Quando
si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore
e prese con sé la sua sposa (Mt 1,24). Fare la Tua
volontà, Signore, coglierla nelle situazioni della vita. Come ha fatto Giuseppe
ad accettare una situazione così sconvolgente? Il dato impressionante che ci
comunica la narrazione del Vangelo è che si è fidato di un sogno. Questo è il
dato pazzesco: il senso di tutta una vita affidata ad un sogno. Questa è la
fede dei poveri, degli anawim, di coloro che non hanno nulla e si affidano
ciecamente al Signore. Agli anawim basta poco, appunto, un sogno. Per riconoscere
la voce del Mistero, la sua presenza dentro la storia, ci vuole un cuore umile
e povero: è questo che ci insegna la storia di Giuseppe. Su di un sogno
Giuseppe intesse tutta una vita.
C’è
una situazione materiale che può agevolare la possibilità di percepire il
mistero. Senza dubbio, l’autosufficienza rende difficile questo tipo di
percezione, perché è quel tipo di situazione esistenziale che non provoca nella
persona il desiderio di qualcosa d’altro. Chi pensa di avere già tutto non si
mette alla ricerca di qualcosa he crede di avere. È il povero che si mette alla
ricerca di qualcosa di materiale e, in questo modo, è pronto a cogliere una
presenza misteriosa.
Forse
è questo uno dei significati più profondi del Natale, l’indicazione per cogliere
il Mistero e cioè, la presenza del Mistero nei dati materiali della vita. Per
farlo occorre che il desiderio di vederlo sia attivato. La povertà materiale è
una delle condizioni che attivano questo desiderio. Probabilmente non è l’unica,
ma è già un’indicazione.
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