II
DOMENICA DI QUARESIMA B
Gn
22, 1-2. 9. 10-13. 15-18; Rm 8, 31-34; Mc 9, 1-9
Paolo Cugini
È interessante osservare la pedagogia della proposta
liturgica della quaresima. Poco dopo l’inizio del cammino che, per chi lo vive,
è impegnativo, perché si tratta di essere disponibili a modificare la propria
visione delle cose, il proprio punto di vista su Dio e il mondo, viene proposto
un tema che anticipa ciò che sarà la conclusione del cammino quaresimale, vale
a dire la Pasqua del Signore, la sua morte e risurrezione. Il Vangelo della
trasfigurazione del Signore, infatti, anticipa il tema della risurrezione,
aiutando i fedeli a prendere coraggio, perché ciò in cui speriamo, non è
semplicemente un’utopia, ma è già realizzato, è già un dato di fatto che la
fede ci stimola a credere. Proviamo, allora, ad accompagnare la narrazione del
Vangelo per coglierne delle indicazioni per il nostro cammino di fede.
“Fu
trasfigurato davanti a loro” (Mc 9, 2). Questo evento riportato da tutti i
sinottici, ci pone dinanzi ad un fatto che richiede una revisione del nostro
modo di approcciarci a Gesù. La sua trasfigurazione sul monte, infatti, vuole
dire che non possiamo più permetterci di andare verso Gesù come si va verso un
qualsiasi uomo: qui c’è qualcosa di diverso, che non si può spiegare solamente
con dei dati umani, con dati che ci vengono dalla materia, con dei ragionamenti
logici. “Nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche”: è
un modo ingenuo, ma autentico per comunicare la straordinarietà dell’evento. La
persona di Gesù sfugge ad un’analisi semplicemente umana: ci vuole dell’altro
per venirne a capo, occorrono altri parametri, che non sono alla semplice
portata dell’uomo e della donna. Per capire chi è Gesù occorre andare altrove,
compiere un cammino di ricerca ma, soprattutto, lasciarsi condurre nel mistero
di Dio.
“Apparvero
loro Elia e Mosè e conversavano con Gesù”. Il primo passo per una migliore
comprensione della persona di Gesù dovrebbe essere la conoscenza della storia
da cui proviene, la storia del popolo ebraico, le alleanze con JHWH, la voce
dei profeti, come quella di Elia. Se, infatti, è vero, che la trasfigurazione
dice di una persona che sfugge alle mere logiche umane, è comunque fuori
discussione che Gesù sia membro di un popolo, figlio di una donna, parte di una
storia di uomini e di donne, che è importante conoscere. Gesù come compimento
delle promesse indica proprio la necessità di un cammino a ritroso da compiere,
un cammino alla ricerca di un passato che si fa spazio nel presente di Gesù,
nelle sue scelte e nei suoi gesti.
“Uscì
una voce: questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo”. Il tempo di quaresima
dovrebbe essere l’occasione propizia per uscire dalla religione ancestrale, che
è mescolata a residui pagani, quella religione che pone al centro il soggetto e
i suoi bisogno e Dio, in questa prospettiva, dovrebbe essere un mero
distributore di favori. Cammino di quaresima per reimpostare il nostro rapporto
con il divino, la nostra relazione con Gesù: è Lui che dobbiamo ascoltare e non
la nostra pancia. Andiamo, quindi, verso di Lui in silenzio, facendogli spazio,
per sentirlo presente, per ascoltarlo. “Ascoltatelo”: questa parola del
Padre sul Figlio è una grande indicazione per rinnovare la nostra preghiera: il
punto di partenza non sono le nostre parole, ma la sua Parola: si parte da qui.
“Chiedendosi
che cosa volesse dire risorgere dai morti”. Il problema dei discepoli che
non capiscono che cosa vuole dire loro Gesù, è il nostro problema, che rimane
tale sino a quando non avviene una conversione, un’apertura del cuore a
trecentosessanta gradi, una rinascita dall’alto. Il cammino di quaresima è,
dunque, il tempo propizio per fare spazio alla novità di Gesù, che è come il vino
nuovo che esige otri nuovi, è la semente che esige un terreno fertile, è la
lampada che illumina la notte.