mercoledì 14 dicembre 2022

IV DOMENICA DI AVVENTO ANNO A

 



Paolo Cugini

 

 

Nel tempo di avvento che stiamo accompagnando, la liturgia ci conduce ad immergerci nel mistero della venuta del Salvatore in modo nuovo. Lo fa, in primo luogo, offrendoci le letture dei profeti che annunciano l’arrivo di un messia. Ascoltando le profezie messianiche di Isaia, si rimane colpiti per la bellezza delle immagini e la ricchezza dei contenuti. In secondo luogo, la liturgia ci propone delle guide che ci conducono accanto alla grotta di Betlemme per imparare a vedere il mistero di Gesù con occhi nuovi, gli occhi della fede. E così, siamo stati accompagnati da Maria, poi da Giovanni Battista e, oggi, da Giuseppe. La riflessione che propongo non sarà sulla figura di Giuseppe, ma sui contenuti specifici delle letture. Vediamo.

Siamo arrivati all’ultima domenica del tempo di avvento e la liturgia ci pone dinanzi delle letture che dovrebbero aiutarci a comprendere qualcosa del mistero di Gesù. Il Vangelo di questa domenica è una narrazione della comunità che, dopo la Pasqua, rilegge la storia di Gesù e la interpreta. Questo primo lavoro della comunità collega la nascita di Gesù alle profezie dell’Antico Testamento e, in modo particolare, a quelle profezie messianiche che facevano derivare da Davide la nascita del futuro messia. Matteo, che parla ad una comunità di giudei, è molto attento a mostrare il legame tra Gesù e le parole dei profeti. Questa è già una prima indicazione spirituale molto importante. Per capire e conoscere Gesù Cristo dobbiamo prendere in mano la Bibbia e sfogliarla. Dice, infatti Matteo: Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta (Mt 1,22). Il brano citato dall’evangelista è preso da Isaia 7, 10-14, che abbiamo ascoltato nella prima lettura e ci vuole aiutare a porre attenzione alla storia della salvezza, che ci narra di un Dio presente in mezzo alla storia degli uomini e delle donne e agisce dentro questa stessa storia. Si tratta, allora, di coglierne la presenza, di accoglierla con fede per immetterci anche noi dentro questo cammino di vita nuova.

Anche Paolo comprende il mistero di Gesù alla luce dei testi dei profeti, ma aggiunge qualcosa. Nel brano che abbiamo ascoltato Paolo afferma: Dio aveva promesso per mezzo dei suoi profeti nelle sacre Scritture e che riguarda il Figlio suo, nato dal seme di Davide secondo la carne, costituito Figlio di Dio con potenza, secondo lo Spirito di santità, in virtù della risurrezione dei morti, Gesù Cristo nostro Signore (Rom 1, 1s). C’è in Paolo la percezione della doppia origine della nascita di Gesù. La prima è secondo la carne e viene dal seme di Davide, proprio come era stato profetizzato dal profeta Natan (2 Sam 7,14s) e poi ripreso dai profeti e, in modo speciale, dal profeta Isaia. Paolo intuisce che, a partire dall’evento della risurrezione dai morti, non è più possibile pensare a Gesù solamente come una persona che viene dalla carne, dalla storia degli uomini e delle donne, ma c’è qualcosa di più. Paolo dice che Gesù è costituito Figlio di Dio con potenza secondo lo spirito di santità. Figlio di Dio è un titolo messianico che troviamo solo nel profeta Daniele, uno scritto del terzo secolo prima di Cristo e, quindi, uno dei più recenti dell’Antico Testamento. Questo titolo messianico è l’unico che cela una derivazione divina del futuro messia. Paolo dice chiaramente che questo legame tra Gesù e il Figlio di Dio è dovuta alla resurrezione dei morti, che diviene l’evento centrale per comprendere il mistero di Gesù e della sua identità.

Questo secondo aspetto appena analizzato, ci conduce verso un’ultima considerazione. Nel brano del Vangelo di oggi, Matteo parla di compimento, nel senso che gli eventi che si realizzano attorno alla vita di Gesù portano a compimento quello che era stato detto dai profeti. Leggendo attentamente i vangeli e ponendo attenzione alla vita di Gesù ci si accorge che, sin dalla nascita, il compimento delle profezie non è un’operazione matematica: tutt’altro. Gesù interpreta le profezie, le vive e le conduce a compimento a modo suo. Per questo motivo il suo modo di agire crea stupore, imbarazzo al punto che, come abbiamo ascoltato domenica scorsa, lo stesso Giovanni Battista, che lo aveva annunciato all’umanità, arriva a chiedersi: “Sei tu colui che deve venire o ne dobbiamo aspettare un altro?”.

Il valore di un cammino come quello dell’avvento consiste nell’aiutarci a scrollarci di dosso le nostre conoscenze religiose, per fare posto alla novità del Vangelo. La liturgia, dunque, ci aiuta a concentrare l’attenzione su Gesù Cristo, per imparare a conoscerlo e seguire non le vane dottrine, ma la sua Parola e il suo esempio.

 

 

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