venerdì 1 maggio 2020

IL SENSO DELLA MISSIONE





Meditazioni spirituali dal diario del 2003

Paolo Cugini


“La messe è molta ma gli operai sono pochi” (Mt. 9,37).
La messe fa riferimento al frutto che deve essere raccolto. Non è l’inizio, ma la fine del lavoro. Gesù dice che mancano operai per questo lavoro conclusivo: che cosa significa?

Nel Vangelo di Matteo è descritta l’azione di Gesù in Parole (5-7) e opere (8-9). Al termine di questo lavoro estenuante Gesù constata che mancano persone idonee a raccogliere il frutto del suo lavoro. Senza dubbio la parola e l’azione di Gesù hanno prodotto nei cuori degli ascoltatori frutti di conversione. Si tratta ora di raccogliere questi frutti, rafforzando la fede di coloro che sono stati stimolati dall’annuncio della Parola, incoraggiandoli a continuare, e così via. Ciò significa che, senza ombra di dubbio, chi sta seminando nelle coscienze è venuto dal Verbo è il Signore, è lo Spirito Santo: ciò è fuori discussione. Ciò che agli occhi di Gesù sta mancando è qualcuno capace di raccogliere questo grande frutto: la messe è grande. Il fatto che la messe è grande significa anche che il seme della Parola non è qualcosa di esclusivo, ma agisce in qualsiasi persona che rimane attenta all’annuncio.

Per questo Gesù chiama i suoi discepoli e li manda a raccogliere. Non può essere qualsiasi persona a raccogliere questi frutti: deve essere un discepolo mandato da Gesù.

Discepolo è colui che ha fatto una scelta, che si è deciso di seguire Gesù con tutto se stesso, che ha abbandonato il proprio passato per stare con il Signore. In secondo luogo deve essere mandato: il Padre invia Gesù, Gesù invia i discepoli, la chiesa invia i ministri. Il fatto che Gesù invia dice che Lui stesso fa una scelta. In Luca Gesù sceglie tra settantadue e ne manda dodici. Ci deve essere un cammino di discernimento. C’è un cammino di discernimento che Gesù compie con i suoi discepoli, per capire che può assumere questo compito di raccogliere la messe. E poi Gesù inizia: ciò significa che l’azione missionaria è una risposta ad un mandato, e non è una mia libera iniziativa. Perché è così importante questo aspetto? Perché se ricevo un mandato, devo inseguito mostrare il lavoro che sono inviato a compiere. Quando non c’è discernimento, quando non c’è un mandato effettivo il lavoro di evangelizzazione diventa a servizio del mio orgoglio e del mio egoismo. E così quando non mi soddisfa più lascio stare.

Nel mandato Gesù consegna dei compiti ben specifici. C’è in primo luogo una direzione da prendere. Non si annuncia il Vangelo a qualsiasi persona. In primo luogo ci sono i dispersi della casa di Israele. Attualizzando il versetto si può dire che, è necessario rivolgersi prima di tutto ai battezzati dispersi. In secondo luogo c’è una serie di elementi da tenere in considerazione; “Curate gli ammalati, risuscitate i morti, purificati i lebbrosi, espulsate i demoni”.

È un rapporto autentico con la vita che il discepolo è mandato a instaurare. Ciò che gli è chiesto è sgombrare il terreno da ciò che rende difficile lo sbocciare, il crescere della vita. È chiaro che se vedo qui soprattutto il senso spirituale. Malattia, morte, lebbra, demoni indica quelle situazioni esistenziali che non permettono alla Parola di Dio di crescere. Qui diventa evidente che non può essere qualsiasi persona a incontrare questa realtà. Il discepolo inviato a mietere è messo in contatto con una realtà impastata di peccato, di morte, di perdizione. Ci vuole allora molta fede, molta forza interiore. È necessario un legame fortissimo con Dio: per questo il mandato. Il mandato dice di un cammino che c’è stato, un rapporto che si è consolidato, delle rinunce che sono avvenute, delle scelte fatte. Il mandato dice di una vita nuova che è stata accolta e che ora è inviata a contatto con una realtà di peccato, di morte.


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