venerdì 9 agosto 2024

GESU' LO AMMIRO'

 




IX domenica C

(1 Re 8,41-43; Sal 116; Gal 1,1-2.6-10; Lc 7,1-10)

 

 

 Paolo Cugini

Lo ricorda in modo chiaro Paolo nella seconda lettura di oggi: non c’è un altro Vangelo (Gal 1,7s). La tentazione di modificare il contenuto della proposta di Gesù, considerata scandalosa dagli ebrei e folle dai greci (1 Cor 1,23), ha accompagnato tutta la storia della Chiesa e continua tutt’ora. Assimilare il Vangelo richiede una prerogativa fondamentale: la disponibilità ad accoglierlo, a lasciarsi mettere in discussione e, quindi, cambiare. Si tratta di permettere al Vangelo che rinnovi il nostro modo di pensare, lo trasformi (Rom 12,1-2) per renderci capaci di entrare nel mondo come persone nuove, in grado di vedere la storia con uno sguardo che viene dall’alto e che, allo stesso tempo, diviene motivo di speranza per tutti e tutte. Il Vangelo di oggi affronta uno di quei temi delicati che facciamo fatica ad assimilare, che è il tema della fede. C’è una libertà nello sguardo di Gesù sulla storia degli uomini e delle donne che ci sconvolge e, spesso, ci disorienta. Che cosa significa avere fede nella prospettiva inaugurata da Gesù e perché è così importante nella dinamica del Vangelo?

Egli merita che tu gli conceda quello che chiede - dicevano -perché ama il nostro popolo ed è stato lui a costruirci la sinagoga (Lc 7, 4-5).

Il tema del merito lo troviamo frequentemente trattato nell’Antico Testamento e indica la possibilità di meritarsi la salvezza per le opere che facciamo. In questa prospettiva, l’osservanza della legge mosaica dà la possibilità al fedele di conquistare il premio di una vita lunga, benedetta dal Signore. È questa una delle idee religiose più radicate nell’animo umano che, allo stesso tempo, rivela un modo di vedere Dio e la nostra relazione con Lui. Se possiamo meritarci la salvezza, infatti, allora Dio può essere piegato ai nostri desideri e il rapporto con il divino non è più cammino di trasformazione, ma viene relegato tra le tante possibilità umane. Nella storia narrata dal Vangelo di oggi Gesù mostra un’opinione diversa, radicalmente opposta.

Gesù si incamminò con loro (Lc 7, 6).

Bellissima questa immagine, estremamente rivelativa dello stile di Gesù e che ha molto da dire nel nostro modo di fare pastorale. Non si annuncia il Vangelo semplicemente dal pulpito, ma camminando con la gente. Il Vangelo, infatti, è un contenuto che dev’essere inculturato e non calato dall’alto. Gesù cammina con la gente perché vuole rendersi conto di persona di cosa succede, s’interessa, si prende cura. L’annuncio del Vangelo non è questione di retorica, di belle parole, ma di vissuto quotidiano. È camminando con il popolo di Dio che il contenuto nuovo del Vangelo può essere trasmesso, perché percepito non come un corpo estraneo, ma inerente alla vita.

All'udire questo, Gesù lo ammirò e, volgendosi alla folla che lo seguiva, disse: "Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!". 

Che cosa colpisce Gesù, che cosa ammira del centurione? È la fiducia totale di quest’uomo, che tra l’altro – e va sottolineato – è un pagano, non appartenente al popolo ebraico, nei confronti della parola di Gesù. Il centurione si fida di Lui, della sua parola. È una fiducia che non si appoggia su nulla, perché non c’è nemmeno l’appoggio della legge mosaica, visto che è un pagano. Nella risposta di Gesù si comprende bene che non c’è alcun riferimento al merito, presentato da alcuni anziani dei giudei, sul fatto che quest’uomo si meritava un beneficio per il fatto che aveva costruito la sinagoga. L’ammirazione di Gesù per il centurione è tutta per la fiducia che quest’uomo pone nella sua parola, al punto da non esigere la presenza fisica del Maestro, ma solo una sua parola. C’è fede quando c’è fiducia incondizionata nel contenuto della parola. Questa fede così espressa dal centurione, non dipende da alcuna appartenenza religiosa, ma solo dal proprio cammino personale. Tutto ciò ha grandi conseguenze nel nostro modo di stare dianzi a Dio e nel vivere in comunità con i fratelli e le sorelle. La narrazione di oggi, infatti, ci invita ad un cammino di conversione, per smettere di vivere nella comunità assumendo ruoli con l’unico obiettivo di meritarsi dei favori. La gratuità della fede sgorga dal cuore del Mistero di Dio, che si è manifestato nel dono gratuito del Figlio, che gratuitamente ci ha donato la sua parola che, quando accolta, genera dinamismi di gratuità visibili nel modo in cui si relazionano i fratelli e le sorelle della comunità che si riconosce nella proposta del Vangelo. 

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