruisce ogni giorno nella scelta di mettere al centro la persona, la relazione, il rispetto e la dignità. Qui la paternità e la maternità trovano il loro significato più vero: diventare strumenti di libertà, di giustizia sociale, di uguaglianza concreta. Le scelte radicali che i genitori compiono per il bene dei figli e della comunità sono semi di speranza che germogliano nel terreno del mondo. La libertà, la giustizia e l’uguaglianza non sono conquiste scontate, ma frutti di scelte coraggiose e radicali. Trasmettere ai figli il desiderio di giustizia significa educarli a non accontentarsi dell’apparenza, a cercare il bene comune, a diventare cittadini consapevoli e responsabili. La cura delle ferite, la capacità di perdonare, la lotta contro il male interiore, sono la base su cui si costruisce una comunità più giusta, libera, capace di accogliere la diversità e di promuovere la pace. Questa è la cura di cui il mondo ha bisogno oggi più che mai.

 

 

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