DOMENICA XXVI B
Mc
9,38-43.45.47-48
Paolo
Cugini
Una
caratteristica della proposta di Gesù che incontriamo nel Vangelo è la sua
radicalità che, senza dubbio va interpretata. Gesù è esigente, ma non nella forma
che siamo soliti pensare quando incontriamo qualcuno che ci pone con le spalle
al muro. Al contrario, lo stile di Gesù è basato sulla libertà personale. Gesù,
infatti, non impone, ma propone. La risposta alla sua proposta esige la
capacità di entrare in se stessi, verificare la propria vita per arrivare ad
una scelta. La proposta di Gesù non è una dottrina, ma uno stile di vita. La sua
verità non è una formula da imparare, ma l’amore da offrire in modo gratuito e
disinteressato ai fratelli e alle sorelle che incontriamo nel cammino. Proviamo,
allora, ad indicare alcune caratteristiche dello stile inconfondibile di Gesù,
che incontriamo nel vangelo di oggi.
Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che
scacciava demoni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva».
Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un
miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di
noi è per noi.
In primo luogo, Gesù si pone nei confronti delle
persone con delicatezza e non con arroganza. Questo atteggiamento di
disponibilità nei confronti di chiunque, apre le porte ad una visione ampia
della vita. Gesù non restringe il campo di azione, ma lo ampia a dismisura. Ben
diverso è l’atteggiamento di Giovanni, che manifesta nei confronti di color che
incontra a invocare il nome del Signore, intemperanza, fanatismo, sintomo di
una visione stretta e meschina, in altre parole, persone dure, irrigidite dalla
dottrina della religione. Gesù guarda al cuore delle persone e non al modo in
cui rispettano le dottrine. Pone al centro la persona e non le regole. Ciò significa
che nel nostro modo di fare, di relazionarci con gli altri si capisce bene ciò
che sta fondamentando la nostra esistenza e anche il nostro cammino di fede. È più
facile obbedire ciecamente ad una legge, che accompagnare le persone a viverla,
tenendo conto del cammino che stanno facendo e delle difficoltà che stanno incontrando.
Il vangelo è una questione di stile, di modalità di relazione. È lo stile che
fa la differenza, non la precisione nell’osservanza di una dottrina.
Chiunque infatti vi darà
da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io
vi dico, non perderà la sua ricompensa.
Il secondo criterio nel cammino
proposto dal Signore è la carità. Saremo valutati non sull’osservanza di una
legge, ma su una cosa piccolissima che chiunque può compiere, vale a dire, un
bicchiere d’acqua dato ad un assetato. Tutto il Regno di Dio passa per un
bicchiere d’acqua. Sembra assurdo, ma tanto strano non è. Solo chi ha il cuore
pieno dell’amore di Dio condivide, si muove verso l’altro anche con un gesto
semplice. Questo criterio, come si capisce bene dal contesto del vangelo, non
dipende da una partecipazione a dei riti o ad una comunità, ma dalla disponibilità
del cuore di una persona. Ciò significa, che c’è del vangelo, là dove c’è
amore, carità, condivisione.
Chi scandalizzerà uno
solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga
messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare.
Il terzo criterio sono i piccoli, che
devono stare al centro della comunità. Il vocabolo utilizzato nel vangelo è
micron, cioè, qualcosa di piccolissimo, quasi invisibile. Micron non
indica i bambini, ma le persone emarginate della società, persone scartate.
Sono proprio loro, i micron, che devono essere al centro della comunità
cristiana, e vanno accolti, accompagnati con tenerezza e amore. Ecco perché Gesù
è così duro nei confronti di coloro che li scandalizza, coloro cioè che li fa
inciampare e perdere fiducia nella comunità. Occorre, allora, tagliare, tutto
ciò che ci può portare ad atteggiamenti che possono scandalizzare i piccoli,
scelte che possono provocare la fine di un cammino di fede da parte delle
persone più fragili nella comunità, che invece sono da proteggere e da
tutelare.
Potremmo
chiederci, per approfondire un po' il discorso, come mai il riferimento alla
morte in mare e qual è il significato della geenna? Gli ebrei avevano terrore
di morire affogati perché, chi faceva questa morte, era escluso dalla resurrezione,
secondo le loro credenze. Geenna, invece, è il burrone, dove venivano scaricati
i rifiuti e poi bruciati. Se Gesù parla in questo modo di coloro che
scandalizzano i piccoli, significa che il problema è grave e che va tenuto in considerazione.
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