Paolo Cugini
Leggendo il Vangelo e osservando con
attenzione l’azione di Gesù nella storia, nel vissuto quotidiano degli
uomini e delle donne del suo tempo, è palese il significato del suo operato,
che può essere racchiuso in questa espressione: liberare l’umanità dalla lebbra
della falsa religione. Ciò è ben visibile nel Vangelo di oggi: Mc 1,40-45. E’
un Vangelo pieno di stranezze. Perché, infatti, il lebbroso non chiede di
essere guarito, ma di essere purificato? E’ molto strano questo fatto. Per
quattro volte in pochi versetti viene ripetuta la parola purificare. E’ chiaro
il riferimento a quella teologia sorta probabilmente all’epoca dello Javismo,
in cui la malattia è interpretata come segno del peccato. Come sappiamo, sarà
questo non solo un tema che ritroviamo spesso nei salmi, ma anche il tema centrale
del libro di Giobbe.
C’è in queste prime righe il dramma
della persona lebbrosa che non solo è messa ai margini della società, ma anche
dalla religione. Se l’esclusione dal contesto sociale è comprensibile, molto meno
lo è quella religiosa. Che Dio è, ci possiamo chiedere, quello che
esclude l’emarginato? Dov’è la sua misericordia? Come possiamo
avvicinarci ad un Dio così? A chi si rivolge l’emarginato se anche Dio lo
fustiga? Senza dubbio quello che è qui
presentato non è il Dio della rivelazione, ma il dio degli uomini, il dio dei
potenti, che hanno interesse a mantenere soggiogati gli uomini e le donne. Sino
a quando, infatti, gli uomini avranno bisogno di presentarsi al sacerdote,
significa che il potere religioso e politico potrà controllarli. C’è tutta una
religione, la falsa religione che schiavizza l’uomo e la donna, rendendolo
prigioniero di norme e di riti.
Gesù purificando il lebbroso libera
l’umanità dalla falsa religione, dai falsi idoli, dalla religione dei precetti, dalla falsa
teologia, quella teologia che nasce dal potere politico e religioso per
controllare la vita degli uomini e delle donne. Gesù guarisce il lebbroso e lo
lascia libero. Purificando il lebbroso Gesù dichiara che quella teologia che
indica la malattia come segno di peccato non viene da Dio, ma dagli uomini. In
questo modo Gesù mette in guardia l’umanità dalla falsa religione, dalla falsa
teologia.
Come si fa a capire se stiamo
seguendo la falsa teologia o la vera? Come possiamo capire se siamo ingannati? Il lebbroso
appena è purificato va via libero, contento del suo nuovo stato di vita. Prima,
quando era lebbroso, doveva nascondersi, era rifiutato, veniva escluso dalla
vita sociale e religiosa. Chi vive soggiogato dalla falsa teologia ha paura di
esprimersi, di dire la verità. La libertà che Gesù porta nel mondo, che
smaschera le logiche di morte dalle presunte teologie e dai presunti idoli,
rende l’uomo e la donna desideroso di libertà e di comunicare a tutti la sua
nuova situazione. E’ questo il criterio di discernimento tra l’aderenza alla
vera o falsa teologia: la libertà di dire a tutti ciò che si vive.
Perché il lebbroso non si presenta al sacerdote e se ne
infischia delle prescrizioni di Mosè, così come gli aveva ordinato Gesù? Perché
non ha più bisogno, ora è libero e, di conseguenza, non deve rendere conto a
nessuno, ma solo a Dio. Gesù liberando il lebbroso dalla sua malattia e dalla
sua schiavitù, spezza il sistema religioso e politico oppressivo. Saranno
questi gesti a provocare l’ira dei farisei, dei sadducei e dei dottori della
legge. Sarà il cammino di liberazione dell’uomo e della donna dalla falsa
religione, dagli idoli e dalla falsa teologia oppressiva che condurrà
velocemente Gesù sulla croce.
Alla fine la situazione si capovolge. E’ Gesù che ha purificato e guarito
il lebbroso che non può più entrare pubblicamente in una città. E’ Gesù che è
diventato lebbroso. Perché? E’ il prezzo che si paga divenendo suoi discepoli,
annunciatori della verità che fa liberi, della verità che smaschera
l’ipocrisia, gli interessi di potere. E’ di questo Vangelo che abbiamo bisogno
se desideriamo vivere in modo autentico, non passando tutta la vita chiusi nel
nostro cuoricino per paura del mondo, ma liberi di gridare a tutti la bellezza
della vita in Cristo.