lunedì 5 febbraio 2024

deponevano i malati nelle piazze

 



Paolo Cugini

 

Scesi dalla barca, la gente subito lo riconobbe e, accorrendo da tutta quella regione, cominciarono a portargli sulle barelle i malati, dovunque udivano che egli si trovasse. E là dove giungeva, in villaggi o città o campagne, deponevano i malati nelle piazze e lo supplicavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello; e quanti lo toccavano venivano salvati (Mc 6,54-56).

 La presenza di Gesù attrae gli ammalati. Gesù è una fonte di vita inserita nella storia e lo scopre chi è malato. Si può fare una lettura spirituale di questo passaggio del Vangelo. La presenza di Gesù nella storia manifesta la malattia del mondo, dell’umanità. Gesù entra in una storia malata, anzi la presenza di Dio nella storia rivela che il mondo, l’umanità è malata. È questa la grande rivelazione di Gesù. Si accorge della presenza di Gesù solamente colui, colei che accetta la propria malattia, la riconosce. Solo così si mette in cammino alla ricerca di una cura e, ad un certo punto del cammino, scopre che c’è nel mondo colui che può guarire la ferita che provoca dolore. Aiutare le persone a non nascondere la ferita, ma a guardarla con misericordia è uno dei compiti della Chiesa, perché solo così può iniziare un cammino spirituale, che è essenzialmente la ricerca di colui che cura le ferite.

C’è un salvatore nel mondo, c’è una fonte di vita inesauribile che Dio ha, per così dire, conficcato nella storia: lo capisce solamente colui, colei che si accorge di sanguinare, che si ferma a leccarsi la ferita e, guardandosi in giro percepisce la presenza misteriosa di Colui che cura.

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