lunedì 17 gennaio 2022

ATTI DEGLI APOSTOLI CAPITOLO 15





L’ASSEMBLEA DI GERUSALEMME

[annotazioni]

Il capitolo 15 è il centro del libro, per le questioni che tratta. Viene legittimata la missione ai pagani sull’affermazione centrale che, non la Legge, ma la grazia di Cristo è ciò che salva. Con l’assemblea di Gerusalemme termia il tempo apostolico. Gli apostoli vengono menzionati un’ultima volta nel capitolo 16,4. Pietro scompare del tutto. Dopo Atti 15 Gerusalemme passa in secondo piano. Gerusalemme passerà soprattutto alla storia per la sua chiusura al cristianesimo.

Atti 15 apre al futuro della Chiesa, nella nuova prospettiva di un annuncio ormai libero dall’obbligo della Legge.

Lc è attento a mostrare che tra il periodo apostolico e post-apostolico non vi sia rottura. Significativo è la scena che mette in atto per mostrare l’Assemblea di Gerusalemme, dove sono convocati gli anziani, i missionari e gli apostoli. Sono poi pronunciati discorsi dai rappresentanti più significativi.

Sembra che Lc basi la sua composizione per Atti 15 su tradizioni che si riflettono nella lettera di Paolo ai Galati 2,1-10.11-14, anche se in modo indipendente.

Lc fa parlare Pietro e Giacomo, e non Paolo, per cui il ruolo dei due missionari nel dibattito dell’assemblea di Gerusalemme sembra marginale. Questo dato contrasto con quanto lo stesso Paolo afferma in Gal 2,1-10, in cui prende attivamente parte al dibattito.

Problema: leggendo 1 Cor 8 sembra che Paolo non conosca il decreto frutto dell’Assemblea di Gerusalemme, anche perché risulta che lui fosse partito subito dopo l’Assemblea senza aspettare la redazione del testo finale.

Sila fa da ponte tra Gerusalemme e il secondo viaggio di Paolo.

Problema di fondo del capitolo 15: è la soluzione dei problemi dovuti all’entrata dei pagani nella comunità, vale a dire, la necessità o meno di imporre loro la circoncisione e leggi di Mosè. Fondamentale nella vita del giudeo è la questione del puro e dell’impuro, che diventa di difficile soluzione con l’entrata dei pagani nelle comunità giudeo-cristiane. Nel capitolo 15 viene riportata la soluzione di un problema che aveva lacerato la comunità. La Legge mosaica non esprime più le condizioni per essere ammessi a costituire il Popolo di Dio ed essere salvati.

1-5: introduzione. Vien posto il problema: la circoncisione è necessaria per salvarsi? Lc presenta i radicali giudei come una minoranza anonima. Il tema della circoncisione pone una questione centrale: da chi viene la salvezza: da Cristo o dalla Legge? Di per sé il testo aveva già dato alcune risposte: 4,12; 10,43s; 13,39.

2. A Gerusalemme, oltre al collegio degli apostoli, esiste anche un collegio degli anziani, conforme le abitudini dei giudei.

3. i giudaizzanti appaiono sempre più come minoranza isolata.

6-11: discorso di Pietro

Lc sembra riprendere Paolo ai Galati sul tema della salvezza per grazia. In realtà i paolinismi del discorso di Pietro sono ripresi da Atti 10-11,18 e non direttamente da una lettera di Paolo.

7. Pietro non fa riferimento all’esperienza di Paolo e Barnaba, ma alla sua propria a causa dell’importanza che nella comunità ha assunto l’esperienza di Pietro, il quale insiste sul fatto che l’entrata dei pagani nella comunità è parte dl progetto di Dio.

9. Comunicando lo Spirito Santo, Dio ha dimostrato di aver purificato il cuore dell’uomo, di aver concesso il perdono dei peccati (2,38) e questo mediante il dono della fede e non della Legge. Luca dichiara superata la purificazione rituale, così importante per il giudeo: adesso s tratta di una purificazione intima, il perdono dei peccati, ottenuta per fede. La comunione con Dio che deriva dalla purificazione del cuore implica il superamento delle divisioni tra giudei e pagani create dalla Legge.

11. C’è un capovolgimento di prospettiva: non i pagani sono salvati come i giudei, ma i giudei sono salvati allo stesso modo dei gentili. Dio si serve del modo di salvare i gentili per far prendere coscienza ai giudeo-cristiani di ciò che veramente sta alla base della loro salvezza: la gratuità e non l’osservanza della Legge.

12-21: il discorso di Giacomo. Al centro del discorso c’è la citazione di Am 9,11-12, rielaborata ed adattata. Nella promessa fatta a Davide sembra esserci anche l’entrata delle nazioni. Siccome solo il testo dei LXX permette un’interpretazione universalista, Lc sembra che abbia utilizzato quella versione.

Giacomo chiede agli etnico- cristiani di astenersi:

1.      Dalle contaminazioni

2.      Dalla porneia

3.      Dal soffocato

4.      Dal sangue

Le quattro regole si basano sulle esigenze del codice di santità (Lv 17-18), richieste sia per l’ebreo che per lo straniero che abita nel Paese. Paolo sembra aver ignorato questo decreto e non lo ha applicato (cfr 1 Cor 8).

Il decreto, in ogni modo, ha reso possibile la convivenza e ha risolto il problema della missione verso i pagani. L’importanza di questo decreto per Lc si percepisce dal fatto che lo riporta tre volte ( 15,20.29; 21,25).

12. c’è un silenzio dell’assemblea che sembra un consenso.

13. L’ultima parola spetta a Giacomo, il fratello del Signore e responsabile della comunità di Gerusalemme.

14. Giacomo si rifà all’esperienza di Pietro ma non cita l’esperienza di paolo e Barnaba.

15. Lc ci tiene a sottolineare la sintonia tra l’evento e la parola divina che l’annuncia.

20. C’è un invito a non partecipare ai banchetti pagani dove s’incontra carne sacrificata nei templi

Porneia: matrimoni incestuosi

Carni non macellate ritualmente. Invito a comprare carne nelle rivendite gestite dai giudei.

Astenersi dal sangue: proibizione di mangiare carne dove è rimasto del sangue.

Nella prospettiva del giudeo le clausole sono necessarie perché dappertutto vi sono delle sinagoghe e quindi giudei da non scandalizzare.

22-29: delegati con lettera.

22. la decisione di inviare delegati con una lettera ufficiale è presa assieme a tutta l’assemblea. Giuda è citato solo in questo contesto, mentre Sila è spesso citato nelle lettere di Paolo (1 Ts 1,1; 2 Cor 1,19; 2 Ts 1,1).  Giuda e Sila rappresentano la Chiesa di Gerusalemme

30-35: finale. Con Paolo la Chiesa si apre decisamente su base teologica (espressa nel concilio da Pietro e Giacomo) alla sua vocazione universale.

31. la lettura pubblica della lettera provoca gioia: tema caro a Luca. La reazione positiva da parte della comunità di Antiochia conferma la comprensione positiva del decreto come liberazione da un’esistenza alla “giudea” per i gentili convertiti, pur rimanendo cristiani a pieno titolo.

32. Giuda e Sila confortano la comunità

33. Con la consegna del decreto di Antiochia, Luca considera compita la missione dei delegati Sila e Giuda.

 

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