Paolo Cugini
Saremo
anche noi come tutti i popoli (1 Sam 8,20). Desiderio
di un’uguaglianza che massifica, di uscire dalla differenza, perché obbliga ad
un pensiero diverso sulle cose e sul mondo. Desiderio di essere uguale agli
altri, perché sembra l’unica strada percorribile, soprattutto quando la corda
della diversità diventa troppo tesa. È quello che avviene quando si cerca di
vivere seriamente il Vangelo, quando si prova a percorrere la strada tracciata
dal Maestro. Dopo qualche iniziale entusiasmo ci si rende conto che il percorso
tracciato è pieno di insidie, provoca contrasti, isolamento.
Il
Vangelo non segna solamente un cammino differente, ma è all’opposto di quello
che è il modo comune di vivere. Questo contrato sarebbe anche sopportabile, anche
perché man mano si procede nel cammino si assimilano nuove forme di vita che si
consolidano nella convivenza con chi segue le stesse orme. Il problema si pone
proprio a questo livello, quando si percepisce, con grande stupore, che coloro
che stanno davanti nel cammino spesso e volentieri vivono adottando quelle
stesse dinamiche che avrebbero dovuto abbandonare.
A
questo punto l’isolamento e la sensazione di solitudine diventano angoscianti, perché
si accompagna ad un sentimento di persecuzione che arriva da dove meno un se l’aspetterebbe.
È a questo punto che, nella maggior parte dei casi, si sente il desiderio di
tornare indietro a vivere come gli altri. Solo pochissimi continuano il cammino.
Questi, sono coloro che hanno visto qualcosa, che hanno intravisto nelle parole
ascoltate dei segni inconfondibili di una verità inconfutabile e invincibile.
Sono questi temerari che fanno la storia, quella vera, quella che si costruisce
nelle periferie, nel totale silenzio del mondo, che diventa voce nei cuori di
coloro che stanno sul cammino del Maestro con autenticità. Sono questi temerari che abitano quella solitudine che libera.
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